Civilization: Beyond Earth – Recensione

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La conquista dello spazio è la frontiera che la nostra civiltà attuale può solo immaginare, come un sogno proibito che ci strappa un sorriso. Sia nella cinematografia che nel mondo videoludico sono in tanti ad aver immaginato il cosmo: da Alien a Guardiani della Galassia, passando per La Cosa e 2001: Odissea nello Spazio; ogni capolavoro ha avuto in sé una considerazione personale di ciò che potrebbe esserci là fuori, tra le stelle lontane, su mondi alieni ed inospitali. Sid Meier non poteva di certo mancare una nuova opportunità per dire la sua ed è così che il papà dei Civilization, strategici a turni per eccellenza, ha sfornato Beyond Earth, sintonizzando in questo modo la fantasia di tutti noi su quei pianeti distanti e chiedendoci di condividere la sua visione futuristica del destino dell’umanità.

Già dai minuti iniziali si capisce che il nuovo prodotto dei Firaxis Games è una stella lucente. Sono rare le volte in cui un titolo viene introdotto da un cinematic così suggestivo: primi momenti d’avvio del gioco ed ecco che il video introduttivo ci offre un incipit narrativo volenteroso di spiegarci il concetto sottostante a Beyond Earth. L’umanità è ormai al suo declino e la Terra è divenuta un luogo pericoloso e senza risorse. Sono pochi coloro che sono stati scelti per colonizzare altri corpi celesti e per dare un seguito all’eredità del genere umano. A costo di tanti sacrifici, i terrestri si sono trovati così pronti ad affrontare un lungo viaggio alla volta del firmamento ed a bordo di navicelle interstellari avranno il compito di spargere il seme dell’uomo nella galassia. Un nuovo inizio, la voglia di non perpetuare gli errori del passato ed un bagaglio di speranze e sogni: tutto ciò guiderà i pionieri nella propria odissea spaziale fino al raggiungimento di un pianeta fertile su cui stanziarsi e dare il via ad una nuova civiltà. Il filmato d’apertura trasmette sicuramente delle emozioni, mette i brividi, stimola la pelle d’oca ed è capace di farci calare nei panni del comandante di turno che avrà il compito di decidere in che modo si svilupperà la prossima civilizzazione e quale strada dovrà intraprendere questa agognata rinascita.

Quando giunge il momento di far partire il gioco vero e proprio, una schermata ci consente di decidere le numerose variabili legate al territorio che andremo a colonizzare e terraformare. Possiamo, perciò, decidere la grandezza del pianeta – da mappe per due giocatori fino a mappe da otto – e la tipologia del pianeta – Protean, Terran, Atlantean –. In merito alla nostra spedizione, invece, abbiamo la facoltà di scegliere il nostro sponsor, il nostro cargo, i tipi di coloni che stiamo trasportando e la navicella con la quale abbiamo affrontato il viaggio. Ogni scelta ha il suo impatto sul gameplay, poiché ci indirizza verso strategie più specifiche a seconda delle combinazioni adottate. Gli sponsor sono 8 ed offrono bonus di differente natura: ad esempio, la Pan-Asian Cooperative punta tutto sulla produzione, mentre la Polystralia garantisce 2 rotte commerciali in più nella capitale. Seppur simili bonus possano sembrare importanti solo nelle fasi iniziali, non è da sottovalutare l’influenza che essi possono avere nei turni più avanzati. Allo stesso modo degli sponsor, anche le tipologie di cargo, passeggeri e nave spaziale offrono dei vantaggi alla nostra spedizione. I coloni sono suddivisi tra ingegneri, scienziati, rifugiati, aristocratici ed artisti e danno rispettivamente dei miglioramenti differenti a seconda della loro tipologia: gli scienziati favoriscono l’acquisizione di nuove tecnologie, mentre i rifugiati garantiscono maggior cibo e così via. Anche la navicella con cui arriviamo sul nuovo pianeta ci dà delle caratteristiche peculiari come ad esempio la possibilità di vedere immediatamente tutte le riserve di risorse speciali offerte dal mondo, o magari rilevare i confini delle terre emerse. Insomma, la fase di pianificazione del mondo di gioco è da affrontare con accuratezza, poiché ne deriva che ogni combinazione dà luogo ad un tipo di esperienza completamente diversa.

Una volta atterrati, in Beyond Earth la nostra unica preoccupazione è quella di accumulare risorse che si suddividono in energia, cibo, produttività, scienza e cultura. Accanto a questo quintetto fondamentale, ci sono le risorse speciali offerte dai mondi alieni che danno accesso a unità ed edifici più specializzati. La prima città fondata diventa naturalmente la nostra capitale. Accedendo al pannello di controllo della città, possiamo decidere cosa costruirvi all’interno, comandando nel dettaglio la catena di produzione. Ogni creazione ha bisogno dei suoi turni per essere completata e nelle prime parti del gioco scordatevi pure di costruire cose sofisticate in breve tempo. La nostra linea d’azione ci ha portato a puntare molto sulla scienza, in modo tale da ottenere quante più tecnologie possibili già dai momenti iniziali.

Una delle vere novità nel complesso di Beyond Earth è proprio la Tech Web, area in cui potremo decidere quali tecnologie sviluppare ed in che modo. Contrariamente a quanto accadeva nei precedenti Civilization, la Tech Web non ha una struttura lineare ad albero, ma è in tutto e per tutto una rete colma di interconnessioni. Possiamo saltare da un ramo all’altro, ma l’importante è che siano scienze connesse in qualche modo. Una simile scelta offre al giocatore una maggiore libertà di decisione che si tramuta nella creazione di un’esperienza di gioco unica. Ogni tecnologia ottenuta consente la costruzione di nuove unità e nuovi edifici nelle città i quali modificano i parametri nell’utilizzo delle nostre risorse. In più ci permettono di costruire in zone sulla mappa dove prima non avevamo accesso. Siam rimasti per ore a guardare una ad una le numerosissime possibilità offerte dalla Tech Web ed infine abbiamo optato per un percorso improntato alla dominazione delle forze naturali del pianeta, propendendo così per lo sviluppo di tecnologie più a carattere militare.

Proprio le nostre scelte su come plasmare il mondo risultano nell’acquisizione di un determinato punteggio Affinità. Le affinità sono tre – Supremazia, Purezza, Armonia – e rispecchiano i tre modi con cui possiamo interagire col nuovo pianeta. La Supremazia porta alla simbiosi tra uomo e macchina, così da permettere all’umanità di sopravvivere in luoghi impervi nonostante le condizioni. La Purezza, invece, dà priorità al genere umano a discapito della fauna locale e ne deriva che regala accesso ad una serie di possibilità più improntate al combattimento che alla diplomazia. L’Armonia, infine, rappresenta la coesistenza col mondo alieno ed un alto punteggio in questa affinità ci permette di usare le specie extraterrestri come nostra manodopera. È anche possibile che, con l’avanzare dei turni, si possano guadagnare più punti in differenti affinità, ma generalmente è preferibile concentrarsi al meglio su un’unica affinità, dando secondariamente importanza alle altre. Nel nostro caso, la nostra civiltà ha ottenuto un elevato punteggio Supremazia, seguito da quello sulla Purezza e verso il 200° turno eravamo delle macchine di morte inarrestabili. Con l’avanzare delle affinità, abbiamo potuto ulteriormente migliorare le nostre unità sul campo che avranno accesso a particolari bonus capaci di renderle sempre più letali.

Ogni decisione ed ogni variabile, in Beyond Earth, è interconnessa. E c’è da ricordare che le variabili da tenere a mente sono davvero tante, forse troppe. Le tecnologie hanno effetto sulle affinità e viceversa, senza contare una terza caratteristica estremamente importante per la nostra civiltà: la cultura. L’attenzione alla cultura per la nostra civiltà in erba favorisce l’acquisizione di determinate Virtù. Le virtù sono dei bonus passivi che si possono ripercuotere sia sulla produzione di risorse che sul combattimento. Accumulando cultura, arrivati ad una certa soglia guadagneremo un punto virtù e potremo decidere di spenderlo in uno dei quattro rami previsti. Ogni 10 punti virtù, otterremo ulteriori bonus.

Queste meccaniche di gameplay chiaramente spingono Civilization: Beyond Earth in una sola direzione: giocare di continuo, portare avanti la propria civiltà per centinaia di anni e constatare così il progresso derivato dalle nostre scelte. Tutti i bonus che otterremo col tempo ci restituiranno sempre la sensazione di aver guadagnato qualcosa con fatica ed intelligenza e nonostante il passare dei turni possa risultare talvolta lento, proprio la flemma rappresenta la calma riconquista della civiltà da parte del genere umano il quale deve necessariamente guadagnarsi un nuovo posto nell’universo.

Tuttavia, proprio a voler trovare un punto a sfavore di Beyond Earth, abbiamo riscontrato che accanto a dinamiche di gioco così complesse, l’interfaccia grafica non è sempre stata all’altezza. Nello specifico, certi menù son risultati troppo complessi e dispersivi, probabilmente poiché puntano tutto sull’essenzialità. Un simile approccio, però, fa pensare che il gioco sia stato sviluppato principalmente per gli amanti della serie e difficilmente uno che è a digiuno di Civilization può trovare “semplice” la spiegazione di alcune delle meccaniche proposte. Anche se il tutorial offre dei suggerimenti utili, Civilization è divenuto col tempo un titolo molto profondo ed è importante approcciarsi a Beyond Earth con questa consapevolezza.

Quanto alla qualità grafica che mette in scena la nostra epopea galattica, invece, essa non grida al miracolo e non va oltre ciò che gli viene richiesto. Essendo un gioco strategico a turni, a nostro parere non è necessario avere delle textures estremamente elaborate, poiché ad essere importante è l’equilibrio delle variabili e la complessità delle dinamiche in gioco. Beyond Earth, perciò, mostra un design grafico ispirato, ma non proprio originale. A dettagli Ultra, il gioco comunque richiede un computer con una grande capacità di calcolo, specialmente durante l’esecuzione dei turni avversari in mappe da 8 giocatori.

In conclusione…

In definitiva, Civilization: Beyond Earth è la gemma degli strategici a turni che i giocatori stavano attendendo. Sid Meier ha fatto centro ed i ragazzi di Firaxis Games hanno saputo tradurre il futuro con saggezza, improvvisandosi parche visionarie del destino dell’umanità. L’incredibile profondità del titolo è supportato da un bilanciamento delle variabili ad opera d’arte, ma il sistema risulta essere un po’ troppo complesso per essere digerito anche da chi, magari, non conosce per bene la serie. Ad ogni modo, Civilization: Beyond Earth rappresenta un nuovo fondamentale tassello per il genere e garantisce innumerevoli ore divertenti, da passare ad immaginarci alle prese con la resurrezione dell’umanità nello spazio sconosciuto.

Voto: 8,5/10

Sito Ufficiale

Amo i videogiochi sin da quando ho messo le mani sul mio primo Commodore 64 nel lontano 1992. Ora cerco di coltivare la mia passione videoludica in ogni momento libero della giornata. Il mio genere preferito? JRPG per tutta la vita.

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