Hyrule Warriors – Recensione

Hyrule Warriors – Recensione

Cosa accomuna GundamKen il Guerriero e Legend of Zelda? L’aver segnato l’infanzia di migliaia di persone? Non esattamente. L’essere nati tutti e tre nella terra del Sol Levante? Fuochino. Ciò che che in realtà accomuna questi tre grandi nomi altro non è se non le furiose scazzottate con le orde di nemici all’interno dei rispettivi cross-over con la nota serie Dynasty Warriors. Dopo il famosissimo Gundam Musou, il discreto Hokuto Musou e il recente One Piece Musou, diamo il benvenuto Zelda Musou, in arte Hyrule Warriors!

Annunciato nel 2013 quasi per scherzo, Hyrule Warriors non nasce esattamente sotto la più luminosa delle stelle. Tutto, dall’idea in sé alla realizzazione tecnica, non sembrava infatti far presagire nulla di buono per questo episodio collaterale di The Legend of Zelda. D’altronde quando si ha fra le mani un pezzo da novanta fatto di sottilissimi equilibri fra combattimenti, enigmi ed esplorazione, propendere per un elemento piuttosto che l’altro può fare la differenza fra il successo e il fallimento.

Per iniziare è bene subito mettere in chiaro una cosa: Di Legend of Zeldaa parte i personaggi e qualche elemento di contorno, qui c’è ben poco. Sotto questo punto di vista, infatti, il lavoro svolto da Koei Tecmo è ovviamente più indirizzato ai fan della serie “Warriors” che non a quelli della storica serie Nintendo, i quali, sorvolando su alcuni limiti, avranno comunque di che apprezzare a riguardo di questo curioso esperimento dal gusto tutto nipponico. Il fulcro del gioco ovviamente è sempre quello di un qualsiasi musou che si rispetti: picchiare, picchiare e ancora picchiare orde interminabili di nemici che, è il caso di dirlo, “escono dalle fottute paresti” (cit.). Per assolvere a questo suo compito, Hyrule Warriors mette a disposizione del giocatore ben tre modalità: LeggendaLibera e Avventura. La prima di cui andremo ad occuparci altri non è se non la classica modalità “Storia” sotto un altro nome, mentre le altre, trattasi semplicemente di piccole variazioni sul tema principale utili a ingannare la noia.

Ogni epoca ha il suo eroe, e Hyrule Warriors non fa certo eccezione. A questo giro il nostro prode Link (a cui per la prima volta non è possibile cambiare nome!) altri non è se non un umile cavaliere della guardia reale di Zelda che per cause di forza maggiori si ritrova coinvolto in fatti più grandi di lui che lo porteranno a diventare un eroe. Al suo fianco nel fronteggiare la terribile strega nera Cia, oltre l’iconica tutina verde di cui entreremo presto in possesso, troveremo per la prima volta tutta una serie di volti noti ripescati dai capitoli più famosi della serie, da alternare di missione in missione. Se quindi non stupisce ritrovarsi al comando di una nuova Zelda, una nuova Impa e un nuovo Sheik, ben diverso è invece poter impersonare Darunia direttamente da Ocarina of TimeMidna da Twilight Princess e persino Fi da Skyward SwordFulcro della trama è infatti il viaggio attraverso le dimensioni, viaggio che porterà Link a confrontarsi con eventi e personaggi del passato presi per l’appunto dai maggiori capitoli 3D della serie. I nostalgici avranno di che gioire quindi nel poter riattraversare ancora una volta il tempio dell’acqua di Ocarina of Time per N64 (fortunatamente meno labirintico di quanto ricordassimo), la Piana del Crepuscolo da Twilight Princess per GameCube e addirittura Skyloft dall’episodio Wii. A fare da collante a tutto ciò ci pensa l’unico personaggio inedito inserito per l’occasione da Koei Tecmo, la strega bianca Lana, la cui presenza giocherà un ruolo fondamentale per lo svolgersi della trama.

Generalmente quindi ci troviamo di fronte al classico plot narrativo che a grandi linee segue i dettami classici di un Legend of Zelda qualunque, pur peccando di ingenuità quando si tratta di addentrarsi maggiormente nelle vicende. L’identità di Sheik, la presenza del solito “signore oscuro” dietro tutto e persino il background di Lana sono tutti elementi trattati con una certa superficialità e che non fanno poi molto per far sì che ci si appassioni realmente alle vicende. D’altronde, non che si potesse pretendere di meglio da un beat ’em up a scorrimento come il qui presente.

Messa da parte la modalità Leggenda nel giro di un paio di ore, la modalità Avventura rappresenta sicuramente un banco di prova migliore per mostrare al mondo chi è lo spadaccino più in gamba di tutto il regno. Qui, attraverso una splendida mappa realizzata interamente in stile 8 Bit, il giocatore è chiamato ad esplorare ogni singolo riquadro alla ricerca di oggetti e sfide decisamente più varie di quelle offerte dalla modalità principale.

Ma veniamo ora al cuore del gioco, il battle system che Koei Tecmo ha imbastito per l’occasione. Il sistema di combattimento in questione si presenta da subito molto fluido e di facile apprendimento con tutti i gli elementi chiave tipici del genere. Un colpo per l’attacco base (eseguibile a ripetizione) e uno per l’attacco forte ma più lento rappresentano la base del vostro arsenale bellico. A ciò vanno ad aggiungersi tutta una serie di elementi di contorno come una “super” tipica dei vari Dynasty Warriors (vincolata a una barra apposita ma piuttosto utile per intere file di nemici), una barra della magia utile per potenziare temporaneamente i propri fendenti e gli immancabili oggetti tipici di Legend of Zelda. Questi ultimi altri non sono se non le classiche bombe, arco, arpione e boomerang che, in maniera analoga alla serie regolare, possono trovare applicazione tanto in combattimento quanto in alcune situazioni particolari che ne richiedono l’utilizzo per l’abbattimento di nemici speciali o il superamento un determinato ostacolo ambientale.

Una volta imparate queste semplici informazioni di base, scesi sul campo di battaglia è questione di un attimo e si è subito pronti a dare spettacolo. Le unità di base degli eserciti nemici offrono un grado sfida praticamente pari a zero, rivelandosi letteralmente carne da macello utili solo a far salire il kill-count in vista del prossimo aumento di livello. Le mappe, non particolarmente estese ma non per questo poco complesse, prevedono la continua conquista di svariati presidi che ne caratterizzano la planimetria, utili avamposti che una volta presi forniranno al vostro esercito un continuo ricambio di truppe utili alla progressiva conquista degli avamposti nemici. In mezzo a tutto ciò, non è rado imbattersi in qualche nemico più coriaceo, qualche variazione sul tema per quanto riguarda le missioni (che si tratti di conquistare i presidi in un determinato ordine o scortare un personaggio particolare da un punto all’altro della mappa) e gli immancabili boss di fine livello. Questi ultimi, ripresi ancora una volta dall’immaginario collettivo “Zeldoso” rappresentano forse il punto più alto dell’intera produzione, in grado di mescolare sapientemente schivate, parate e contrattacchi a base di oggetti proprio come succede negli episodi regolari di Legend of Zelda. A tal proposito non possiamo non segnalare di aumentare al massimo, là dove possibile, il livello di difficoltà, così da poter godere al meglio delle varie sfide proposte.

Nonostante la varietà di cose da fare non sia certo un problema, un grosso difetto che intacca l’esperienza di gioco è indubbiamente la scarsa diversificazione e ripetitività che caratterizza il cast dei personaggi giocanti. Che vestiate i panni dell’agile Fi o del possente Darunia, infatti, il sistema di combo prevede sempre le solite mosse eseguibili alternando il colpo leggero a quello pesante per chiudere la serie. Alcuni personaggi dispongono anche di un’arma secondaria (da scegliere unicamente a inizio missione) che in parte riesce a mitigare tale penuria, ma generalmente ogni scenario è completabile semplicemente martellando furiosamente sul tasto dell’attacco standard. Un problema di fondo che da sempre affligge i vari episodi della serie Warriors e che neanche in questa sua incarnazione “Zeldiana” pare aver trovato una soluzione efficace, purtroppo.

Al di là della pochezza e della ripetitività di fondo di un battle system fin troppo uguale a se stesso, bisogna comunque ammettere che il lavoro di contorno svolto per arginare tali limiti non è affatto male. A spiccare principalmente è il sistema ad “emblemi” che caratterizza la crescita dei personaggi e le caratteristiche. Lungo i vari livelli è infatti possibile raccogliere, dentro gli scrigni nascosti e tramite i mostri più cresciuti, svariati materiali presi di peso dall’immaginario “Zeldoso” per utilizzarli poi nella creazione di appositi stemmi nelle fucine Goron fra una missione e l’altra. Attraverso questo sistema di crescita è così possibile sviluppare nuove varianti per la combo di base, la velocità di cattura di un presidio o aumentare il numero di pozioni utilizzabili. Il bello di ciò è che ogni personaggio per sviluppare il proprio “albero” delle abilità richiede dei materiali appositi, fattore da non sottovalutare per i completisti desiderosi di ottenere il 100% dal gioco o, semplicemente, di trarre il massimo dal proprio personaggio preferito.

Ugualmente interessante, anche se di minor rilievo, è il “crafting” legato alle armi. Avanzando lungo le file nemiche, con un pizzico di fortuna, è possibile reperire durante le varie missioni diverse armi caratterizzate da abilità e statistiche tipiche dei GDR, fra cui l’aumento del danno di un determinato attributo elementale, delle rupee raccolte, dell’esperienza ottenuta e così via. Tali attributi possono essere in seguito spostati su armi, possibilmente con valori di attacco più elevati, che posseggono degli slot abilità vuoti. Così facendo è possibile ottenere, ad esempio, una variante unica della spada nobile di Link con capacità di aumentare sia l’esperienza ottenuta che i materiali rari trovati. Come si diceva, rispetto agli emblemi la gestione dell’arma da portare con sé in battaglia riveste comunque un ruolo di marginale importanza visto che spesso le armi base sono già sufficientemente buone per essere adoperate così come trovate. Tuttavia un po’ di personalizzazione in più non fa mai male ed è sempre ben accetta.

Nel suo essere un gioco molto basilare e semplice nelle meccaniche, Hyrule Warriors si gioca tutte le sue carte entro la prima ora passata a menare le mani. Amarlo o odiarlo è questione di feeling con il genere e ammettiamo che è difficile amarlo incondizionatamente, nonostante il nome che porta. Nonostante ciò, un valore aggiunto di indubbio spessore per cui ci sentiamo di premiare questo inaspettato cross-over è sicuramente la presenza del multiplayer cooperativo in locale. Alla luce della sua natura non propriamente “intellettuale”, Hyrule Warriors dà il meglio di sé affrontato insieme ad un amico comodamente sdraiati sul divano. In questi frangenti, molti limiti passano completamente inosservati e anzi, donano al gioco una marcia in più. La lotta per il kill count più alto o il dividersi i compiti mentre si difende un presidio sono solo alcuni dei momenti che risplendono maggiormente quando si gioca a fianco di un compagno di avventure in carne ed ossa. Grazie all’intelligente uso del secondo schermo sul GamePad del WiiU, ogni giocatore potrà muoversi liberamente per l’area di gioco senza alcun vincolo di sorta, rendendo un attacco su più fronti alla fortezza nemica non solo più facile ma anche decisamente più divertente. L’unico limite al quale bisogna purtroppo soprassedere è l’inevitabile perdita di dettaglio e fluidità che il gioco impone, compromesso difficile da non notare soprattutto se si è provata anche la campagna in singolo, controbilanciato tuttavia dall’incremento esponenziale del tasso di divertimento che ne consegue. Se siete alla ricerca di un gioco facile e veloce da affrontare in compagnia anche con chi non ha mai preso in mano un pad, Hyrule Warriors è un acquisto caldamente consigliato.

Problemi legati al gioco in cooperativa a parte, tecnicamente parlando, Hyrule Warriors si dimostra anche qui un gioco discreto ma non eccellente. Buono il nuovo character design adottato per l’occasione e discreta la loro modellazione poligonale, anche se spesso svariati fenomeni di compenetrazione possono dar vita a qualche effetto non propriamente gradevole. Di contro, gli effetti speciali che accompagnano l’azione spesso lasciano il tempo che trovano per banalità e realizzazione in sé, ma non sempre ci si presta attenzione vista la mole di elementi a schermo da tenere sott’occhio. Gli scenari ripresi dall’immaginario “zeldoso” da cui il titolo attinge a piene mani non brillano sempre come dovrebbero, oscillando fra lo spettacolare e il mediocre quando si tratta di scenari creati ad hoc per l’occasione. Per renderci conto, le differenze di ispirazione fra una Skyloft ripresa da Skyward Sword e l’anonima piana di Hyrule creata ex-novo (e ripresentata in fin troppe occasioni) sono abissali. Insomma, l’inconfondibile tocco Nintendo come al solito è ben riconoscibile, solo che questa volta è molto distante dalle vette d’eccellenza a cui siamo stati abituati nel corso degli anni.

Ciò che invece rimane difficile da apprezzare anche con tutta la buona volontà del mondo è l’orribile lavoro di adattamento svolto con le colonne sonore classiche della serie. Per intenderci, i remix legati al mondo dei videogames sono sempre cosa buona e giusta, ma ritrovarsi davanti non uno, non due, ma tutta un’intera colonna sonora a tema fantasy rielaborata completamente con le chitarre in chiave punk/rock, ci si accorge che qualcosa deve essere andato storto in fase di rielaborazione. Ci siamo più volte ripetuti in fase di recensione “questo non è Zelda, questo non è Zelda” ma per quanto concerne il comparto sonoro , Hyrule Warriors rappresenta sicuramente il punto più basso toccato da Link e compagni in anni di onorata carriera.

In conclusione…

Hyrule Warriors non è né il nuovo Zelda che il pubblico stava aspettando, né il system seller in grado di risollevare il futuro di Wii U che ci è stato presentato in questi mesi di sviluppo. Nonostante ciò, ci troviamo comunque di fronte ad un esperimento interessante e ben realizzato per i canoni del genere Musou, in grado di vantare l’ennesimo tie-in piacevole ma che di certo non rivoluzionerà il genere. Alla luce di quanto detto finora, i fan di Zelda farebbero bene a ponderare attentamente l’acquisto, onde evitare di rimanere scottati aspettandosi anche solo un antipasto in attesa del prossimo capitolo ufficiale, mentre gli appassionati dei vari Dynasty Warriors avranno tra le mani un titolo dalle meccaniche rodate e ben realizzato nel complesso.

I punti di forza sono sicuramente un immaginifico in grado di attingere a piene mani dai capitoli più importanti di Legend of Zelda e rielaborarli in un contesto totalmente diverso, con l’indubbio valore aggiunto di una modalità multiplayer molto divertente. I limiti invece sono quelli di un genere comunque di nicchia che difficilmente riuscirà ad aprirsi a un pubblico poco avvezzo a tali meccaniche. Un buon modo per inaugurare questo inizio di stagione invernale ma che difficilmente riuscirà a lasciare il segno nella leggenda.

Voto: 7/10

Videogiocatore incallito, divoratore di film, seguace della via del Social: praticamente una vita passata a giocare, leggere e scrivere. A volte anche contemporaneamente.

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