Popcorn Time: Necropolis – La Città dei Morti

Popcorn Time: Necropolis – La Città dei Morti

Non proprio a sorpresa approda nelle sale del Bel Paese l’ennesimo horror mockumentaristico: il titolo originale – decisamente più bello, come al solito – è As Above So Below, qui i cartelloni recitano Necropolis  – La Città dei Morti.
La sfida che si pone ogni regista intento a sfornare un mockumentary è rendere il proprio diverso dalla massa informe (e infinita) degli altri. Ci sarà riuscito Mr. John Erick Dowdle con questa pellicola? Ve lo dico tra un istante, prima qualche accenno al setting e alla trama.
Ingredienti abbastanza classici, a dire il vero: una troupe di esploratori chiaramente ignari degli orrori infernali in attesa dietro l’angolo (o sotto terra, in questo caso) raggiungono Parigi per avventurarsi nell’intricato, complesso, pazzesco complesso di catacombe e tunnel sotterranei su cui sorge la città degli innamorati. A spingerli proprio là sotto sono miti e leggende che pescano a piene mani da religione Cristiana, iconografia Dantesca e chi più ne ha più ne metta, ma d’altronde è sempre così, no? Tra le ombre del sottosuolo, però, li aspetta un male antico come il mondo stesso che attingerà dalle loro menti e dai loro ricordi per mettere la parola fine all'”allegra” scampagnata.

A questo punto è doveroso fare alcune precisazioni che spero possano darvi un’idea di come ho interiorizzato e giudicato il film.
A livello prettamente estetico e scenografico un applauso non sarebbe fuori luogo, la claustrofobia e l’ansia sono rese egregiamente con cambi d’inquadratura continui, serrati, bianco e nero si rincorrono in un continuo gioco di luci ed ombre, alcune sequenze poi hanno quel tocco inquietante che solo un regista attento sa aggiungere come plusvalore al proprio lavoro. La controparte sonora non è da meno, state pur certi che un paio di salti dalla poltrona li farete (occhio ai popcorn!). Fin qui tutto bene, ma è un po’ pochino, almeno per chi adora (come il sottoscritto, l’ho detto mille volte e lo ripeto ancora) il genere horror ed i suoi capolavori.
La tematica era accattivante, perché quindi non spingere sul livello contenutistico, artistico e…poetico? Perché non dare  una giustificazione, un senso, perché non incidere un messaggio sequenza dopo sequenza? C’è chi l’ha fatto con opere molto simili, e ad alto livello!  In The Descent (2005) ad esempio, come in Necropolis, i protagonisti si trovavano “incastrati” in un vortice di progressiva follia nel tentativo di fuggire dalle viscere della Terra: una cruda e lucida parabola sulle capacità di adattamento e trasformazione (in peggio come in meglio) della mente e dell’animo umano in situazioni di reale, tragica emergenza.
Il film che recensisco oggi – invece – non fa altro che orchestrare un bel teatro di maschere e “gag” macabre per poi lasciare il posto – con i titoli di coda – al nulla cosmico.
Guardatelo a cuor leggero, per divertimento, ma non aspettatevi stupore o un ricordo significativo. Peccato, era una buona occasione.

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A noi ricorda…

 Silent Hill: lo so, è blasfemia paragonare una saga fantastica, immensa, malata come quella di SH (specialmente per quanto riguarda le prime incarnazioni) ad un mockumentary da “4” soldi… ma come al solito per l’accostamento ho pensato alle caratteristiche comuni tra i vari prodotti, e anche in questo caso non sono poche. Claustrofobia, ansia, angoscia, orrori indicibili (e per la maggior parte del tempo invisibili) celati dalla tenebra più nera, ricordi capaci di tormentare o addirittura uccidere, riflessioni, corse disperate per salvare la pelle… e molto altro, in puro stile survival horror!

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L’appuntamento è come sempre per settimana prossima con una nuovissima uscita nel meraviglioso universo del Cinema… stay tuned!

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