Popcorn Time: Liberaci dal Male

Popcorn Time: Liberaci dal Male

Per quanto riguarda l’horror, quella che era una tendenza, un’inclinazione, una probabilità, si è ormai affermata come regola: il film sarà pregevole o assolutamente inutile, scialbo, indistinguibile nella marea grigia di cloni e surrogati che da troppo affolla il mio genere preferito.
Sembra proprio che una forza superiore abbia tracciato una linea spessa, nettissima  a delimitare bene e male, capolavoro e “ciofeca”. Poche o nulle le eccezioni, le vie di mezzo.
La pellicola di cui mi trovo a scrivere oggi è Liberaci dal Male, horror a tema esoterico/religioso firmato da Scott Derrickson ed interpretato da Eric Bana. Devo essere sincero, nonostante alcuni segnali preoccupanti, ero pronto a veder evaporare i miei dubbi di fronte ad un film più che decente… ci speravo, insomma. Perché? Molti motivi, ma mi basterà ricordarvi che il precedente lavoro di Derrickson è stato Sinister, uno degli horror – a mio parere – più riusciti in assoluto (non solo tra i contemporanei).

La realtà dei fatti, però, non è tra le più consolanti. Deliver Us from Evil si imposta con uno schema più che classico a base di ottima fotografia, atmosfere cupe e presunte possessioni a ogni piè sospinto. Poco male, la sfida era proprio innovare, dare nuova linfa al cliché. Ci basta una mezzoretta (abbondante, forse) per capire che la sconfitta dello stereotipo è rimandata a data da definirsi. Le sequenze che dovrebbero dare qualità al film hanno l’odore stantio della muffa, se è il primo horror che guardate potreste anche trovarle interessanti, ma per uno che segue il genere e lo conosce dagli albori non è altro che l’ennesima sfilata di trucchetti, effettacci e trip mentali mal impostati e peggio sviluppati.
Interfacciarsi con la paura – croce e salvezza del genere umano – e declinarla in un’ora e mezza di immagini non è un compito facile, ma la storia ci ha regalato esempi memorabili di registi, autori, scrittori, artisti capaci di portare a termine l’impresa: i tentativi vanno apprezzati, non si discute, ma forse prima di “vomitare” una sceneggiatura sarebbe il caso di riflettere, e  non poco.
Vi invito come sempre a “controllare” di persona, il mio non è che un punto di vista, ma mi pare giusto condividerlo e  – come ogni venerdì – darvi qualche dritta.

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A noi ricorda…

 Shadows of the Damned: chiacchierando di demoni ed inferi mi torna in mente questa deliziosa chicca targata Grasshopper Manufacture e datata 2011. Scenari da brivido, colonna sonora pure (vi dice nulla Akira Yamaoka?) Amate l’horror? I casi sono due: ci avete giocato o lo farete al più presto.

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Ci si rivede venerdì prossimo con la recensione di Under the Skin, fantascientifico interpretato da Scarlett Johansson.

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