Gods Will Be Watching – Recensione

Gods Will Be Watching – Recensione

A tutti i videogiocatori è capitato, prima o poi, di porsi una domanda tanto schematica quanto di difficile soluzione: cosa serve ad un gioco per arrivare al successo? C’è chi punterà tutto sulla grafica, chi sulla trama da Oscar, chi sull’innovazione, chi sulla giocabilità e chi, in preda ad un’indole masochistica senza eguali, su un livello di difficoltà ben sopra la media (Dark Souls docet…)

In un limbo, ben definito dalle sopraccitate caratteristiche, va a collocarsi Gods will be watching, ultima fatica degli spagnoli Decostructeam che, miscelando sapientemente (e con una buona dose di personalità) gli elementi poc’anzi elencati, ci propongono una avventura grafica fresca ed interessante indirizzata, in gran parte, agli hardcore gamer di vecchia data.

Riuscirà dunque questa avventura punta e clicca dalla grafica bislacca e minimalista, una difficoltà sovrumana e di difficile interpretazione a rinverdire, nell’Anno Domini 2014, i fasti di un genere che ben più di 20 anni fa trainava da solo il mercato del PC gaming?

Scopriamolo insieme!

Ambientato nel 2257, Gods will be watching ci catapulta nel mezzo di una guerra interplanetaria tra il pianeta Everdusk e una cellula bioterroristica meglio conosciuta con il nome di Xenolifer.

Nei panni del sergente Burden e, volta dopo volta, di altri comprimari suoi subalterni, dovremo svelare il mistero che si cela dietro la diffusione del virus Medusea: guidati da una narrazione schematica, non lineare e multi-focale, avremo modo di conoscere a fondo tutti gli eventi che hanno contribuito a portare il pianeta Everdusk in questa non invidiabile situazione provando a districare, con non poche difficoltà, il bandolo della matassa e giungere, dunque, ad una soluzione (positiva o negativa che sia).

Minimalismo è la parola chiave utile a descrivere Gods Will Be Watching: grafica spartana e schematica (frutto comunque di una accurata scelta stilistica), linearità della trama e disponibilità di un unico finale, staticità dell’ambiente di gioco e, per concludere, scarsa libertà di azione vanno infatti a configurare Gods Will Be Watching come un gioco sì limitato ma, fortunatamente, realizzato con una incredibile cura per i dettagli.

Quella che potrebbe sembrare a prima vista una avventura punta e clicca di vecchio stampo risulta essere invece un ibrido tra il sopraccitato genere e un gigantesco puzzle game, in cui la soluzione degli enigmi sarà demandata ad una accurata pianificazione delle azioni, in considerazione delle numerose variabili su schermo e dell’effetto che ogni singola azione avrà, se effettuata nel giusto momento, sull’incedere della narrazione.

Gods Will Be Watching può essere considerato come un enorme thriller in cui il giocatore, nei panni di una divinità invisibile, sarà posto davanti ad una serie di scelte morali che andranno ad orientare, in modo positivo o negativo, l’evolversi della trama permettendo, ad esempio, di completare sequenze di gioco senza nemmeno una vittima o, altresì, avanzando nel gioco senza alcun superstite tra le fila dei comprimari: una sorta di delirio di onnipotenza, castrato però da quelle che dovrebbero essere le principali peculiarità di questo sistema di gioco.

Il principale difetto del titolo risiede, infatti, proprio in quello che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere il suo principale pregio: se è vero che una accurata pianificazione delle azioni, pur considerando le tantissime variabili su schermo, porterà alla soluzione del problema in essere, lo è altresì, che, almeno a livello di difficoltà standard (il più elevato dei due disponibili), la presenza di dinamiche evolutive strettamente legate al caso rischia di mandare all’aria decine di minuti di accurato gameplay facendo comparire, in men che non si dica, un immeritato GAME OVER.

Da qui ad un conseguente senso di frustrazione, che potrebbe spingere i giocatori meno pazienti (ma anche quelli più arcigni) ad abbandonare il gioco in questione, il passo è breve: selezionando invece il livello di difficoltà “Easy”, avanzeremo senza problemi (né stimoli) nei sei capitoli che compongono Gods Will Be Watching giungendo, in poco tempo (e senza particolari difficoltà), alla fine del playthrough.

Per fugare ogni dubbio riguardo la tipologia del gameplay, mi accingo a descrivere una delle scene in cui dovremo fungere da “attori invisibili” guidando le scelte dei nostri alter ego digitali (il tutto al livello Standard = Hell oh earth).

Nel primo atto, dopo aver preso in ostaggio quattro persone, dovremo hackerare il sistema e trafugare dei dati, il tutto tenendo a bada un novero di soldati che cercherà di introdursi nella stanza da cui sta partendo il nostro tentativo. Per giungere a compimento dovremo tenere, contestualmente, sott’occhio, lo status mentale degli ostaggi (per tranquillizzarli o terrorizzarli), l’avanzamento dei soldati nel corridoio adiacente, lo status di carica del tentativo di hack, il livello della difesa informatica gestito dal tecnico della squadra di assalto nemica ed eventuali attacchi di ira/panico degli ostaggi che potrebbero portare, se mal gestiti, ad un repentino Game Over.

Dal punto di vista strettamente tecnico, Gods Will Be Watching non fa gridare al miracolo: grafica, OST, effetti sonori, interattività… ciascuno di questi elementi è ascrivibile, in maggiore o minor misura, all’ambito del minimalismo artistico.

Se però l’impostazione grafica (e per estensione anche le scelte inerenti gli effetti sonori) può essere considerata frutto di una precisa tara stilistica, volente nella pixel art un modus operandi per connettersi con il glorioso passato delle avventure grafiche (tralasciando il fatto che si tratti di una soluzione economica per i team di sviluppo meno abbienti), l’interattività ridotta al minimo sindacale e una povertà di ambienti di gioco (due-tre schermate per ognuno dei sei livelli presenti nel gioco finito) rendono il gioco, con le sue 3 ore di durata massima, decisamente troppo breve, anche per uno standard indie.

In conclusione…

Gods Will Be Watching rappresenta un buon omaggio alle avventure punta e clicca tanto in voga negli anni 90, sapientemente mixato ad elementi tipici dei puzzle game più arcigni.

Una interfaccia di controllo scarna ed essenziale, funzionale però all’approccio scelto dai ragazzi di Deconstructeam, ci conduce attraverso un’avventura punta e clicca dotata di una trama intrigante e ben realizzata ma sfortunatamente troppo esigua anche per un gioco indie.

Pur brillando per originalità realizzativa, in un panorama videoludico schiacciato dalle produzioni tripla A, Gods Will Be Watching cade sotto i colpi della sua stessa difficoltà, tara genetica di questa produzione Decostructeam, capace di rendere letteralmente frustrante l’esperienza di gioco a causa dei repentini Game Over.

Pur con tutti questi limiti, mi sento di consigliare Gods Will Be Watching a tutti gli appassionati di avventure punta e clicca… ma solo se muniti di pingui dosi di pazienza.

Voto: 7/10

 

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