The Swapper – Recensione

The Swapper – Recensione

Negli stessi giorni in cui su PS Vita arriva Metrico nell’Istant Game Collection di agosto, è disponibile sulla console portatile Sony The Swapper, un altro platfom/puzzle pronto a farvi spremere le meningi. A differenza però del titolo dei Digital Dreams, The Swapper presenta alcune caratteristiche dei metroidvania, ossia quei giochi che, come nella serie Metroid, costringono il giocatore a tornare spesso sui propri passi per visitare nuove zone precedentemente inaccessibili.

The Swapper però per alcuni potrebbe non essere una novità: il gioco infatti è già disponibile su PC, Mac e Linux dall’anno scorso (ed è anche stato già inserito in diversi bundle), ma solo ora finisce sullo scaffale digitale Sony, rendendolo disponibile per PS Vita, PS3 e PS4, con cross-buy e cross-save.

La versione da noi testata è quella per PS Vita, giusto per vedere se davvero questa console può essere davvero un porto felice per i giochi indie in questa stramba estate.

The Swapper vi prende per mano e vi accompagna intuitivamente lungo una serie di enigmi assolutamente geniali. Non troverete nessun tutorial che vi dirà esattamente cosa fare, ma solo delle “situazioni” che, quasi in un processo maieutico, vi tireranno fuori la soluzione.

Siamo soli nello spazio su una stazione deserta. Il buio regna sovrano, se non fosse per qualche sporadica luce che ci indica il cammino, e per sorpassare un ostacolo impariamo a saltare, niente di difficile. Una volta raccolto lo swapper potremo iniziare a creare cloni del nostro personaggio, fino ad un massimo di 5 copie, e quando ci si ritrova in una stanza con cinque interruttori si sa già cosa fare.

Pochi passi dopo impariamo che con lo swapper è anche possibile trasferire la propria coscienza da un clone all’altro, rendendolo il personaggio principale. Una volta risolto un puzzle che richiede la creazione di cloni in giro per il livello grazie allo sdoppiamento e al trasferimento di coscienza, usciamo dalla stanza e nel corridoio che ci conduce alla successiva vediamo una freccia che indica verso l’alto: sicuri di non essere ancora capaci di volare proseguiamo oltre. Qui il puzzle da risolvere per accaparrarsi l’Orb (il vostro premio alla fine di ogni stanza) vi obbliga a gettarvi in un burrone, creare un clone all’ultimo momento prima dello schianto e trasferirsi dentro di lui, abbandonando il corpo “originale” all’inevitabile fine che lo aspetta…

Usciti dalla stanza, la freccia verso l’alto non è più un mistero, ma un’indicazione. Infiniti cloni possono essere creati (fintanto che i primi muoiono schiantati al suolo) per “volare” verso l’alto, trasferendo di continuo la propria coscienza nel clone successivo.

Tutto ciò oltre ad essere incredibilmente affascinante ed inquietante, a livello di game design è una lezione da ricordare per tutti quei giochi che obbligano i giocatori a frustranti e noiosissime sezioni di tutorial: The Swapper vi fornisce invece gli strumenti per farvi arrivare da soli alla soluzione di ogni enigma. Come sperimentato in Metrico, anche il titolo in esame vi costringerà ad infinite nascite e suicidi, il tutto per raccogliere gli Orb che sbloccheranno nuove sezioni della base spaziale, teatro di un qualche accadimento apparentemente sovrannaturale.

A complicarvi la vita durante la risoluzione degli enigmi ci pensano due fasci di luce, uno blu e uno rosso, che rispettivamente impediscono la creazione di cloni e il trasferimento di coscienza: con questi pochi elementi di gameplay, The Swapper riesce ad innalzare costantemente il livello di difficoltà, dando per scontato che il giocatore sia sempre più pratico con le dinamiche interne che portano alla risoluzione delle stanze. Raramente si percepisce una sensazione di frustrazione, ma state pur certi che sarà impossibile trovare The Swapper un gioco facile: semplicemente è perfettamente calibrato, come raramente accade in titoli di questo genere.

Quel che rende però The Swapper un titolo imperdibile è che oltre ad un ottimo level design c’è un’atmosfera penetrante lungo tutte le ore (non molte, a dire il vero) che il gioco vi terrà impegnati. La stazione spaziale che esplorerete è molto ben caratterizzata, con zone molto diverse tra loro tra sezioni di ricerca, parti abitate e sale macchine. Nel porting da PC a console (o almeno su PS Vita) si è purtroppo perso parte del particolarissimo stile del gioco: il personaggio e i fondali erano stati infatti creati basandosi su reali modelli in argilla digitalizzati e questo effetto non è valorizzato sullo schermo della console portatile Sony. Poco importa comunque, il titolo rimane visivamente molto bello da vedere grazie ad ambientazioni ispirate e a dei colori sempre freddi e, manco a dirlo, alieni.

Un setting così prezioso e un gameplay così particolare sono sfruttati da una trama non molto originale, ma che riesce a valorizzare quel poco che c’è di interessante. Lo swapper del nostro astronauta è infatti oltre che al centro del gioco da un punto di vista ludico, anche da un punto di vista narrativo: la tecnologia alla base dello strumento è infatti frutto della scoperta di una forma di vita aliena molto intelligente che ha l’aspetto di rocce sparse per la colonia spaziale.

Queste pietre sono telepatiche e ogni volta che ci passerete davanti comunicheranno con voi con delle scritte visualizzate su schermo come una sorta di interferenza, proprio come se stessero comunicando telepaticamente col giocatore.

Ma se la base è deserta e le uniche presenze sono queste rocce senzienti, vuol dire che qualcosa deve pur essere successo, e proseguendo scoprirete il mistero che si cela dietro la scomparsa dell’equipaggio della colonia, in un trip sci-fi in cui dominano forti tematiche etiche sulla clonazione e sulla coscienza, o per meglio dire, sul luogo dove realmente alla fine risiede l’anima. Certe volte in realtà i dialoghi prendono una piega un po’ troppo filosofica e non supportata da teorie appropriate, ma è comunque ammirevole il risultato.

In conclusione…

Anche se arriva un po’ tardi, The Swapper è un titolo da non perdere sulle console Sony, specialmente su PS Vita, che con un paio di cuffie e una buona dose di buio può rendere l’esperienza dei Facepalm Games qualcosa di veramente indimenticabile.

Il paragone con Metrico (che pare più che opportuno considerando l’uscita ravvicinata sulla stessa console e il genere di gioco) è tutto a vantaggio di The Swapper che, anche senza lo stile impareggiabile del titolo dei Digital Dreams, ha comunque dalla sua un’atmosfera più penetrante e, soprattutto, un gameplay più chiaro, strutturato su un level design molto più ispirato e sensato.

Insomma, se vi piacciono i puzzle game la vostra scelta estiva su PS Vita deve per forza ricadere su The Swapper.

Voto: 8,5/10

Da quando ho scoperto che i piaceri che i miei pollici opponibili potevano darmi con un joypad erano pressoché infiniti non ho mai smesso di videogiocare. Appassionato di cinema e musica, sempre e solo a livello maniacale.

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