E3 2014 – Adr1ft – Anteprima

E3 2014 – Adr1ft – Anteprima

Los Angeles – C’è poco da fare: Facebook o non Facebook, Oculus Rift per me rimane il futuro. E non devo essere l’unico a pensarlo, dato che non sono pochi i team di sviluppo che hanno aggiunto in corsa la compatibilità a questa mirabolante periferica per il proprio gioco, se non addirittura costruito l’intera esperienza intorno ad essa. Adr1ft rientra per forza di cose nella seconda categoria, e l’idea di poterlo provare in anteprima presso la meeting room di 505 Games ha suscitato in me, sin da prima della partenza, numerose aspettative. Dopo aver strappato l’appuntamento al buon Alberto, anche lui fervente sostenitore della brillante intuizione del giovane Palmer Luckey, preparo testa, occhiali e mente ad un’immersione completa: peccato che, sinceramente, non so dirvi se le aspettative di cui sopra siano state rispettate o meno, in quanto la prova è stata talmente breve (ed intensa) da avermi costretto a lasciare un pezzo di me su quella stessa orbita virtuale.

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Ma facciamo un po’ di ordine: la fama del titolo non dipende infatti unicamente dal suo intrigante concept, che non troppo si discosta da quel capolavoro (almeno per chi scrive) di Gravity, ma rappresenta anche una sorta di “prova del fuoco” per uno sviluppatore tristemente noto non tanto per le sue indubbie qualità, quanto più per il famoso casino legato alle voci (poi confermate e poco dopo polverizzate) di una nuova Xbox always online, ai suoi ridicoli paragoni (“Allora non dovremmo comprare neanche l’aspirapolvere, perché se va via la corrente non funziona“), e a quel “Deal with itche è costato ad Adam Orth il posto di lavoro da Game Director presso Microsoft. Non è però questa la sede per rivangare quell’increscioso evento, ma di una cosa sono sicuro: questo Adr1ft è inevitabilmente un nuovo biglietto da visita per il talentuoso Adam, che dopo oltre un anno di silenzio si riaffaccia timidamente al pubblico con un nuovo, piccolo team, Three One Zero, un progetto molto atteso (tanto dai suoi detrattori, quanto dai suoi sostenitori) e la voglia di rifarsi un nome nell’industry, andando in un certo senso ad esorcizzare quel vuoto cosmico che è diventata la sua vita gettandoci al suo interno il giocatore.

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La prova, come detto, è stata brevissima (un paio di minuti scarsi), troppo breve per anche solo tirar fuori una prima impressione, ma le suggestioni suscitate dai relitti dei moduli di aeronave nei quali ci si poteva muovere goffamente per via della tuta (d’istinto, la prima cosa che farete sarà guardarvi braccia e gambe), dalla lontana Madre Terra, e dal buio omega dello spazio profondo, unitamente alle poche informazioni rilasciate dal team, mi han lasciato con la folle curiosità di sperare in un altro contatto col titolo prima dell’uscita prevista per il prossimo anno, con la non troppo segreta speranza di poterlo gustare pienamente con indosso un bel paio di Rift. Sia chiaro, il titolo, previsto per Xbox One, PS4 e PC, sarà pienamente giocabile anche con un banalissimo televisore, ma lo spazio, neanche a dirlo, non sarà più così profondo, e quella definizione, “FPX – First Person eXperience“, della quale il team si fregia, rischierà di perdere valore. Tutto è infatti incentrato sull’esplorazione in prima persona dei resti di una nave, da setacciare da cima a fondo per capire cosa diamine sia successo, se c’è speranza di tornare a casa, ma soprattutto se il protagonista sia davvero l’unico membro dell’equipaggio sopravvissuto, il tutto condito da puzzle ambientali e un focus sulla narrazione, almeno nelle intenzioni dei ragazzi di Three One Zero.


Complice la periferica, il primo impatto, nella sua brevità, è stato tremendamente intenso e mozzafiato, ma con o senza visore, l’idea alla base di Adr1ft si preannuncia intrigante già da ora. È ancora troppo presto per potersi anche solo lanciare in previsioni, ma le speranze sono più che lecite, e il desiderio di tornare in orbita e di indossare i pesanti panni del sopravvissuto interplanetario è, perdonate la metafora, alle stelle.

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Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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