GRID Autosport – Recensione

GRID Autosport – Recensione

Codemasters con la sua produzione di racing game detiene una posizione oramai leader, spaziando praticamente su tutte le discipline su quattro ruote ruote, ma sopratutto i giocatori PC la ricordano per il glorioso TOCA, titolo miliare di cui Grid è il diretto erede.  Nel panorama attuale dei giochi di guida, che tende all’appiattimento e all’omologazione, fatte salve poche realtà (tra le quali quella italiana di Assetto Corsa), Codemasters è sempre stata sinonimo di qualità, di cura e di passione per il genere, nelle sue varie declinazioni, che “quasi” mai ha vacillato.

Tra quei “Quasi” figura proprio il precedente episodio di GRID, il secondo della serie. Ora, a distanza di sei anni dal primo episodio (che ancora oggi non sfigura davanti ai titoli moderni) torna con un ulteriore seguito; forse per un caso, o forse no, privo di numero seriale, ma con un solo chiaro sottotitolo: i maestri saranno tornati sul podio?

 Con Grid 2 Codemasters compì una virata incomprensibile ai più, sia dal punto di vista del gameplay, sia della struttura del “suo” Grid. Pur non essendosi mai dichiarata una simulazione spinta, la serie  ha sempre dimostrato una vocazione che andava oltre il puro stile arcade: Grid era un gioco impegnativo, seppur modulabile sugli stili e capacità di gran parte dei giocatori, adatto sia ai meno avvezzi alla guida dura ma che cercassero comunque un racing che non fosse un Need for Speed, sia a quelli che amavano assalire l’asfalto con una certa professionalità. Grid 2 ha mescolato decisamente le carte in tavola, eliminando la visuale abitacolo, presentando una modalità carriera eccessivamente romanzata e invadente, proponendo un’esperienza di guida comunque, anche ai suoi livelli più alti, sempre troppo semplicistica. Pur con delle evidenti innovazioni all’Ego Engine, Grid 2 lasciò l’amaro in bocca: un’esperienza monca, dal gusto eccessivamente casual; chiariamoci, un buon gioco in verità se analizzato nel complesso, ma deludente per i seguaci più hardcore che una serie dalla così lunga tradizione porta con sé.

Il feedback dei fan deve essere stato massiccio, e gli effetti sono stati evidenti già dai primi video trapelati, e la prima cosa che ha colpito i più è stata ovviamente:  “Oh, wow! Riecco la visuale abitacolo!”. Ed infatti la macroscopica novità,  la prima a balzare agli occhi, è proprio la reintroduzione di questa visuale di guida, croce e delizia di tutti noi; per qualcuno essenziale (io sono fra questi) per altri un inutile vezzo. Ma Codemasters, negli ultimi anni in preda, evidentemente, a un certo sadismo, ce la restituisce “sfocata”. Incomprensibilmente, i comandi, gli indicatori il cruscotto intero, appaiono totalmente fuori fuoco, come se il pilota fissasse solo la strada.
Certo è essenziale per un pilota non perdere d’occhio l’asfalto, ma quantomeno uno sguardo agli specchietti retrovisori! Sono totalmente non funzionali anche questi; ci dovremmo accontentare di frecce indicative che in basso allo schermo ci informano della posizione degli avversari che ci precedono. Sinceramente trovo queste mancanze incomprensibili.

Dopo questo  shock iniziale però,  Autosport si rivela quello che doveva essere Grid 2. Ben cinque specialità, prive di tutte quelle manfrine e storielle di contorno, un numero considerevole di vetture, più del doppio dei circuiti del precedente titolo, e una quasi perfetta possibilità di regolare l’esperienza di gioco sui propri gusti.  Autosport ci permette di essere dei totali turisti del gameplay, attivando tutti gli aiuti (al costo di non guadagnare alcun punto xp aggiuntivo), caso in cui dovremo praticamente a malapena tenere la traiettoria (ben segnata sull’asfalto), la vettura decelererà da sola e tutti i sistemi di supporto saranno attivi. Viceversa però possiamo disattivare pressoché tutto, e in quel caso sì che dovremo sudare, ed ogni posizione, ogni frenata , ogni bloccaggio, saranno critici, con l’esperienza che diventa molto impegnativa, ma al tempo stesso soddisfacente.

Le specialità proposte da Autosport sono cinque: Turismo, Endurance, Open Wheel, Tuner e Street, con l’aggiunta di una speciale, sbloccabile al livello 3: Grid Gran Slam Event. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Con un approccio da premiare, libero da vincoli,  molto lineare e snello, potremo competere nella disciplina che preferiamo, senza che i punti esperienza e gli eventi sbloccati di una influiscano sull’altra. Ogni categoria ci presenta varie offerte, da parte di vari team: ogni team ha propri obiettivi da raggiungere, (posizionamento, arrivare prima di un dato rivale ecc..) che ci faranno accumulare XP. Salendo di livello potremo accedere a offerte di team più avanzati, quindi ad altre auto, e a maggiore customizzazione delle stesse. Che rimane però, purtroppo, sempre abbastanza limitata.

La categoria Touring, il nerbo della serie, permette di gareggiare selvaggiamente su una dozzina di circuiti reali (il doppio di quelli del precedente) con le potenti e recalcitranti vetture turismo. Istinto e tecnica nella stessa disciplina. C’e’ nuovamente la possibilità di compiere giri di prova e qualificazioni.
Ruote Scoperte ci offre un assaggio di F1, senza essere F1, ovviamente: un mix dello spirito aggressivo di Autosport con la disciplina tipica di questo tipo di vetture, ma non è presente la possibilità di pit stop, purtroppo. Nell’Endurance avremo un aspetto tattico basato sul consumo delle ruote, essendo gare di lunga durata (ma non secondo i reali canoni temporali). Quattro indicatori ci informeranno dello stato degli pneumatici, e dovremo essere consci che spingere l’auto all’estremo porterà a una rapida usura delle gomme; anche qui si sente la mancanza di una modalità pit stop, che avrebbe reso ulteriormente tattica la gara. Tuner presenta gare a tempo e gare derapata, mentre le gare Drift sono un vigoroso passo avanti, senza dubbio: ora si dovrà sudare e dosare realmente lo sterzo e il comando dell’acceleratore, pena testacoda clamorosi e perdita di punti. Finalmente anche questa disciplina è stata nobilitata divenendo decisamente impegnativa.

Ma probabilmente il cuore di Grid rimangono le gare Street. Il gareggiare in angusti ed evocativi percorsi  cittadini, su auto di svariato tipo e potenza, da vetture di serie a supercar, rappresenta sempre una delle sfide più divertenti, e lottare a suon di “sportellate” nelle splendide cornici degli Champs-Élysées o di Dubai , vissute a 200km/h rimane una delle esperienze centrali della serie.

Con Autosport  il livello tattico della serie torna , finalmente, soddisfacente e lo rende certamente più di un semplice racing arcade. Il settaggio dei veicoli dipende dal team per cui corriamo, più è elevato più potremo modificare a piacimento i vari parametri dell’auto. Quando arriveremo a decidere la distribuzione della frenata, la rigidità delle sospensioni, o a gestire il cambio potremo in effetti avere un mezzo che risponde secondo i nostri desideri, al sottosterzo o sovrasterzo, alle accelerazioni e alle lunghe e impegnative frenate. La presenza di un secondo pilota nel nostro team, a cui possiamo dare ordini tramite i box, per variare il  suo comportamento rendendolo maggiormente aggressivo o difensivo, dona ulteriore spessore strategico alle gare. E l’IA delle altre vetture è veramente molto buona. Tutto ciò, unito all’intransigenza nel punire ogni nostro scavalco della linea bianca oltre che ovviamente i tagli, con un blocco freno proporzionato al taglio, ci costringerà a sudare per ottenere il raggiungimento del podio. Questo se ovviamente settiamo la difficoltà a livelli normali-alti. I flashback, oramai un classico componente della serie, sono presenti, ma come tutto il resto disabilitabili. Il grado di customizzazione della sfida, insomma è veramente profondo.

Come nel precedente episodio la modalità online è praticamente un altro gioco. Anche Grid Autosport si appoggia alla piattaforma RaceNet, tramite la quale potremmo anche formare club, con altri piloti, e correre con le stesse insegne. A differenza del single player avremo qui la possibilità di gestire il nostro garage, con una certa personalizzazione delle vetture. Si potrà gareggiare contro altri 11 piloti, sostituibili anche dalle AI.

L’Ego Engine dimostra ancora una volta le sue ottime caratteristiche. Il gioco è flessibile e si rende non solo giocabile, grazie all’efficienza dei settaggi e dell’ottimizzazione, ma anche molto gradevole visivamente su un grosso ventaglio di configurazioni, anche non muscolari. Ma per quanto si difenda bene, dal lato estetico, al massimo della sua possibilità, non rappresenta un enorme passo avanti rispetto al precedente episodio; gli effetti di luce, l’illuminazione e gli effetti particellari in generale hanno subito un netto miglioramento. I modelli delle auto sono molto buoni, ma non si discostano di molto, in qualità, dal precedente; la dinamica dei danni rimane un po’ approssimativa, in certi casi  pare addirittura peggiorata rispetto a Grid 2, ma sono sostanzialmente dettagli, mentre gli effetti sonori fanno egregiamente il loro lavoro.

Quella che rimane un’imperdonabile mancanza sono le visuali interne. Sono presenti due visuali dall’interno dell’abitacolo, una  a filo di cruscotto e una seconda, più classica, sul volante del pilota, ma ambedue sono inservibili, visto che l’intera strumentazione appare sfocata e non riconoscibile. Davvero grave è la mancanza di specchietti retrovisori funzionali (sono anch’essi sfocati e non realmente attivi). Non si capisce assolutamente la motivazione di una simile scelta, che erode alquanto l’esperienza simulativa; senza contare i problemi dati a un futuro supporto per Oculus Rift. Sarebbe stato comodo poi la possibilità di regolare il FOV, che mi appare dalla visuale dello sterzo limitata, anche se la vista a filo di parabrezza da questo punto vi sta aiuta (ma non è più abitacolo).

In conclusione…

Grid Autosport mi crea una grossa difficoltà di giudizio: da un lato è il racing che i fan di vecchia data dei giochi Codemasters rivolevano fortemente; senza dubbio, tappa le falle del precedente, ha pochi difetti, ed è dannatamente divertente. Forse un lato tecnico che non dimostra un netto passo in avanti, ma d’altronde il corto lasso di tempo passato fra Grid 2 e questo Autosport fa intuire che l’upgrade non sia stato tanto tecnico quanto concettuale e di stile, e qui la riuscita è netta.

Quello che lascia una incomprensibile macchia sul gioco è la gestione del grande assente tanto criticato nel prequel, ovvero la visuale abitacolo. La gestione volutamente approssimativa di questa a mio parere mina l’immersività simulativa, che pure il gioco ha ben evidente, anche se non è la sua unica e peculiare anima. Se per voi questo non è un problema, aggiungete pure 1 punto alla votazione e compratelo di corsa, per tutti gli altri… tappiamoci il naso e godiamoci tutto l’entusiasmante resto.

 Voto: 7,5/10

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