E3 2014 – Call of Duty: Advanced Warfare – Anteprima

E3 2014 – Call of Duty: Advanced Warfare – Anteprima

Los Angeles – “La guerra… la guerra non cambia mai“. Lo sa bene Activision, che sulla guerra (quella virtuale, per fortuna) ha fondato il proprio impero economico, grazie ad un brand, Call of Duty, in continua ascesa: uscite sul mercato con precisione svizzera, passaggi pubblicitari di risonanza mondiale, tornei e conquista a tappeto di YouTube e social network sfusi, inondati di continuo da classifiche, epiche uccisioni e ownaggi al pivello di turno. Un loop annuale che da più di un lustro è ormai diventata una tradizione, ai limiti di una festa religiosa, se si va ad analizzare psicologicamente (e tranquilli, è stato fatto anche quello) l’utente medio che ogni anno, 2014 incluso, assalta/assalterà il proprio negozio di fiducia. La serializzazione, però, porta con sé delle insidie, che fanno il paio con critiche che, anch’esse con cadenza e rigore, colpiscono il regista di turno di questo enorme ed interattivo colossal: innovazione prossima allo zero, riciclo di motore di gioco ed assets, ma anche di idee. Ed è forse per questo che su Advanced Warfare, Activision e i suoi team interni hanno davvero molto da dimostrare, confermare, e magari redimere, tanto ai numerosi fan, quanto al folto gruppo di detrattori che si scannano per 365 giorni all’anno dietro pad e tastiere, in un deathmatch in multiplayer o in un forum, ma Sledgehammer Games, al debutto ufficiale e in solitaria (dopo aver contribuito alla realizzazione di Modern Warfare 3), sembra essere più che pronta per l’impresa: il loro è il primo Call of Duty ad avere alle spalle tre anni di sviluppo (dopo l’estenuante rotazione biennale con Infinity Ward e Treyarch), ma soprattutto, è il primo ad avere un’ambientazione futuristica, dopo l’ormai stantia ed asfissiante guerra moderna e quella abusatissima del passato. Una trovata che se da una parte ribadisce l’antagonismo con EA e il suo Titanfall, dall’altra promette, almeno sulla carta, di offrire finalmente un qualcosa di nuovo, all’intero di un brand che di novità ne ha un bisogno davvero incredibile, rendendo l’imminente futuro di Black Ops 2 solo un pallido ricordo.

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Come da tradizione, il ben più atteso multiplayer verrà mostrato a Colonia, mentre in quel di L.A. vengono solitamente sfoggiati succosi stralci di campagna in singolo, come nel nostro caso: ben due demo, una incentrata su alcuni dei nuovi gadget a disposizione dell’addestratissimo protagonista, e un’altra su una sequenza di gioco tipica della serie, ma rivisitata in chiave futuristica e stealth fino al midollo. “Collapse” inizia alla guida di un mezzo corazzato ed armato, guidato a folle velocità su una trafficatissima highway piena di terroristi, civili divorati dal panico ed esplosioni da evitare, classica iniezione di adrenalina alla quale siamo abituati e abbiamo fatto un po’ il callo, onestamente, utile però a mostrare sin da subito l’arsenale a disposizione, con letali proiettili di energia in dotazione alla compagine alleata. Tra incidenti, esplosioni e massacri in corsa, vediamo finalmente uno scorcio assai noto, sorta di tributo alla location degli uffici del team, ovvero il Golden Gate Bridge di San Francisco sull’orlo del collasso, sul quale orde di terroristi costringono finalmente il protagonista a sfoggiare gadget e abilità nuove di zecca. Prime su tutte la schivata e il salto, entrambi vitaminizzati dalla propulsione, perfetti per evitare il più possibile il fuoco nemico, ma anche per sfruttare le coperture e superare ostacoli mastodontici, ma basta poco per ammirare i nuovi fucili o le Cycle grenade, granate in grado di tracciare la posizione degli avversari coperti che, se colpiti da un’onda elettromagnetica rossa, diventeranno facili bersagli. L’entrata in battaglia di decine e decine di droni, nemico comune ed insidioso per via della loro agilità (e dimensione) anticipa il crollo del ponte stesso, pugnalata al cuore estremamente scenografica, convincente sia dal punto di vista emozionale che tecnico, con un motore grafico finalmente all’altezza.

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Nonostante la natura cross-gen, lo scheletro tecnologico del titolo dona finalmente dignità al comparto tecnico, dopo anni di lievi upgrade ad un engine vecchio di decenni: ecco quindi espressioni ed animazioni facciali estremamente realistiche, una cura quasi maniacale per i dettagli di divise ed armi, e location vive e davvero impressionanti da vedere, ricche dei soliti eventi scriptati e un po’ scontati, ma stiam pur sempre parlando di Call of Duty, no? E dal cielo blu della California, si passa ad una buia foresta della Bulgaria per “Bio Lab“, missione prescelta per mostrare alla stampa presente le qualità delle potentissime tute in dotazione al plotone in uso: si inizia con la fuga da un elicottero e dalla sua mitragliatrice, sfruttando le coperture naturali, per poi gettarsi nella vegetazione ed attivare la tuta mimetica, strumento fondamentale per entrare silenziosamente in una struttura ben nascosta. Grazie all’invisibilità temporanea, il giocatore potrà darsi ad intense stealth kill, e al passare inosservato davanti ad ignari nemici, badando bene di sfruttare i momenti più delicati (folti gruppi di nemici, passaggio di veicoli) per ricaricare l’energia della tuta. Il momento più mozzafiato, che mi ha ricordato la scena degli Hobbit nascosti sotto le radici dell’albero con un Nazgul che gli passa a qualche centimetro dal naso, è certamente rappresentato dal passaggio di numerosi soldati robot attraverso gli alberi, con il gruppo di soldati intento a nascondersi silenziosamente dietro pietre e terra. Passato il pericolo, il manipolo si ferma sul ciglio di un burrone ad ammirare una splendida distesa di pini a perdita d’occhio, rischiarati dalla pallida luce della luna… peccato che scendendo di qualche metro, quella splendida cartolina non è altro che un’immensa copertura per il laboratorio da smantellare, spezzando l’immensa poesia della scena a suon di piombo, frenetiche smitragliate, fuoco e fiamme, coronando il tutto con una fuga rocambolesca a bordo di un hover tank pesantemente armato, necessario per farsi strada tra soldati nemici e veicoli.

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Entrambe le demo hanno insomma mostrato due anime, due possibili approcci che Call of Duty: Advanced Warfare offrirà per il suo comparto single player (per molti un emozionante riscaldamento prima del multiplayer, per altri una di quelle voci nei menu sulle quali non finisce mai il cursore): da una parte, c’è una prima (e si spera non sia l’ultima) carrellata di novità legate alle meccaniche di gioco, con salti e schivate a propulsione, inedite tipologie di nemico e nuovi device ed ammennicoli, implementazioni che, almeno sulla carta, dovrebbero garantire una maggiore profondità e un vago sapore tattico al posto del solito spara/cutscene/spara/cutscene, mentre in Bio Lab, una feature come l’invisibilita, se non limitata alla solita fiera dello script alla quale, c’è da dire, la serie ci ha tristemente abituato, lascia ben sperare per possibili approcci multipli alle missioni. Tra i dubbi, quello più logorante riguarda la personalità del titolo: abbiamo davvero bisogno di un Call of Duty che strizza l’occhio tanto a Crysis quanto a Titanfall? A Colonia sapremo di più sul multiplayer, fulcro dell’intera produzione, e solo allora sarà possibile speculare a cuor leggero sul senso o meno di una simile operazione, ma se tutti i tasselli sono al loro posto, il bel puzzle sembra sempre lo stesso.


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Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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