Murdered: Soul Suspect – Recensione

Murdered: Soul Suspect – Recensione

Non è la prima volta che la Square-Enix, software house con una pluriennale esperienza videoludica sulle spalle, prova coraggiosamente ad andare controcorrente, proponendo al pubblico un titolo fuori dagli schemi ordinari. O almeno è quello che ha voluto fare con Murdered: Soul Suspect, gioco dalle forti tinte investigative sviluppato daAirtight Games per la vecchia e nuova generazione di console e PC. Annunciato in pompa magna poco più di un anno fa, Murdered si è subito distinto dalla massa grazie all’importante componente esplorativa, intrecciata alla perfezione con un plot narrativo degno del miglior giallo di Agatha Christie: il fantasma di un uomo barbaramente assassinato dovrà indagare sulla propria morte e ritrovare lo sfuggente carnefice nella tranquilla cittadina di Salem.

Interrogatori serrati, deduzioni, ricerca di preziosi indizi e incontri ravvicinati con le forze del male che si annidano dietro la sottile patina che divide il mondo reale da quello spirituale, sono i principali ingredienti di questa insolita avventura in terza persona.
Le premesse per un titolo intrigante ci sono tutte, ma purtroppo il lavoro di Airtight Games risulta incompleto sotto più punti di vista, che finiscono per minare la generale buona riuscita del prodotto.

I primi minuti di Murdered sono senza dubbio i più emozionanti. Ronan O’ Connor, il detective protagonista, è finalmente riuscito a scovare il pericoloso Killer della Campana, uno spietato assassino che da giorni terrorizza la popolazione di Salem, mietendo giovani vittime e lasciando come unico indizio un’inquietante simbolo da cui prende spunto il suo nomignolo. Purtroppo basta un attimo di distrazione ed il killer si avventa sullo sprovveduto investigatore che viene letteralmente buttato giù da una finestra. Rialzatosi da terra, O’Connor si rende però conto che il suo corpo è in realtà ancora riverso sull’asfalto, incosciente; a poco servono i disperati tentativi di ricongiungersi con le proprie membra intorpidite perché l’assassino finisce il lavoro lasciato a metà sparando 7 colpi di pistola a bruciapelo dritti nel petto di Ronan.
I proiettili bruciano di dolore, lasciando 7 fori luminescenti che marchiano come un tatuaggio l’anima confusa e straziata del protagonista, non ancora conscio di ciò che sta accadendo.
Ci penserà la moglie defunta –che il giocatore scorge di sfuggita in un rapido flashback della vita di Ronan- a spiegare cosa in lui sta cambiando: il suo corpo è morto per sempre, ma il suo spirito continuerà a rimanere intrappolato in un curioso limbo tra il piano terreno e quello spirituale, finché le sue questioni in sospeso non verranno chiarite. Sconvolto da queste rivelazioni, ma determinato più che mai a scoprire cosa gli è successo e come può evitare che il suo killer uccida ancora, Ronan inizia la sua indagine paranormale, che si rivelerà ben presto la più complicata della sua carriera.

Inevitabile è il paragone con giochi simili, quali Heavy Rain o L.A. Noire: entrambi infatti utilizzano un taglio fortemente cinematografico per lo sviluppo di una trama complessa, pratica da cui Murdered attinge a piene mani con discreto successo. Tutte le scene d’intermezzo ed i dialoghi a cui si assiste sono studiati in modo approfondito per essere più vicini ad un film hollywoodiano piuttosto che ad un classico format videoludico. Sono veramente pochi i momenti a cui il giocatore reagisce in modo passivo, osservando quello che accade senza interagire; nella maggior parte dei casi, attraverso dialoghi, ricerche o azioni specifiche, la libertà di scelta ricade nelle mani del protagonista.
Complice un impatto iniziale emotivamente molto forte, la trama di Murdered alle volte si dipana senza particolari colpi di scena, risultando a tratti scontata e priva di originalità, scorrendo tuttavia in maniera sempre godibile e pertinente fino alla fine.

E’ chiaro fin da subito che, a causa dell’insolita natura del protagonista, Murdered non è il classico titolo investigativo a cui si è abituati.  Ronan O’ Connor non può comunicare con i vivi, non può toccare gli oggetti e soprattutto non può, da solo, fermare il suo nemico, anche se nel corso dell’avventura incontrerà altri spiriti simili a lui, bloccati da faccende irrisolte, che lo aiuteranno a capire e conseguentemente a sviluppare le sue nuove “abilità”, indirizzandole per i giusti scopi.
Le cose cambieranno bruscamente grazie all’incontro con una giovane medium, l’unica in grado di vedere e sentire l’anima del defunto, che suo malgrado si ritroverà invischiata nella difficile quanto pericolosa vicenda, diventando il solo punto di collegamento tra il mondo dell’investigatore e quello reale.

La scena del delitto di Ronan O’ Connor è proprio quella dove si inizieranno a muovere i primi passi, prendendo confidenza con il gameplay vero e proprio. Qui il giocatore imparerà ad usare le molteplici abilità del detective, che oltre a poter contare su brillanti capacità deduttive, sarà anche in grado di passare attraverso i muri e di possedere le persone ancora in vita, leggendone i pensieri e talvolta condizionandoli per ottenere importanti informazioni. Lo schema di risoluzione di un enigma è sempre il medesimo: Ronan dovrà collezionare un certo numero di indizi ed in seguito avanzare la conclusione secondo l’ipotesi più logica, incastrando insieme uno o più segni trovati. Leggendo la mente dei testimoni ad esempio, verrà a conoscenza di particolari che possono sfuggire ad un’analisi superficiale oppure potrà “svelare” tracce , immagini o sensazioni rimaste impresse nel tempo e nello spazio, alle quali riuscirà ad accedere grazie alla sua particolare condizione spirituale.
La difficoltà nel reperire determinati indizi è tutta nelle capacità del giocatore di associare più idee apparentemente separate, per creare un’unica inconfutabile verità. Tutti i dettagli importanti sono infatti evidenziati da un’aura luminosa ed è davvero difficile non notarli, soprattutto grazie al comodo taccuino di O’ Connor (al quale si potrà accedere premendo il touch-screen del dualshock 4), che fungerà da pratico memorandum su tutti i casi aperti, indizi ancora da trovare e collezionabili sbloccati.

Peccato che già dopo alcune ore compaiano i primi evidenti limiti di queste nuove abilità: saranno molto poche le persone condizionabili da Ronan e comunque capaci di compiere solo una singola azione per volta sotto il suo influsso. Le menti da leggere non offriranno una gamma molto varia di pensieri, cosa che ben presto ci distoglierà dall’iniziale bramosia di voler penetrare i segreti di ogni individuo incontrato. Le stesse indagini da portare a termine sono complicate solo all’apparenza: gli indizi rivelatori ed i veri motivi che si celano dietro quelli che sembrano veri e propri casi criminali da giallo tascabile, risulteranno tutti facili da trovare e da collegare. Nel caso la deduzione risultasse sbagliata non ci sarà nessuna conseguenza per il giocatore -se si esclude l’abbassamento generale del punteggio- che comunque non andrà ad inficiare in alcun modo sul finale.
Scompare così anche quel minimo senso di sfida dovuto allo sforzo mentale, in quanto i più pigri (e i meno attenti alla valutazione finale) non dovranno fare altro che provare le diverse combinazioni di indizi finché non trovano quella corretta.

Gli sviluppatori hanno tentato di innalzare il livello di sfida generale inserendo nel gioco misteriose forze maligneaventi come unico scopo quello di impossessarsi delle anime ancora legate al mondo terreno. Questi demoni risultano un pericolo mortale solo se attaccati frontalmente, in quanto le loro percezioni risultano poco sviluppate; Ronan potrà quindi evitare i loro sguardi nascondendosi dentro le auree lasciate da altri fantasmi prima di lui o attirandoli lontano con alcuni espedienti non proprio convincenti. Attaccandoli alle spalle inoltre, questi demoni potranno essere eliminati definitivamente grazie ad una rapida sequenza QTE; in caso di fallimento però, noteranno Ronan e lo faranno soccombere.

Nonostante si apprezzi il tentativo di rendere Murdered leggermente più competitivo, distraendo il giocatore dalla incombente ripetitività indagativa del titolo, l’introduzione di questi pattugliatori nemici risulta fine a se stessa, in quanto la loro presenza non viene in alcun modo approfondita durante il gioco, se non con mezze frasi sussurrate da personaggi secondari ed alcuni ambigui avvertimenti. Fanno il proprio dovere fungendo da piacevole diversivo, ma nulla più.

Fortunatamente, passando da un luogo all’altro per completare la main-quest, Ronan avrà la possibilità di visitare pseudo-liberamente la cittadina di Salem, dove sono celate numerose missioni secondarie e crimini da risolvere. Se è vero che il detective non può comunicare con i vivi, è altrettanto vero che può farlo con i morti, interrogando e aiutando dove possibile i numerosi fantasmi che versano nelle sue stesse condizioni.
Queste “deviazioni” sono utili per svelare i numerosi retroscena dell’antica città, che nasconde un passato oscuro, ricco di spiritualità talvolta sfociata nella più nera stregoneria. A questo si aggiungono i tantissimi collezionabiliche possono essere raccolti in giro per Salem, in grado di raccontare il passato di Ronan, con dei flashback o più semplicemente con delle immagini, e di tutte le persone a lui vicine, facendo riaffiorare ricordi dimenticati. Tutto questo background informativo funziona alla grande ed oltre ad aumentare il numero di cose da fare durante i tempi morti del gioco, ne prolunga in maniera sostanziosa la longevità, che altrimenti si attesta a non più di 8 ore totali.
Anche tecnicamente Murdered soffre di alti e bassi piuttosto evidenti. Se da una parte sorprende per una pulizia grafica ed una fluidità encomiabile (nonostante la vastità di alcuni ambienti), dall’altra non nasconde una qualità visiva di basso livello, in particolar modo sulle versioni next-gen, a causa di un Unreal Engine 3 che ormai ha proprio fatto il suo tempo. Da premiare la colonna sonora che si sposa perfettamente con la narrazione cupa e vagamente noire del titolo, andando ad enfatizzare i momenti cardine con sonorità di grande impatto, mentre il doppiaggio italiano è ben al di sotto delle aspettative, senza il minimo trasporto emotivo; uno scandalo se si pensa che il fulcro di tutta la produzione, inutile dirlo, è proprio il dialogo.

In conclusione…

Murdered è un gioco riuscito a metà. La parte investigativa è ben articolata e presenta alcuni momenti di spicco che raramente è possibile apprezzare nelle produzioni odierne. Ma in un secondo tempo (soprattutto verso la fine) fatica a mantenere alto il livello di suspense, facendo irrimediabilmente crollare la curiosità e l’interesse del giocatore, complice una ripetitività a tratti eccessiva ed un livello di difficoltà praticamente assente.
La buona varietà di missioni secondarie e di extra da collezionare forniscono un riuscito espediente dalla linearità del gioco, aggravata purtroppo da una longevità appena sufficiente per un’avventura di questo calibro. Ciò nonostante l’esperimento di Airtight Games ribalta con successo le conformi regole di indaginee si priva quasi totalmente della componente più cara ai videogiocatori, quella dell’azione e del combattimento, in favore di un gameplay riflessivo e finemente ricercato. Pur conscio dei suoi numerosi difetti, Murdered: Soul Suspect accompagna il giocatore in un mondo oscuro perfettamente caratterizzato; un’antico borgo, covo di un’energia spirituale mai sopita che ha come cardine un mistero irrisolto. Un’avventura con del grande potenziale, purtroppo non sfruttato come si deve.

Voto: 6,5/10

Amante dei tatuaggi e del buon vino, crede fermamente nella vita extraterrestre. Ha una passione viscerale per i videogames maturata nel tempo, che lo ha portato a scrivere per molte riviste italiane e siti web specializzati nel settore.

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