Nintendo Pocket Football Club – Recensione

Nintendo Pocket Football Club – Recensione

Fin dalla sua prima apparizione in un Nintendo Direct di qualche mese fa, Nintendo Pocket Football Club ha destato la curiosità e l’interesse sia di quella fetta di pubblico che mastica calcio dal giorno alla notte, che di chi mai nella vita avrebbe creduto di metter mano ad un manageriale calcistico. Da questa semplice premessa Hiroyuki Sonobe ed il suo team, ParityBit, hanno dato vita a Calciobit (questo il nome con cui è conosciuto in Giappone), che significa letteralmente “calcio giocato in un breve intervallo di tempo”. L’intento di Sonobe è infatti chiaro fin dai primi minuti di gioco, ma basterà questo a fare di Nintendo Pocket Football Club un fuoriclasse?

La filosofia dietro questo inusuale esperimento sta quindi tutta nel suo nome (originale), ovvero permettere a chiunque di approcciarsi ad un manageriale calcistico con semplicità e in poco tempo, senza per questo rinunciare al piacere di vedere la propria squadra crescere. Le nostre prime scelte riguarderanno il nome, la nazionalità (che servirà per far confluire i nostri risultati nelle classifiche online mondiali), le maglie (in casa, fuori casa e portiere) ed il logo della squadra. Da questo punto in avanti ci saranno consegnate “le chiavi” di una piccola squadra provinciale, composta da giocatori alle prime armi e promesse del calcio moderno. Il nostro obiettivo, neanche a dirlo, sarà quello di portare la nostra squadra alla gloria.

Mettete da parte statistiche e altre amenità proprie del genere, perché l’esperienza manageriale ne è stata completamente privata. Sonobe ha infatti dato vita ad un titolo che fa dell’accessibilità il suo punto di forza, spogliato del tutto della veste rigorosa e intimidatoria che è possibile trovare (a ragione) nei manageriali calcistici di SEGA. Il tutto è ridotto al pre-partita, tra strategie, formazioni e quant’altro. Nelle tattiche si possono definire alcune soluzioni chiave, come lo switch tra stile offensivo e difensivo e il marcare a uomo un giocatore in particolare. Poche statistiche, pochi fronzoli. Eppure, se da un lato questo potrebbe rivelarsi per molti un punto di forza, dall’altro l’eccessiva semplificazione potrebbe frustrare e tediare il giocatore che vorrebbe, anche in minima parte, fare quel miglio in più. A partita iniziata non è infatti più possibile gestire gli schemi e lo stile (attacco, difesa o equilibrato) dei nostri giocatori.

Per effettuare queste manovre saremo costretti procedere con una sostituzione:e quella sostituzione è necessaria o meno poco importa, perché il gioco non mette in condizione di agire altrimenti. A tutto ciò si aggiunge l’obbligo di assistere all’intero match, senza la possibilità di poter mandare in avanti gli eventi della partita o, addirittura, di saltarne completamente la visione. Una precisa scelta di design che fa a pugni con le fondamenta stesse su cui poggia l’esperienza: l’assenza di un effettivo controllo della propria squadra porta il giocatore ad assistere più da spettatore che da manager. La veste grafica, per fortuna, riesce a porre rimedio a questo conflitto, con uno stile volutamente old-school estremamente piacevole alla vista nonostante la sua semplicità.

Non è da meno l’accompagnamento sonoro, poco invasivo e minimalista che ben si sposa con il ritmo e lo stile di gioco. Assistere alla partita e vedere questi piccoli giocatori effettuare cross, assist e rovesciate è senza dubbio “simpatico”, ma abbastanza per tenere l’interesse alto per un massimo di 20 minuti (reali)? Spetterà a voi deciderlo, ma per un titolo la cui filosofia è offrire del “calcio giocato in un breve intervallo di tempo“, un approccio simile fa effettivamente storcere un po’ il naso.  Spostiamo ora la nostra attenzione al di fuori del campo di gioco: la nostra piccola cittadina funziona da HUB di gioco, con la possibilità di poter scegliere tra l’aereoporto, che permette sfidare altri giocatori online per accrescere la fama della nostra nazione (non ci è stato purtroppo possibile testare questa funzionalità ndr); il campetto, in cui effettuare i nostri allenamenti; la sede amministrativa; in cui gestire gli aspetti burocratici della squadra ed il calciomercato e quant’altro.

Navigare tra i menù è del tutto indolore, così come avviene per gli allenamenti dei nostri giocatori. L’allenamento è infatti basato sull’utilizzo di alcune carte che si guadagnano casualmente ed automaticamente durante il corso di una partita. Queste potranno essere utilizzate, fino ad un massimo di tre per volta, su un giocatore al fine di migliorarne alcuni dei suoi parametri. Abbiamo ad esempio un portiere che non è particolarmente effcace sui tiri alti: cosa fare? Semplice, basterà utilizzare le carte necessarie a migliorarne l’elevazione in modo da scongiurare questo tipo di problemi. Ogni parametro va infatti a gradi (da D a S) per meglio identificare le qualità di ogni singolo giocatore. Il gioco invita in tal senso a sperimentare, poiché determinati accostamenti di carte potranno portare a grandi (ed inaspettati) benefici. L’allenamento è forse la meccanica più interessante messa in piedi da ParityBit, che pur non concedendo troppe libertà, riesce a restituire nelle mani del giocatore l’effettivo senso di progressione dei propri calciatori. Calciatori che probabilmente rimarranno con noi per lungo tempo, vista la scarsa complessità del calcio mercato. 

Oltre alla semplice gestione monetaria degli ingaggi (che sarà anche basata sulla percentuale di gradimento del nostro operato, che varia a seconda di vittorie e sconfitte) potremo infatti decidere di spendere qualche soldo per accaparrarci dei giocatori migliori. Peccato però che manchi un qualsiasi filtro che permetta di scegliere con un pizzico di accortezza in più, costringendo il giocatore a doversi accontentare delle proposte giornaliere offerte dal gioco. Per non parlare della totale assenza di contrattazioni e quant’altro: se un giocatore costa tot non potrete far altro che spenderli in loco, senza trattative od offerte di sorta. La mancanza di profondità per un aspetto così importante all’interno di un esperienza manageriale è estremamente discutibile, e viene quindi da chiedersi a chi, questo titolo, sia realmente indirizzato.

In conclusione…

Nintendo Pocket Football Club offre un punto di vista sul gioco del calcio differente dal solito, privo di qualsiasi forma giocata e allo stesso tempo spoglio di tutte le variabili proprie delle esperienze manageriali. L’impossibilità di avere un controllo diretto ed efficace sul campo e sulla gestione del calcio mercato portano il giocatore ad essere relegato a mero spettatore, che non può che restare a guardare in attesa di una vittoria o di una sconfitta. Questo porterà spesso a situazioni stranianti in cui non sapremo nemmeno il motivo o la causa a cui attribuire la nostra riuscita o la nostra disfatta. Una visione d’insieme confusa che rende addirittura faticosa la sua classificazione: Nintendo Pocket Football Club è un manageriale che manca dei necessari stimoli, laddove essere spettatore a volte non basta. Il segreto sta tutto nello scoprire se l’impianto di gioco è in grado di soddisfare i vostri bisogni calcistici: se è questo il caso, allora ne avrete per decine e decine di ore. In caso contrario, dovreste probabilmente guardare altrove.

Voto: 6/10

Mi piacciono i videogiochi e mi piace scrivere, perché non unire le due cose? So anche imitare Topolino e Joe Bastianich, ma non mi pagano per farlo.

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