Dynasty Warriors 8: Xtreme Legends Complete Edition – Recensione

Dynasty Warriors 8: Xtreme Legends Complete Edition – Recensione

Tra le serie videoludiche più longeve, quella targata Tecmo Koei ed Omega Force è certamente una delle più produttive, tra capitoli ufficiali, espansioni, riedizioni  e soprattutto cross-over con grandi brand dell’animazione, come quello di Ken il Guerriero, o il ben più riuscito One Piece: Pirate Warriors. Il perché è presto detto: un enorme fanbase estremamente conservatrice ed un gameplay duttile, aperto ad influenze esterne (ma forse troppo resistente), han permesso all’universo di Dynasty Warriors e ai suoi numerosi spin-off di sapersi riproporre anno dopo anno al proprio pubblico in maniera convincente, senza troppi stravolgimenti. Una totale fedeltà alla linea che ha spesso portato la stampa a punzecchiare il brand, tacciato di essere ripetitivo e stagnante, ma talmente apprezzata dai fedelissimi che, in un’epoca di studios pronti a chiudere alla prima incertezza, continuano a supportare il marchio con moneta sonante. Ed è proprio per questa fascia di utenti che l’espansione dell’ottavo capitolo ufficiale è stata riproposta in  “Edizione Completa” sia in versione portatile (PS Vita) che, per la prima volta next-gen (esclusivamente su PS4, la versione testata), con annessi titolo base, qualche contenuto extra e la possibilità di importare i salvataggi dalla versione PS3, magari nel tentativo di conquistare, al contempo, dei giocatori del tutto nuovi.

Come da tradizione, tutto ruota attorno alla gloriosa, antica e turbolenta storia dell’impero cinese, una ricca torta con varie fazioni pronte a spartirsela come degli affamati avvoltoi, a suon di guerre, intrighi politici, alleanze e pugnalate alle spalle, elementi che ancora una volta caratterizzano le molteplici campagne a disposizione del giocatore, ognuna incentrata su una delle dinastie selezionabili (quattro ufficiali, cinque  con quella offerta dall’espansione Xtreme Legends), tramite le quali sarà possibile assistere e prendere parte al susseguirsi degli eventi da differenti punti di vista e lati della barricata. Cutscenes e caricamenti infarciti di schemi ed informazioni (legate ai fatti più importanti) ci offriranno dettagli sui singoli avventimenti e sui condottieri che guidano gli sterminati eserciti pronti a darsi battaglia, così come le fasi nel quartier generale immediatamente precedenti alla guerra, durante le quali sarà possibile chiacchierare con i soldati semplici o con alcuni degli oltre 70 personaggi giocabili, tra vili strateghi, codardi senza spina dorsale e invincibili quanto temibili guerrieri, tutti impegnati a proteggere l’imperatore o il principe di turno, a sedare numerose ribellioni, a battere la ritirata con onore o a tentare un ultimo, disperato assalto per accaparrarsi preziose porzioni di territorio.

Da tradizione è anche la superficialità con la quale lo stesso materiale narrativo viene trattato, con il solito susseguirsi di guerre, cambi di barricata, tradimenti e protagonisti-macchiette intrise di stereotipi legati all’onore (o alla mancanza dello stesso), alla codardia o al carisma. E Lu Bu, protagonista della nuova campagna introdotta dall’espansione, nel suo essere uno dei personaggi più tamarri dell’intera serie, scade sin troppo spesso nell’esagerazione e nel superomismo a tratti pacchiano, sempre pronto a disperarsi per una ritirata forzata, ad opporsi ad un ordine per nulla condiviso o a sacrificare persino i propri alleati, nel nome della vittoria e della scalata al potere. La cura generale è certamente maggiore di quanto visto sinora nell’intera serie, ed è apprezzabile lo sforzo del team di offrire un contorno di livello, ma la qualità dell’intero comparto, tra caratterizzazioni estremamente approssimative e stereotipate e frasi ripetute sino allo svenimento (soprattutto quelle durante i combattimenti), rimane ancora una volta bassa.

Rimane però il gameplay l’elemento più “stantio” della serie, anch’esso potenzialmente aperto ad un ampio ventaglio di implementazioni che vengono però introdotte di capitolo in capitolo con il proverbiale contagocce. La legnosità generale dei controlli rimane ma viene sempre più smussata, e la sindrome del button mashing che ha sempre afflitto le produzioni Omega Force viene ulteriormente attenuata con iniezioni di combo e trovate che durante gli ultimi capitoli, complice forse le sperimentazioni effettuate in occasione dei vari cross-over, hanno reso l’esperienza decisamente meno piatta e noiosa, pur mantenendo quella ripetitività, fisiologica nel susseguirsi di battaglie e massacri di migliaia di manichini non troppo astuti, che continua a tenere lontani i neofiti e a rapire gli aficionados.

La base rimane la stessa: interi eserciti da sterminare a suon di attacchi, sotto forma di un numero sempre maggiore di combo ed attacchi speciali (come il secondo EX attack recentemente aggiunto), di attacchi Musou (pirotecniche super-mosse che danno il nome all’intero genere d’appartenenza della serie), storm-rush e rapidissimi cambi di armi (alternando tra le due precedentemente equipaggiate), il cui elemento, oltre ad offrire una maggior potenza d’attacco, si rivelerà essere un inaspettato elemento strategico di cui tener conto con le unità nemiche speciali, ovvero anonimi comandanti di truppe, guardiani dei vari cancelli sparsi nelle numerose mappe o veri e propri generali, dotati di abilità e personalità proprie, le uniche entità in grado di dare un minimo di mordente a combattimenti perennemente minati dallo spirito da “carne da macello” dei numerosissimi nemici presenti su schermo. Ognuno di loro avrà infatti una resistenza ed una debolezza ad un determinato elemento, e sarà premura del giocatore selezionare la giusta arma al giusto momento per poter arrecare più danno possibile, o rischiare di incassare a sua volta più colpi, tenendo bene a mente la difficoltà nella quale è incappato e regolarsi di sorta prima di iniziare ancora una l’intera battaglia, magari dopo una mesta sconfitta.

Oltre a poter scegliere tra due o più condottieri, a seconda dei personaggi coinvolti in quella particolare fase storica, il giocatore avrà la possibilità di equipaggiare le armi ottenute sul campo o acquistate dai fabbri, non senza l’imbarazzo della scelta tra numerosissimi modelli e tipologie differenti, un ottimo modo per variare la propria tattica ad ogni incontro e spezzare il più possibile la noia, così come delle abilità, ottenibili tramite delle sfide, alcune semplici, altre davvero complesse, che andranno ad offrire utili potenziamenti legati alla difesa o all’attacco, boost semi-permantenti che fanno il paio con i power-up temporali che appariranno dopo aver sconfitto un nemico particolarmente ostico, contro i quali conviene sfruttare la “Rage“, sorta di modalità “berserk” durante la quale il furioso protagonista di turno sferrerà attacchi ancor più potenti e ad una velocità maggiore. A variare le battaglie ci penseranno anche degli specifici obiettivi e condizioni da rispettare, come lo scortare e difendere determinati individui, o l’uccidere un particolare nemico, magari prima che fugga via, portando il giocatore a rimbalzare da un punto all’altro della mappa e a limitare lo scriteriato button smashing, spronandolo piuttosto di soddisfare precise richieste.

In aggiunta allo Story Mode, che vi suggeriamo di completare per primo (disputabile anche Online), in modo da poter sbloccare quanti più stage, equipaggiamenti ed abilità, magari potenziando nel mentre il vostro eroe preferito facendolo salire di livello (con un level cap passato da 99 a 150 in Xtreme Legends), Omega Force ha ben pensato di offrire al giocatore, come di consueto, un buon numero di modalità extra in grado di estendere ulteriormente la già mastodontica longevità, unitamente alla possibilità di sfruttare il proprio savegame risalente a Dynasty Warriors 8 per PS3, compatibile con le Complete Edition per PS4 e PS Vita. Si passa dal Free Mode, in cui si potranno affrontare i singoli stage a proprio piacimento, il Challenge Mode, con numerose e peculiari sfide (a tempo e non) da portare a termine, fino all’Ambition Mode, un buonissimo tentativo di applicare il ripetitivo gameplay dei combattimenti ad una inedita componente gestionale, ancora acerbo ma che nei futuri capitoli potrebbe regalare più di una soddisfazione. Tale modalità prevede infatti di gestire uno spoglio avamposto da far crescere e sviluppare, fino a costruire una Tongquetai nella quale ospitare l’illustre Imperatore in persona: bisognerà quindi guadagnare materiali, fama e generali, tutti da conquistare compiendo un gran numero di brevi missioni, investendo oculatamente al contempo le proprie risorse per migliorare gli edifici del luogo, come la bottega o il fabbro. Un piacevole divertissement che verrà sicuramente apprezzato dai fan di lunga data nella sua veste rinnovata di questo capitolo, ma nulla in grado di far gridare al miracolo.

Essendo un porting di un titolo che non ha mai fatto parlare di sé per il comparto tecnico, l’approdo su PS4 è molto più tiepido del previsto. Pur offrendo un sistema di illuminazione migliorato, personaggi molto più curati ed estremamente dettagliati, ed un frame-rate più solido ma pur sempre appesantito, il confronto con i compagni di scuderia è davvero imbarazzante.  L’impatto generale lascia a desiderare, tra texture sporche e degli elementi ambientali spigolosi e davvero brutti da vedere, una scenografia perennemente spoglia che ospita una massa informe di individui tutti simili tra loro che, il più delle volte, rimarranno pazientemente immobili ad attendere un nostro attacco.

Un panorama più piacevole del solito, non c’è dubbio, ma comunque poco entusiasmante graficamente come sempre, accompagnato da  brani musicali tanto energici quanto anonimi, così come le voci prive di personalità che animano un roster ancor più ricco in questa incarnazione. Sono certamente apprezzabili invece le feature extra, come quelle legate al DualShock 4 (tra i dialoghi sparati dagli altoparlanti o il touchpad sfruttato come se fosse un tasto Start), così come la ben più gradita compatibilità con i salvataggi della versione PS3 del gioco base risalente allo scorso luglio, che permetterà ai giocatori più fedeli (e previdenti) di poter proseguire nella loro scalata al potere anche su console next-gen.

In conclusione…

La longeva serie targata Omega Force continua la sua inarrestabile avanzata, fatta di lievi migliorie aggiunte come singoli tasselli di un enorme puzzle non molto bello esteticamente, un po’ noioso da completare ma soddisfacente da osservare una volta appeso al muro, che conferma pienamente le aspettative dei fan più sfegatati, ma non sembra ancora pronto a conquistarsi la fiducia di nuovi eserciti di utenti. La maggior varietà di modalità, attacchi e struttura dei singoli scontri è certamente un passo avanti rispetto al recente passato, con un button mashing un po’ più ponderato  e un rimbalzare da una parte all’altra della mappa più ragionato, ma la ripetitività generale e il piattume del comparto narrativo ed artistico, sempre privi di qualsivoglia guizzo, non riescono a lasciare il segno. La modalità Ambition, ampliata e migliorata, rappresenta certamente un ottimo trampolino di lancio verso orizzonti più appaganti, ma è inutile ribadire che la serie, dopo quasi venti anni, ha decisamente bisogno di una svecchiata generale.

Gli utenti PS4 in attesa di qualche titolo più succulento che han sempre sentito parlare di questo “Dynasty Warrior” potrebbero anche farci un pensierino, data l’inedita veste next-gen e i ricchi contenuti di questa “Complete Edition”, ma se vi aspettavate profonde innovazioni, vi conviene guardare altrove.

VOTO: 6,5/10

Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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