Dragon Ball Z: Battle of Z – La Recensione

Dragon Ball Z: Battle of Z – La Recensione

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Quando si parla di titoli come Dragon Ball (o come Hokuto no Ken et similia), viene naturale parlare non di semplici saghe a fumetti, ma di vere e proprie epopee. Sono opere che rimangono in maniera indelebile nella mente dei lettori, e che restano come ricordi preziosi nella fantasia di ognuno. Ed è proprio questa loro tendenza a rimanere un punto fisso nell’immaginario delle persone, che li rende così appetibili nello spietato mondo del merchandising, ed ovviamente anche in quello videoludico. Le trasposizioni su piattaforme di intrattenimento infatti, soprattutto quelle dedicate alla serie Z, sono state realmente una marea, tanto che se dovessimo contarle tutte dai lontani anni ’80, arriveremmo quasi alla bellezza di ottanta titoli. Una cifra che possiamo definire di tutto rispetto, e che grazie alla nuova generazione di console, vedremo sicuramente aumentare in un futuro forse non molto lontano.
Per la legge dei grandi numeri però, è normale che tra tutti i titoli pubblicati, qualcuno non sia eccessivamente “attraente” o ben riuscito. Se dobbiamo essere sinceri, gli ultimi episodi cominciavano a proporre un plot troppo spesso riciclato, e questo sicuramente non segnava un punto a favore della saga, che prova a risollevarsi grazie a questo nuovo prodotto targato Namco Bandai. Saranno riusciti i nostri eroi a superare il proprio limite ancora una volta?

Lo ameranno: i fan di Akira Toriyama e della saga di Goku e compagni.
Lo odieranno: coloro che non sopportano i titoli eccessivamente confusi e veloci.
È simile a: Dragon Ball Z: Ultimate Tenkaichi, Dragon Ball: Raging Blast 2.

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Titolo: Dragon Ball Z: Battle of Z
Piattaforma: PlayStation 3, Xbox 360, PlayStation Vita
Sviluppatore: Artdink
Publisher: Namco Bandai
Giocatori: 1-2
Online: 2-8
Lingua: Italiano (Testi) / Inglese/Giapponese (Parlato)

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Cha-La Head-Cha-La

Il nostro nuovo viaggio nel mondo di Goku e compagni comincia con una sequenza animata, un po’ come accadeva ai vecchi tempi. La qualità del tratto non è proprio ai massimi livelli a cui ci ha abituati il maestro Toriyama, ma ci possiamo accontentare. E questo è un bene.
Nello stesso filmato appena citato, è stata usata la sigla originale giapponese della serie, ovvero Cha-La Head-Cha-La, che ascolteremo leggermente mixata per renderla DB2un pochino più “odierna” ai nostri padiglioni auditivi. Ed anche questo è un bene (più o meno).
Durante queste prime scene inoltre, si notano anche riferimenti all’ultimo film della saga, Dragon Ball Z: Battle of Gods, già uscito sul suolo giapponese e che a breve sarà protagonista di un evento cinematografico anche qui in Italia. E questo per il momento lo lasceremo come una bella incognita.
Una volta all’interno, un normale utente, o meglio un normale videogiocatore, si aspetterebbe principalmente una singola cosa: una modalità Storia che, partendo dall’inizio, attraversi per filo e per segno la trama del manga o del cartone. Qui è così, ma non è così. Spieghiamo meglio. Il filone principale della trama viene “vissuto” da più di un singolo punto di vista, ma viene trattato in una maniera superficiale e non proprio approfondita. Non ci sono molte spiegazioni dettagliate di quello che succede, e non tutti gli eventi che intercorrono tra una missione/combattimento e l’altra/o (in cui è strutturato il gioco) sono spiegati almeno il minimo indispensabile per essere compresi da chi si avvicina al gioco senza conoscere i Saiyan. A prima vista comunque la scelta sembra essere voluta, ed infatti ci ritroviamo davanti ad una modalità chiamata “Giocatore DB4Singolo” e non “Storia”. Peccato però che in questo modo la trama risulti tutt’altro che avvincente ed emozionante, anzi crolla terribilmente mostrandosi piatta ed a tratti addirittura poco chiara.
Gradevole invece il poter migliorare il proprio combattente con gli oggetti o le carte collezionabili (da vincere nei vari incontri o acquistare al negozio). Un po’ scontato invece il classico sistema di crescita del giocatore in stile gioco di ruolo, che fa guadagnare esperienza e livelli, ma che di concreto poi in fin dei conti non fa che cambiare il numerino vicino al nome.

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Combattendo riempirete la barra Genki, energia che alla fine dell’incontro potrete donare ad altri giocatori che giocano in tutto il mondo.

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Big Bang Attack

Dopo questa premessa, ci piacerebbe poter dire che quello che c’è di carente nella trama, viene sopperito dal gameplay del titolo, ma anche qui, nonostante alcune piccole differenze, ci troviamo davanti ad una situazione sostanzialmente uguale a quella presente nei suoi recenti predecessori; e questo non è propriamente un bene. DB5Che Dragon Ball: Battle of Z fosse un picchiaduro a spazio aperto, non era una novità. I combattimenti si svolgono tra due squadre avversarie che possono essere formate da un minimo di uno ad un massimo di quattro personaggi. Tutti i combattenti possono muoversi in qualsiasi direzione, ivi compreso il volo; ma fin qui non vi stiamo dicendo nulla di particolarmente eclatante. Gli scontri sono molto dinamici, ma proprio per questa ragione rischiano di essere anche troppo confusi. A questa confusione, danno poi il colpo di grazia il sistema di puntamento e la gestione della telecamera, che insieme potrebbero generare un nuovo significato della frase “ho il mal di mare”. Questo binomio (sistema di lock-on più telecamera), in alcuni casi cercherà angolazioni impossibili (oltre che totalmente inutili), ed in maniera inversamente proporzionale alla pericolosità della situazione. In pratica, più avrete necessità di tenere sotto controllo il nemico che vi si sta avvicinando minacciosamente, più aumenterà la probabilità che dopo uno scatto di quest’ultimo nelle vicinanze di un ostacolo, non siate più in grado di vedere praticamente un tubo.

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E’ possibile scegliere una squadra anche tutti a quattro i personaggi uguali. Non sarà realistico, ma se ti trovi davanti quattro Super Saiyan fanno paura eh…

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Kamehameha

Graficamente è stato mantenuto l’ormai consueto cel-shading, seppur con un bilanciamento sui colori e sull’illuminazione generale. Questo ha giovato sicuramente alle ambientazioni, che nonostante la tecnica utilizzata provano a sembrare un po’ più realistiche (e riuscendoci pure in alcuni frangenti). I personaggi al contrario, DB7sono stati un po’ danneggiati da queste scelte, riportando effetti di luce ed ombra poco gradevoli, e chiaroscuri nel tratto che spesso fanno pensare che nel complesso visivo ci sia qualcosa che non quadra del tutto. Immancabili le problematiche legate alle collisioni tra personaggi, ambientazioni e quanto dovrebbe essere solido negli ambienti. Errori su cui comunque possiamo (forse) chiudere un occhio, principalmente per l’alta reattività degli scontri.
Per quello che riguarda la localizzazione, fortunatamente avevo avuto l’accortezza di mettermi il cuore in pace fin dall’inzio. Non nutrivo la minima speranza di trovare il doppiaggio in italiano, al massimo quello in inglese con il supporto dei testi nella nostra lingua. E così è stato infatti, ed onestamente è stata anche una fortuna. Questo perché, ringraziando il cielo, oltre all’audio in inglese, è presente anche quello originale in giapponese, che significa poter sentire, per esempio, la parola “Kamehameha” durante i relativi colpi in combattimento. Notate bene che ho proprio detto “Kamehameha”, non “Onda energetica”, esattamente “Kamehameha”. Perché “Kamehameha” è bene, “Onda energetica” è male, molto male.

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Occasionalmente, se riuscirete a sincronizzare i vostri attacchi con quelli di uno o più compagni, avvierete dei colpi speciali in “stereofonia”, che faranno sentire al vostro avversario una compilation di schiaffazzi da ricordarla per un bel pezzo…

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Il multiplayer che non ti aspetti

Il comparto multigiocatore del titolo è forse la parte più interessante del pacchetto. La modalità in cooperativa con altri giocatori umani non aiuta ad innalzare il livello del gioco in singolo, ma almeno ve lo rende più sopportabile (del resto si dice “mal comune, mezzo gaudio” no?!). Fate attenzione però, perché se non occuperete DB9tutti e quattro i posti disponibili nella squadra con dei giocatori umani, potrete sopperire con quelli guidati dalla CPU, esponendovi così a premature sconfitte causa manifesta inferiorità. Il più delle volte in cui fallirete una missione infatti, sarà probabilmente causa dei vostri compagni digitali, che dopo avervi indebitamente consumato tutte le possibilità di respawn a vostra disposizione, consegneranno la vittoria al vostro avversario. Unica controindicazione di tale modalità è quella di giocare con alleati che sono un po’ più avanti nella trama, perché i progressi non vengono salvati se la missione che si va a completare non è stata precedentemente sbloccata.
Esiste anche una sezione competitiva nel comparto multiplayer, che poco aggiunge al gameplay già descritto fino ad ora. Unica cosa degna di nota è forse la modalità in cui le squadre saranno chiamate in causa per cercare le sette sfere del drago. Modalità sicuramente carina, ma tendenzialmente fine a se stessa.

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L’ultimo dei Saiyan… per ora…

Raccolte tutte le sfere del drago, l’unico desiderio che ci viene spontaneo da chiedere al drago Shenron è che il prossimo titolo renda giustizia al capolavoro di Akira Toriyama, perché quello corrente non è riuscito a fare poi tanto. Certo, è sicuramente un passo in avanti rispetto ad alcuni predecessori, e risulta decisamente migliore sotto alcuni aspetti, ma non è ancora abbastanza DB11per poterlo considerare degno dell’opera di cui vuole essere un tributo. I problemi sono evidenti, ed incidono in buona parte sulla delusione a cui un vero fan potrebbe andare incontro. Per l’amor del cielo, a parte un po’ di stress e nervosismo in campo, giocato in gruppo ed in cooperativa il titolo da sicuramente più soddisfazioni, ed il netcode riesce a reggere molto bene, ricorrendo alle sincronizzazioni solo in casi estremi o comunque poco frequenti; ma per reggere il peso del nome Dragon Ball Z c’è bisogno di una marcia in più.
E’ un gioco destinato esclusivamente ai fan della saga? Nì. Nel senso che questa particolare categoria potrebbe sicuramente apprezzarlo di più rispetto ad un utente medio. Chi già di partenza si considera impacciato in giochi veloci e altamente reattivi, può tranquillamente girarci al largo; ben vengano invece i nuovi provetti Saiyan, o neofiti che dir si voglia, purché siano consapevoli di addentrarsi in un titolo che complessivamente supera di poco la sufficienza. Big Bang Attack a tutti.

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Secondo parere (PS Vita) by Icilio “Kaltmond” Bellanima

redazione_img-icilioE anche per PS Vita è giunto il momento di accogliere l’epica saga dei Sayan. Una serie, quella di Dragon Ball, in grado di rapire milioni di spettatori e, nell’ultimo decennio, anche videogiocatori, con capitoli che non sempre hanno incontrato il favore della critica, ma quello del pubblico, in compenso, è sempre rimasto costante ed altissimo. La versione handheld di questo Battle of Z non si scosta minimamente, dal punto di vista dei contenuti e del comparto tecnico, da quella home-console, garantendo la stessa quantità di frenesia, dettaglio visivo per nulla malvagio e difetti. Se però i controlli risultano lievemente più impegnativi da padroneggiare (nelle fasi più concitate si sente la mancanza dei due grilletti extra per via degli attacchi ad essi associati), l’attitudine spiccatamente online del titolo sfrutta al massimo la natura portatile della bistrattata figlia minore di Sony, permettendoci di giocare in multigiocatore sia via wi-fi che tramite partita ad-hoc, un pregio innegabile perché si sa: sbeffeggiare gli avversari via microfono è arte, ma averceli davanti è un altro paio di maniche. 1374482474-4340-dbz-boz-018

Da menzionare è sicuramente il cross-play con la versione PS3, grazie al quale potrete condividere con entrambe le piattaforme un unico salvataggio, una feature certamente apprezzabile, ma superflua per un titolo che non gode di chissà quale mastodontica longevità, mentre tra i peccati mortali non possiamo non segnalare l’assenza del doppiaggio in lingua originale (giapponese), sostituito unicamente da quello inglese: sicuramente uno smacco per i puristi. D’altro canto, da vecchio fan della serie che raramente si è accostato alla incarnazione videoludica (ma il disco di Final Bout lo consumai, posso garantirvelo), ho apprezzato le sottilissime venature ruolistiche (che qualche vantaggio tattico, nelle battaglie più complesse, riescono a garantirlo) e il picchia picchia furioso, che se svolto in compagnia garantirà certamente più di una soddisfazione. Insomma, se PS Vita è l’unica delle tre console in vostro possesso e non potete fare a meno dei Sayan, non pensate di trovarvi al cospetto di una versione mutilata! Ma occhio alla questione del doppiaggio giapponese…un dettaglio che non rovina l’esperienza, anzi, ma che inevitabilmente farà storcere qualche naso.

Fin da piccolo ho sempre amato le storie, che fossero raccontate da un libro, un fumetto, un cartone, un film, o soprattutto da un videogioco. Alcune le ho solo viste, altre le ho sentite così mie da avere l'impressione di averle vissute, ed altre ancora le ho addirittura scritte. Forse sono un pazzo o un sognatore, o tutte e due le cose. Ma continuerò a sognare ed a vivere avventure, per poter dire un giorno "fammi rubare Capitano, un'avventura dove io son l'eroe che combatte accanto a te".

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