Divinity: Dragon Commander – La Recensione

Divinity: Dragon Commander – La Recensione

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Tra le software house minori che gravitano appena fuori dal circuito delle produzioni tripla A, non sono molte quelle in grado di vantare i risultati ottenuti dal team belga Larian.
Pur non disponendo di budget stratosferici, in meno di un decennio lo studios europeo ha infatti saputo creare un solido universo di gioco apprezzato da moltissimi giocatori, facendone (intelligentemente) capitolo dopo capitolo il proprio cavallo da battaglia. Parliamo naturalmente della saga fantasy Divinity, brand di stampo ruolistico destinato a breve ad arricchirsi di un ulteriore episodio (dal titolo Original Sin) finanziato tramite crowdfunding su Kickstarter, ennesimo risultato che sottolinea il positivo riscontro della community di quanto realizzato in questi anni dagli sviluppatori in questione.

Tuttavia, lungi dall’adagiarsi sugli allori restando ancorati ad una formula ormai affermata, Larian Studios ha anche dimostrato una discreta dose di coraggio, lanciandosi parallelamente in una produzione alternativa, sebbene sempre legata alle vicende di Rivellon (mondo di gioco in cui si svolgono le avventure targate Divinity), staccata completamente in termini di gameplay da quanto visto fino ad ora. Una sorta di spin-off/prequel associato al brand solo dal contesto narrativo, con il quale offrire al giocatore qualcosa di completamente nuovo: Divinity: Dragon Commander.
Un titolo che nasce sotto il segno dell’originalità e del desiderio di sperimentare. Elementi che, sommati al curriculum degli sviluppatori, costituiscono certamente un primo motivo di attenzione.

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Lo ameranno: i pionieri delle novità ed i giocatori versatili sul fronte gameplay
Lo odieranno: i puristi del genere RTS
È simile a: difficile dirlo

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Titolo: Divinity Dragon Commander
Piattaforma: PC
Sviluppatore: Larian Studios
Publisher: Larian Studios
Giocatori: 1
Online: 1-4 giocatori – Competitivo
Lingua: Completamente in inglese

Come anticipato, il familiare background fantasy si limita a contestualizzare un’esperienza di gioco che, controlli alla mano, non ha nulla a che vedere con i precedenti episodi della saga. Il tradizionale genere GdR infatti qui cede il passo ad una struttura ibrida che fonde ruolistica, strategia a turni, RTS e persino action combat in terza persona.

Senza girarci intorno, nonostante un acerbo bilanciamento dei generi coinvolti, con l’inevitabile semplificazione delle meccaniche di gioco in alcune fasi, l’esperimento risulta obiettivamente riuscito. E le diverse modalità offerte dal menù iniziale, che spaziano dalla campagna single player (che è possibile affrontare anche con settaggi custom), alla schermaglia, al multiplayer, contribuiscono ad innalzare il valore e la longevità di un titolo che potrebbe conquistare il consenso di un ventaglio eterogeneo di giocatori.

Ma scendiamo nel dettaglio.

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8800 Anno Rivellonis

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Un’introduzione eccessivamente sbrigativa (anche nella realizzazione tecnica) ci porterà a vestire i panni del figlio-drago illegittimo dell’imperatore, benevolo reggente recentemente assassinato dai nostri malvagi fratellastri. Rivellon, adesso dilaniata dalle loro ambizioni, precipita nel caos di una guerra per il predominio sull’impero, e solo noi, sostenuti e guidati dal mago Maxos, fidato amico di nostro padre (e figura già nota agli appassionati della serie), disponiamo del titolo e dei mezzi per riportare equilibrio nel regno. Come se non bastasse, a corredo delle nostre credenziali si aggiunge anche il potere, non da poco, di trasformarci all’occorrenza in un feroce drago.

Posti senza troppe cerimonie al comando della nave imperiale Raven, bastimento volante che funge da base operativa per l’ardua impresa, inizia dunque la nostra avventura, strutturata di fatto come una campagna militare a tutto tondo.

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Politically…

Fissato il plot non proprio originale, la narrazione riesce tuttavia a coinvolgere grazie alla componente GdR del titolo. Confinata a bordo del bastimento aereo, questa porzione di gameplay verte sui dialoghi con i nostri eccentrici generali e, soprattutto, su quelli a sfondo diplomatico con le rappresentanze delle razze che popolano il regno. Proprio le scelte effettuate nel corso di questi ultimi si riveleranno determinanti, conducendo a conseguenze più o meno vantaggiose nel corso della partita. 

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Al tavolo della diplomazia non sarà facile ottenere il consenso generale

Tali sessioni, impreziosite dall’attenta caratterizzazione dei nostri interlocutori (intenzionalmente caricaturale), dai temi trattati, nonché dai dilemmi sui quali pronunciarci (di innegabile attualità), sapranno tenere vivo l’interesse in quelli che di certo si riveleranno i frangenti meno dinamici della multisfaccettata esperienza di gioco.
screen4ddcA bordo della Raven tra l’altro non dovremo solo cimentarci in politica o tenere il punto della nostra impresa conversando con i generali e magari dando una sbirciata al The Rivellon Times (testata locale che di volta in volta dedicherà la prima pagina alle nostre gesta, riportando la popolarità di cui godiamo). Spostandoci tra i ponti della nave, il cui design steampunk riesce nell’intento di immergere il giocatore in una scenografia da centro operativo itinerante, troveremo infatti anche aree in cui portare avanti progetti utili per il conflitto, spendendo appositi punti ricerca al fine di sbloccare tecnologie belliche e potenziamenti per il drago che alberga in noi.

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E come se non bastassero i problemi del regno, presto ci faremo carico anche delle esigenze di una consorte

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L’arte della guerra

Quando lo riterremo opportuno, dalla plancia di comando potremo poi accedere alla mappa di gioco, addentrandoci nell’anima strategica a turni di Divinity: Dragon Commander.
Stagliandosi dinanzi a noi come un tradizionale gioco da tavolo, una Rivellon in salsa Risiko presenterà le regioni sotto il nostro controllo, quelle dominate dai nemici e le eventuali zone ancora neutrali.
screen6ddcIn questa fase sarà finalmente possibile mettere alla prova le nostre doti di comandante in capo, pianificando al meglio gli spostamenti, dando battaglia, impiantando strutture per la produzione di truppe e mezzi, di reperimento risorse o di supporto strategico per la nostra partita (ad esempio locande in grado di sbloccare i mercenari).
Il tutto accompagnato da un gradito ma superficiale sistema di carte giocabili che, se gestite con oculatezza, ci consentiranno di indebolire il fronte avversario in vista di uno scontro, di incrementare il rendimento di un territorio, ed in generale di ottimizzare con bonus di diversa natura il nostro turno di gioco. Proprio le carte a nostra disposizione saranno frutto delle scelte diplomatiche effettuate a bordo della Raven, così come della costruzione di determinate strutture.

Completato il turno assisteremo alle mosse degli avversari e, nel caso di una nostra irruzione in territorio nemico o di un attacco scagliato contro di noi, seguirà il confronto con le singole battaglie innescate nel regno.

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Questa sezione si aprirà con il quadro delle forze contrapposte in una determinata area, stimando istantaneamente le possibilità di uscirne vincitori o meno. In tale fase preparatoria avremo ancora modo di influenzare le statistiche giocando ulteriori carte-bonus, qualora disponibili, per poi assegnare la guida dello scontro a chi di dovere: la scelta ricadrà su uno dei nostri generali (tutti caratterizzati da approcci peculiari), sull’anonimo esercito imperiale, o su noi stessi.
Delegando il comando della battaglia a terzi, questa si risolverà velocemente in funzione della probabilità di vittoria calcolata dal sistema, penalizzando inevitabilmente lo schieramento in netto svantaggio. Invece, decidendo di assumere personalmente il comando delle nostre armate, potremo affrontare il confronto in tempo reale assumendoci l’onere di determinarne l’esito. Ed è compiendo tale scelta che Dragon Commander si tramuta in un RTS puro (o quasi).

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Al mio segnale scatenate il Jetpack

screen8ddcOptando per la guida diretta saremo catapultati sul vero e proprio campo di battaglia, comandando in tempo reale truppe e mezzi attraverso il terreno, avviando la costruzione di impianti, unità e torrette difensive, e fornendo quando possibile supporto alle nostre forze scatenando con sommo gaudio il potere di cui disponiamo: tramutarci in drago.

La gradevole aggiunta portata al gameplay dalla trasformazione in drago convertirà momentaneamente la modalità RTS, purtroppo inflazionata da paesaggi anonimi e meccaniche semplificate che potrebbero far storcere il naso agli appassionati del genere, in un divertente shooter aereo in terza persona, lasciandoci liberi di sorvolare il teatro di guerra grazie a possenti ali e sprintando sospinti dal jetpack (!) che la bestia monta sulla schiena. Destreggiandoci in manovre aeree con le quali sarà facile prendere presto dimestichezza, avremo dunque l’opportunità di attaccare direttamente le unità nemiche e/o fornire aiuto alle nostre ripristinandone parte dell’energia.
screen10ddcI poteri della bestia si presentano sotto forma di skill di vario tipo, da configurare a piacimento scegliendo le più opportune dalla gamma a nostra disposizione, che dipenderà sia dalla tipologia di drago selezionata ad inizio campagna che dagli investimenti effettuati nell’apposita area a bordo della Raven. Nonostante il cooldown di tali abilità e la vulnerabilità della nostra personificazione alata agli attacchi nemici, l’apporto del drago, di cui solo il giocatore può usufruire nel corso della campagna single player, risulterà sempre spudoratamente determinante, sbilanciando eccessivamente gli equilibri sul terreno in suo favore. Squilibrio del quale invece non risente la modalità multiplayer, dove naturalmente anche i nostri avversari dispongono di tale potere.

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La tentazione di incarnare la mitica creatura ci spingerà spesso a scendere personalmente in battaglia

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screen11ddcLa ciclica alternanza delle sezioni di gioco, con il puntuale ritorno a bordo della Raven (accompagnato da una nuova edizione de The Rivellon Times), consentirà al giocatore di definire presto una pianificazione delle proprie mosse politiche, gestionali e belliche, alimentandone la percezione di contiguità tra l’una e l’altra. Dunque una formula che non tarda ad ingranare, tanto da spingere persino il casual gamer più distratto, magari dopo qualche turno d’orientamento speso a casaccio, ad elaborare piani lungimiranti ed azioni coerenti al fine di espandere il proprio controllo sulla mappa di gioco.

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I like

Quando un affermato team di sviluppo decide di allontanarsi dai binari collaudati delle precedenti produzioni imbarcandosi in un progetto sperimentale, rischia consapevolmente di mettere insieme qualcosa di appetibile solo per chi vaga alla ricerca dell’inedito a tutti i costi, giocandosi schiere di affezionati che ne hanno determinato il successo e scoraggiando giocatori più tradizionalisti ad avventurarsi su un terreno che potrebbe risultare troppo esotico per i loro gusti. Magro risultato che inevitabilmente conduce il suddetto team a fare ammenda, tornando sulla via maestra con la coda tra le gambe. D’altro canto, nell’eventualità più rosea, può invece dimostrare in nuove forme il proprio potenziale, soffiando sul mercato una ventata d’aria fresca con un prodotto originale ed appagante, discostandosi con successo dalla concorrenza e fissando magari un nuovo riferimento per future produzioni.

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Sebbene Divinity: Dragon Commander non rientri pienamente nel secondo profilo, non si può negare che gli si sia avvicinato più di altri. Con un mix tutto sommato ben calibrato di generi (salvo qualche calo nella sezione strategica in tempo reale ed un sistema di carte che avrebbe meritato maggiore profondità), una realizzazione tecnica sopra la media ed una richiesta d’impegno abbordabile sia dal neofita che dal giocatore più navigato, il titolo Larian Studios raggiunge un invidiabile traguardo: offrire un gameplay fluido e diversificato che, seppur spiazzante nelle fasi iniziali (più che altro a causa di un comparto tutorial migliorabile), non tarda a concretizzarsi in ore ed ore di divertente coinvolgimento una volta padroneggiato. In più, l’impronta leggera della vicenda, così come dei personaggi, in piena coerenza con la componente grafica dall’appeal fumettistico e con un audio sempre calzante (musiche, effetti sonori e dialoghi svolgono egregiamente il loro lavoro, brillando in diverse occasioni), costituiscono la cornice ideale per un gioco godibile e mai frustrante, espressamente rivolto ad un pubblico trasversale.

E poi ripeto: permette di impersonare, anche se per brevi frangenti, un drago dotato di jetpack. Dunque come si fa a non consigliarlo?

"Goonies never say die!"

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