Ryse: Son of Rome – La Recensione

Ryse: Son of Rome – La Recensione

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La visione next-gen di Crytek!

22 novembre 2013: dopo sette anni di onorato servizio la cara, vecchia Xbox 360 cede il posto alla avveniristica Xbox One, un mostro di potenza che punta a ridefinire, a detta degli sviluppatori, il concetto stesso di home entertainment. Unitamente all’avvento della novella macchina da gioco made in Microsoft, questa data verrà ricordata come quella del debutto della prima vera nuova IP next-gen: Ryse: Son of Rome.

Presentato per la prima volta all’E3 2013, Ryse ha attirato su di sé le attenzioni della platea per via di un impatto grafico senza precedenti e grazie anche ad un setting storico così appetibile e così sotto-sfruttato come quello dell’antica Roma. Attendiamo infatti dai tempi di Shadow of Rome un action in terza persona che sfrutti validamente il fascino legato a quell’epoca storica così radicata al nostro passato.

Ryse: Son of Rome è dunque riuscito a rinverdire i fasti del suo illustre “predecessore” o ci troviamo davanti all’ennesimo titolo “tutta grafica-zero giocabilità” in puro Crytek style? Scopriamolo insieme…

Lo ameranno: I patiti di TPS, tutti i giocatori alla ricerca di storie dannatamente ben narrate
Lo odieranno: Gli “open-world addicted players”
È simile a: Shadow of Rome[hr]

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en-EMEA_L_Xbox_One_Ryse_Son_Of_Rome_3RT-00013_mncoTitolo: Ryse: Son of Rome
Piattaforma: Xbox One
Sviluppatore: Crytek
Publisher: Microsoft Studios
Giocatori: 1
Online: 1-2 Competitivo-Cooperativo
Lingua : Completamente in italiano [hr]

L'Imperatore non deve morire: porta in salvo Nerone!

Nerone non deve morire: porta in salvo l’imperatore!

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The fall of Rome…

24139-ryse-son-of-rome-videodiario-su-roma_jpg_1280x720_crop_upscale_q85Roma è in rovina: il fulgido splendore dell’era imperiale è oramai un lontano ricordo. Anni ed anni di politica espansionistica e di malgoverno hanno portato la capitale del mondo ad una ineluttabile involuzione e ad un graduale indebolimento bellico; dissidi interni e faide intestine sono all’ordine del giorno e, come risultato, la stessa integrità militare dell’Urbe è collassata su se stessa porgendo il fianco a molteplici invasioni barbariche. Gli stranieri sono oramai alle porte di Roma: la città, oramai prossima alla caduta, è difesa dalle legioni romane, apparentemente impotenti di fronte allo strapotere numerico dell’orda barbarica in essere.

Nei panni di Marius Titus, centurione della milizia romana, dovremo aiutare Nerone a fuggire, garantendogli un sicuro accesso al suo rifugio, per sottrarsi alla furia omicida degli invasori. Giunti nel nascondiglio, Marius inizierà a narrare all’imperatore la sua storia spiegando e dispiegando, mediante un gigantesco flashback, gli eventi che lo hanno portato ad essere parte del novero di uomini demandati alla protezione della più alta carica dell’impero.

Inizia da qui un percorso che ci porterà a scoprire una serie di eventi mediante i quali Marius scoprirà l’amaro sapore del tradimento ed il desiderio di una fiera vendetta nei confronti dei suoi carnefici, rei di aver sacrificato il bene dell’impero a favore di macchinazioni personali. Non incederò ulteriormente nella narrazione per non spoilerare nulla della trama: le sette-dieci ore necessarie però per il completamento della stessa fluiranno via velocemente, grazie ad una narrazione convincente e, in molti punti, pregna di un lirismo narrativo capace di toccare picchi che da tempo non si vedevano in ambito videoludico.

Punto per Ryse: Son of Rome. Well done Crytek.

Sei già morto ma ancora non lo sai (Cit.)

Sei già morto ma ancora non lo sai (Cit.)

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Daje all’invasore…

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Colpisci, para, para, colpisci, colpisci, para… etc etc etc…

Dotato di una impostazione da action in terza persona con spade e armi da lancio, il gameplay di Ryse: Son of Rome fa dell’immediatezza la sua arma vincente. Pochi sono infatti i tasti fondamentali per una corretta fruizione del gioco made in Crytek: con il tasto X potremo menare fendenti, con il pulsante Y avremo la possibilità di sfondare la guardia di avversari dotati di scudo o in posizione difensiva, con il tasto B potremo rotolare via dall’azione per evitare (o almeno provarci) i colpi inferti dai nostri nemici e, dulcis in fundo, il pulsante A, debitamente temporizzato, ci permetterà di parare gli attacchi a noi indirizzati. La pressione continuata dei tasti X e Y darà luogo, rispettivamente, a colpi ed azioni di sfondamento guardia potenziate, in modo da infierire un maggior quantitativo di danno al contendente di turno. Mediante la pressione del grilletto destro (RT) avremo inoltre accesso ad una serie di efferate quanto lugubri finisher che permetteranno al nostro fido Marius di infierire sul corpo oramai morente del proprio avversario, guadagnando a sua volta, mediante una selezione operata tramite la croce direzionale, un maggior numero di punti esperienza/salute/ira.

Immediatezza, nel caso di Ryse: Son of Rome, vuol però dire semplicità e, purtroppo, ripetitività: con il graduale passaggio dei livelli aumenterà sì la bravura dei nemici che via via incontreremo, variazione che non sarà, purtroppo, accompagnata da una graduale evoluzione delle dinamiche di gioco, che verranno ascritte al trinomio Sfonda guardia, Colpisci duro, Para l’attacco.

Ryse non è di sicuro un gioco per deboli di stomaco...

Ryse non è di sicuro un gioco per deboli di stomaco…

Nemmeno i boss fight riusciranno ad interrompere la monotonia della sequenza sopraccitata: dopo poco si verrà infatti a capo della tattica per sconfiggere il nemico di turno trovandosi a ripetere, pedissequamente e senza soluzione di continuità, le stesse mosse per aver ragione dello stesso. Stesso discorso vale per l’implementazione del Kinect: a parte alcune sezioni in cui potremo ordinare (in modo vocale) attacchi dalla distanza ai nostri commilitoni, il supporto del sensore di movimento made in Microsoft è tutt’altro che essenziale per una corretta fruizione del gioco.

Nonostante dunque un comparto giocabilità in odore di old-gen,  Ryse: Son of Rome riesce nell’arduo compito di tenere legato allo schermo il giocatore fino ai titoli di coda per via sia della trama, magistralmente orchestrata e ricca di picchi narrativi di stampo cinematografico, che di questa tanto contestata ripetitività che non fa mai, comunque, storcere il naso di fronte ad un prodotto finito tutto sommato rispettabile.  Certo, siamo ben lontani dai fasti di un titolo come Shadow of Rome, per citarne uno, ma Ryse può essere considerato a tutti gli effetti come un buon capostipite, degna base per future iterazioni di quello che, sicuramente, diventerà un franchise di traino della neonata Xbox One.

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Il fascino dell’antica Roma…

… è qualcosa di sconvolgente, soprattutto se visto mediante gli “occhi” del CryEngine, motore delle meraviglie che riesce a fornirci, unico della line-up di lancio proprietaria Microsoft, una grafica REALMENTE next-gen.

Poco importa che poco prima dell’uscita si sia dovuti scendere a compromessi grafici, settando la risoluzione a 900p/30fps invece dei tanto agognati 1080p/60fps (con conseguente diminuzione del numero di poligoni del protagonista), e che il mondo di gioco sia un immenso corridoio ove non sono permesse, se non in sporadici casi, deviazioni di sorta: l’impatto grafico del gioco ha dello sconvolgente. La certosina cura riposta nella realizzazione dei modelli poligonali del protagonista, degli scenari e degli antagonisti, ci fornisce una esperienza visivamente esaltante ed a tratti, basti pensare alla scena dell’ingresso nel Colosseo, evocativa, facendo intravedere, complice anche una non perfetta conoscenza della macchina da gioco su cui avrebbero programmato, enormi margini di miglioramento per il team Crytek in ottica di un secondo, probabilissimo, episodio di questa serie e, ovviamente, anche per la creazione di nuove IP mosse dal duttilissimo CryEngine.

Sullo stesso livello di eccellenza le musiche che ci accompagneranno nel corso di tutta l’esperienza di gioco, sempre azzeccate e consone alla narrazione degli eventi: well done Crytek!

Chi ha detto "poligoni"?

Chi ha detto “poligoni”?

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Breve ma intensa?

Così potremmo definire l’esperienza di gioco offerta da Ryse: Son of Rome che non fa, ahinoi, della longevità uno degli elementi cardine del suo appeal.

Serviranno infatti dalle 7 alle 10 ore (a seconda del livello di difficoltà scelto) per conoscere l’epilogo delle gesta del prode Marius Titus ed un ulteriore playthrough sarà necessario per raggiungere tutti i potenziamenti a disposizione del nostro fido centurione sbloccando, così, la maggior parte degli achievements single player offerti da Ryse: Son of Rome.

Il comparto multigiocatore di Ryse rappresenta invece una graditissima sorpresa: la modalità “Gladiatore” ci darà infatti la possibilità di lanciarci in solitaria o in compagnia di un altro giocatore, in un totale di 10 arene, facendo fronte ad attacchi sempre più agguerriti con l’unico scopo di guadagnare oggetti sempre più rari per personalizzare, esteticamente e non solo, il proprio combattente, permettendogli così di affrontare, con maggiori possibilità di successo, il nuovo stage del multiforme Colosseo.

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In conclusione…Old-Gen o Next-gen?

Ryse: Son of Rome è un titolo dannatamente controverso!

Ad un comparto grafico oggettivamente all’altezza dei tempi fa da contraltare una giocabilità che, a causa di una endemica (anche se mai snervante) ripetitività, impedisce allo stesso di essere classificato a tutti gli effetti come un gioco realmente next-gen.

Una trama breve ma ben congegnata, dotata di altissimi picchi di lirismo narrativo, accompagna il giocatore fino ai titoli di coda impedendogli di staccare comunque gli occhi dalle magnificenze via via proposte dal versatile CryEngine; se a ciò aggiungiamo una modalità multiplayer divertente quanto basta capiremo subito di aver davanti un prodotto che, pur non eccellendo in nessuno dei campi (eccetto quello grafico, sia chiaro) disponibili, riesce comunque a fornire una esperienza di gioco fruibile e a tratti divertente, ponendo le basi per un futuro, immancabile, secondo episodio.

Ryse risulta dunque essere un valido passatempo in attesa che vengano sfornati titoli realmente next-gen, non eccelso ma, sicuramente, gradevole da giocare.

L'Atari 2600 gli aprì una nuova prospettiva di vita; il PC, sin dagli arbori, fu la sua casa natale: dal 2008 è disperso nella wasteland alla ricerca di bamboline della Vault-Tec...

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