La Creazione del Personaggio

La Creazione del Personaggio

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“Jake, svegliati. Coraggio, svegliati. Jake, l’avatar è salvo?”
“Sì, dottoressa; e non può immaginare dove sono finito”
dal film Avatar

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Adottando una prospettiva che sfiora l’approccio filosofico, non sarebbe azzardato definire certi universi videoludici quali vere e proprie dimensioni parallele. Mondi d’avventura in grado di accostarsi alla sfera del reale, ampliandola tramite contesti narrativi e stimoli sensoriali virtuali svincolati da limiti che non siano quelli dell’immaginazione. Nuove vite di puro entertainment, per farla breve, nelle quali proiettarsi, agire ed evolversi tramite un alter ego digitale.

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Le Phisique du Role

Ereditando dalla fiction letteraria e cinematografica l’onere di proporre esperienze d’evasione, ed evolvendo al contempo meccaniche tracciate dai precursori cartacei dell’intrattenimento ruolistico, il filone dei GdR (e delle molteplici diramazioni in cui continuamente si sviluppa tale genere) ha reso decisamente più profondo, rispetto ad altre tipologie di gioco, proprio il rapporto tra il giocatore e la sua personificazione virtuale. Con gameplay sempre più strutturati sulla libera fruizione dello scenario così come sull’arbitraria determinazione dei risvolti narrativi, spesso tali esperienze pongono infatti come primo passo immersivo la stessa creazione del personaggio da incarnare. Quasi un rituale di rinascita nella dimensione ludica di turno, attraverso il quale plasmare il nuovo Io nell’estetica e nella sostanza, delineandone fattezze e caratteristiche basilari (queste solitamente determinanti per la definizione della propria esperienza di gioco).

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Anche con occhio profano ai risvolti psicologici che tale processo creativo può tirare in ballo, scopo di questo spazio è dunque quello di analizzarne le sfaccettature insieme ai lettori. Sondare gli editor disponibili nei titoli più rappresentativi del genere, siano essi di stampo single player che massivo, dall’ambientazione fantasy o proiettati in scenari futuristici; e scoprire il diverso approccio con cui voi, giocatori, affrontate puntualmente il rituale in questione. Tracciare, insomma, l’importanza che attribuite a questa fase per comprenderne il rapporto col gusto estetico o con la predisposizione soggettiva ad immedesimarsi in determinati ruoli.

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Ad esempio

Ed ecco in breve alcuni punti di riferimento, da cogliere semplicemente come spunto iniziale per approfondimenti personali o da arricchire con ulteriori esempi, magari accompagnando questi ultimi con paragoni o valutazioni basate sulla propria esperienza.

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Il primo capitolo della rinomata saga fantasy targata BioWare è di certo l’apripista ideale per una panoramica sulla feature in questione. Del resto Dragon Age Origins offre sia un quadro completo dei parametri attraverso i quali costruire il proprio personaggio, spaziando dalla scelta di razza e classe alla caratterizzazione somatica, sia di come questa fase possa poi influenzare l’esperienza di gioco. In tal senso si rivela cruciale soprattutto la scelta della classe, in grado di condizionare non poco l’approccio al combattimento nonché l’equipaggiamento a propria disposizione.

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Nel titolo in questione anche la selezione della razza contribuisce in certa misura al gameplay, tanto per i differenti bonus agli attributi legati rispettivamente ad umani, elfi e nani, quanto per il diverso avvio dell’avventura che questa comporta.

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Facendo ancora riferimento ad un titolo BioWare, di stampo quasi introspettivo si configura invece la caratterizzazione del comandante Shepard. In linea con la ramificazione narrativa legata alle scelte morali che siamo tenuti a compiere nel corso del capolavoro sci-fi della software house canadese, la modellazione del personaggio in Mass Effect tiene infatti conto anche dei suoi trascorsi pre-servizio e persino del profilo psicologico. Quest’ultimo ad esempio influente nell’atteggiamento dell’eroe, nei dialoghi ed in generale nell’ambito dei rapporti con i vari PNG che lo circondano, elemento affatto secondario in questa produzione.

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L’impianto della trama inevitabilmente “limita” l’eroe alla razza umana, lasciando comunque una discreta libertà nella personalizzazione di genere ed aspetto; e, principalmente, della specializzazione militare. La preferenza espressa in questa sezione, che di fatto equivale ad una scelta di classe, con le sue molteplici opzioni condizionerà anche in questo caso l’impostazione di scontri ed armamentario nel corso delle missioni.

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La saga di The Elder Scrolls, qui rappresentata dal suo ultimo capitolo, per certi versi costituisce una variante di quanto visto finora. L’editor di Skyrim spicca soprattutto per la gamma di opzioni somatiche combinate con l’ampio ventaglio di razze disponibili, soluzione che lascia totale libertà nello sviluppo estetico del proprio personaggio.

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Quello che invece il titolo Bethesda non impone in questo stadio è la scelta iniziale di una classe d’appartenenza, lasciando al giocatore la libera definizione di uno stile di gioco con la graduale evoluzione delle abilità. Certo, la possibilità di indirizzare il proprio Dovahkiin già in fase di creazione figura comunque, se teniamo conto delle statistiche iniziali delle diverse razze, ma la loro influenza diventa sensibilmente trascurabile procedendo nel gioco.

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In un MMORPG, dove l’ambiente virtuale diviene contenitore di reali rapporti sociali e l’intera esperienza può dilungarsi per un considerevole lasso di tempo, la creazione del personaggio e la definizione del suo ruolo assumono maggiore rilevanza. Un mondo persistente popolato dall’incarnazione digitale di altri soggetti reali innalza inevitabilmente il valore individuale di un avatar. E ciò naturalmente si rispecchia anche nel gameplay, incentrato sul cruciale contributo del proprio stile di gioco, sia esso specializzato nell’infliggere danni al nemico o nella cura dei compagni, nell’ambito di una strategia di combattimento in gruppo.

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Guild Wars 2, senza dubbio uno dei rappresentanti più significativi del gioco di ruolo online, concede non a caso ampi spazi alla feature sotto esame. Il binomio razza/classe presenta molteplici opzioni, brillando anche per l’originalità di alcune scelte, ed il completo editor delle caratteristiche fisiche offre realmente la possibilità di creare un personaggio dalle fattezze uniche. A corredo di un processo di personalizzazione in grado di assorbire la prima ora dopo il login, il titolo ArenaNet affianca infine una gradita sezione biografica, nella quale tracciare per sommi capi anche un background soggettivo, che poi si ripercuoterà al pari della scelta di razza in diverse istanze della storia.

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La parola ai giocatori

Che l’editor fornisca decine di parametri modificabili o che si limiti a centellinate combinazioni, la possibilità di plasmare la propria forma digitale costituisce comunque un modo per esprimere se stessi. Ed inevitabilmente, in modo diretto o indiretto, tale processo di lifting virtuale rivela la percezione soggettiva, quasi intima, di un’evasione videoludica: mostra sostanzialmente la vera natura del giocatore. Il suo approccio profondo o superficiale all’esperienza di gioco; l’egocentrismo nel replicarsi quanto possibile o l’inconscio bisogno di compensare alcuni tratti della realtà nei quali non si riconosce; ma anche la verve creativa, il gusto (o l’assenza di gusto) estetico ed il mero desiderio di sperimentare soluzioni originali…

Cosa spinge dunque le vostre scelte? Cosa significa, per voi, creare un personaggio?

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"Goonies never say die!"

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