WWE 2K14 – La Recensione

WWE 2K14 – La Recensione

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Dopo il crollo finanziario di THQ e la conseguente incertezza sul futuro di un buon numero di IP legalmente legate al Publisher statunitense, furono in molti a chiedersi quale sarebbe stato il destino di serie di successo (Saints Row o Darksiders in primis) e quale soluzione, se mai fosse esistita, fosse opportuno applicare per garantire una continuità a franchise acclamati. Non fosse già abbastanza triste dover licenziare personale, gettare nella spazzatura il buon lavoro svolto sino a quel punto avrebbe aggiunto la proverbiale beffa al danno: meglio piuttosto lasciarlo in eredità a mani esperte, capaci di evolvere quanto raggiunto in qualcosa non solo giocabile, ma magari migliore. Questo è quanto è successo alla serie di WWE, caduta in extremis nella rete di 2K Games quando l’epilogo sembrava ormai ineluttabile.

Il Flying Elbow di HBK sta per lasciare un piccolo segno sul corpo del malcapitato di turno.

Il Flying Elbow di HBK sta per lasciare un piccolo segno sul corpo del malcapitato di turno.

WWE 2K14, figlio di Yuke’s e 2K Sports, è un titolo di transizione verso una realtà più concreta, magari next generation, che vive a cavallo di due ideologie simili ma differenti. La prima, più metodica e precisa, è proprio quella di casa Take Two, la cui divisione sportiva ricorderete essere responsabile della serie prodigiosa di NBA 2K. La seconda, chiaramente, è l’eredità passata di Yuke’s, storico sviluppatore di prodotti console legati al wrestling, che pur risollevando le sorti di una serie data già per morta nel 2012 con un penultimo capitolo complessivamente soddisfacente fatica ad abbandonare metodologie di gameplay assodate, ma oramai poco funzionali. Il risultato, tuttavia, è un titolo godibile e accattivante per tutti gli amanti della disciplina e che, inutile sottolinearlo, manda al tappeto i propri predecessori.

Lo ameranno: le vecchie guardie di Yuke’s e relativi WWE/Smackdown/Row, gli amanti del wrestling digitale e non
Lo odieranno: i detrattori del wrestling, i giocatori alla ricerca di un combat system profondo e tattico.
È simile a: uno dei qualsiasi titoli precedenti sul wrestling di Yuke’s

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185efa9f69-WWE_2K14_FOB_PS3_PEGITitolo: WWE 2K14
Piattaforma: PS3 / Xbox 360
Sviluppatore: Yuke’s Media Creations
Publisher: 2K Games
Giocatori: 1-6 (offline)
Online: 1-6 giocatori
Lingua: Italiano (testi), Inglese (voci)

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Una Double Choke Slam per il simpatico Red Devil. Mai far arrabbiare Kane, mai.

Una Double Choke Slam per il simpatico Red Devil. Mai far arrabbiare Kane, mai.

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Sul ring!

Se il faccione di The Rock in copertina potesse parlare, probabilmente ci metterebbe in guardia sulla quantità di menu e di opzioni personalizzabili offerte da WWE 2K14. Un dedalo intricato di set-up, parametri e scelte del giocatore capace di far impallidire il già ragguardevole menù di benvenuto dell’edizione 2013. Superata dunque quella sensazione di impotenza legata al “c’è così tanto da fare che non so nemmeno da che parte iniziare”, l’impressione di poter provare ogni tipologia di evento legata all’universo WWE è forte. Il che è molto positivo, specie quando ci si accorge che questa non è destinata a rimanere soltanto un’impressione.

Il Red Devil "storico" entra in compagnia del compianto Paul Bearer. Magie di 30 Years of Wrestlemania.

Il Red Devil “storico” entra in compagnia del compianto Paul Bearer. Magie di 30 Years of Wrestlemania.

Le modalità di gioco sono suddivise in sezioni, seppur la maggior parte venga concentrata nella classica Esibizione. Una volta scelto il nostro alter ego, è possibile rintracciare rapidamente tutte le tipologie di evento, anche le più estreme: uno contro uno, due contro due (con o senza manager),  triple threat, fatal 4-way e molte altre. Sarà chiaramente possibile modificare a proprio piacimento le regole dello scontro, dando vita a match speciali, a fianco delle classiche arene. Ciascuna delle selezioni precedenti permette inoltre di specificarne ulteriormente la “fisionomia”, sia essa Hell in a Cell, I Quit, Iron Man, Inferno, Royal Rumble o Backstage Brawl (la tamarrissima rissa con bidoni della spazzatura e cofani di limousine). Immancabili Last Man Standing, First Blood, Ladder e molte altre ancora: a colpo d’occhio, insomma, non manca nullla.

Vista questa carta d’antipasti, è quasi inutile sottolineare la quantità di lottatori gettati in mischia da WWE 2K14: 90 bestioni ultra-pompati (tra lottatori recenti, più stagionati e miracolosamente “redivivi”), ciascuno equipaggiato con movenze, colpi, stili e mosse finali pari a quelle della controparte in carne ed ossa. Ma se l’enorme meccanismo firmato WWE ruota liscio e senza intoppi non è soltanto grazie a due enormi marcantoni che si pigliano a pittoreschi ceffoni sul ring. Certo, quella è l’attrazione principale e alla fine si tratta pur sempre di vedere uno dei due gorilla baciare il pavimento per più di tre secondi: ma è il concetto di “entertainment” esasperato ai massimi livelli, l’autocelebrazione della propria storia e dei personaggi che l’han resa grande che hanno reso il Wrestling made in US quello che per molti è oggi. 2K e Yuke’s sono stati estremamente abili nel plasmare alla perfezione questo mood nel titolo, rendendolo di fatto l’aspetto principale di quella che, come vedremo, rappresenta la campagna primaria di WWE 2K14.

Randy Orton è pronto a chiudere il match con la sua RKO.

Randy Orton è pronto a chiudere il match con la sua RKO.

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Come ti rompo il muso

L’assenza di un tutorial semplice e snello che spieghi linearmente il vasto parco mosse di ciascun wrestler è uno dei problemi più celebri della saga di Yuke’s. Indovinate un po’, anche nell’edizione 2K14 non aspettatevi un tutorial veloce ed esaustivo, ma piuttosto mettete in preventivo di imparare gran parte delle cose direttamente sul ring. Considerando che il DualShock 3 è mappato quasi nella sua interezza, il neofita del genere rischia di essere pesantemente spiazzato nelle battute iniziali: ma questo è un riflesso della scelta di 2K di creare una rappresentazione il più reale possibile della competizione, che obbliga a provare e riprovare non solo le basi della lotta, ma anche l’interazione col ring e con tutte le variabili dello scenario che puntualmente intervengono nel match, sfida dopo sfida. Senza dimenticarsi ovviamente di Irish Whip, sottomissioni, Clothes Line e via dicendo.

Bret Hart chiude il match con la sua leggendaria submission move, la Sharpshooter.

Bret Hart chiude il match con la sua leggendaria submission move, la Sharpshooter.

Se l’obiettivo di ricreare uno spettacolo digitale in tutto e per tutto affine a quello offerto dallo show televisivo è perfettamente centrato, è impossibile non notare una certa leggerezza del combat system di WWE 2K14, sì divertente e frenetico ma allo stesso tempo non eccessivamente profondo e alle volte troppo coreografico. I lottatori si scambiano lunghe sequenze di attacchi incassando e contrattaccando prontamente, senza però dar mai l’impressione di aver effettivamente rotto la guardia avversaria per tentare lo schienamento. Il numero di prese è elevato, tanto quanto le possibili varianti una volta entrati in chiave articolare o le modalità d’utilizzo di corde e ring a proprio vantaggio: accattivante allo sguardo e divertente da provare, specie negli uno contro uno in locale, ma l’esito finale del combattimento risiede troppe volte nella velocità di chi gioca nel premere il tasto corretto. Il che significa, leggendo quanto scritto in piccolo tra le righe, dire addio ad ogni velleità di tatticismo.

Il cardine del sistema di combattimento di WWE 2K14 è il contrattacco (reversal), attivabile con il dorsale destro del pad. Qualora il nostro avversario dovesse attaccarci o tentasse una presa, comparirà per una frazione di secondo l’indicazione del dorsale da premere per neutralizzare il colpo avversario e inanellare un contrattacco devastante. Tempismo è dunque la parola chiave, anche perchè l’istante corretto in cui agire non sarà sempre “lo stesso” ma dipenderà da una lunga serie di variabili quali stazza dei combattenti, affaticamento del nostro personaggio, tipo di attacco che stiamo per subire. Il rischio di premere tasti a vuoto, specie nelle prime partite, è elevato: fortunatamente un secondo indicatore meno impietoso del precedente segnalerà se il tentato contrattacco è avvenuto in anticipo o in ritardo.

Un'acrobatica Vertical Suplex sulla scrivania dei commentatori. Che non sembrano gradire particolarmente.

Un’acrobatica Vertical Suplex sulla scrivania dei commentatori. Che non sembrano gradire particolarmente.

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Back in time!

Veniamo alla modalità più interessante di WWE 2K14, 30 Years of Wrestlemania. Una sezione fatta di epicità e autocelebrazione, che fa rivivere i momenti più importanti di questo business ripercorrendo uno dopo l’altro i combattimenti più famosi, come l’epico l’Hell in a Cell di Undertaker e Mankind, o le faide di “macchiette” del calibro di Big John Studd, Razor Ramon o Goldberg. 46 combattimenti in totale, suddivisi in cinque ere emblematiche (Hulkmania Runs Wild, The New Generation, Attitude Era, Ruthless Agression e Universe Era) per 30 anni di storia riassunti nei nomi di Hulk Hogan, Triple H, The Rock, Andre the Giant, Batista, Randy Orton, John Cena e The Undertaker. La passione, la cura e l’autocitazionismo in perfetto stile WWE trasformano questa modalità nell’alternativa vincente alla classica campagna in solitaria, incapace di offrire lo stesso coinvolgimento o il medesimo appeal.

Il famosissimo, leggendario, unico Antonio Cesaro.. se state ridendo siete delle brutte persone.

Il famosissimo, leggendario, unico Antonio Cesaro.. se state ridendo siete delle brutte persone.

Ma torniamo a parlare del becchino più enorme e famoso del pianeta, il caro vecchio Undertaker. The Streak è la nuova modalità interamente dedicata al lottatore della Death Valley, giunto alla 30-esima iterazione di Wrestlemania con un’impressionante scia di vittorie: precisamente quel 21 a 0 che vedrete scritto a caratteri cubitali pressoché ovunque qualora decideste di avventurarvi in questa sezione. Sezione che, per la precisione, dà al giocatore la possibilità di indossare i panni dell’Undertaker, obbligandolo a difendere anche coi denti il record di vittorie, oppure di vestire quelli di un nuovo lottatore che aspira a sconfiggere il “non morto” una volta per tutte. Decideste di seppellire il becchino, sappiate che il livello di sfida subirà una brusca impennata, con un Undertaker al limite dell’invincibile e capace di parare e contrattaccare la gran parte degli attacchi con una precisione al limite del chirurgico. Prima di spedirlo a tappeto, insomma, dovrete assaggiare la polvere più volte.

Usare le corde e il ring a proprio vantaggio può fare la differenza, specie contro Triple H.

Usare le corde e il ring a proprio vantaggio può fare la differenza, specie contro Triple H.

Menzione d’onore per Universe, non certo la modalità che vi spingerà all’acquisto del titolo ma comunque capace di divertire chiunque ami le faide e i duelli alla Beautiful che caratterizzano lo showbiz di questi quintale-e-mezzo di muscoli. Universe permette di modificare in tempo reale l’attuale calendario dei combattimenti personalizzando le regole di ogni sfida e, perché no, seminando zizzania tra compagni di squadra o alimentando una melodrammatica sfida personale tra campione in carica e sfidante numero uno. Vince McMahon sarebbe orgoglioso di voi!

Lato online, è possibile affrontare gran parte dei match nella variante multigiocatore fino ad un massimo di 6 giocatori – premesso che, come sempre, nulla è più soddisfacente di avere il proprio rivale spalla a spalla e colpirlo con sonore gomitate sulle costole per distrarlo. Se già offline la parola tatticismo tende a far sorridere, nelle sfide in multi assume una connotazione ancor più esilarante, sia perchè 9 volte su 10 i match si risolvono con un button mashing delirante – alla faccia del contrattacco, sia perchè buona parte degli sfidanti che vi troverete ad affrontare, beh, non è propriamente quella che ci si aspetta. Colpa (o merito) del fantomatico editor di personaggi, anche quest’anno pantagruelico nel soddisfare le fantasie più inenarrabili dei giocatori. Sarà possibile decidere tra una folta serie di parametri del lottatore, che vanno dagli attributi fisici al look, dalle mosse base alle finisher, passando per animazioni e ingresso sul ring. Non sarò io a nascondervi che, voleste mai fare un enorme wrestler verde con parrucca biondo-platino e monocolo che combatte in mutande e cappellino beh, siete nel posto giusto; ma sappiate che in rete ho trovato molto di peggio.

Abbracciami, tesoro...

Abbracciami, tesoro…

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Countout !!!!

Viste le premesse disastrose su cui poggiava (la caduta del gigante THQ e la vendita in extremis della licenza), la rinascita di WWE secondo 2K Games può dirsi più che soddisfacente. WWE 2K14 è un titolo di transizione, che segna innegabili passi avanti rispetto alle edizioni precedenti restando allo stesso tempo ancorato a errori o “preconcetti” delle precedenti incarnazioni. L’introduzione di 2K Sports all’interno del ciclo produttivo pesa come un macigno, e porta in dono una modalità principale (30 Years of Wrestlemania) paragonabile con le debite proporzioni alla spettacolare Path to Glory di NBA 2K14. C’è passione, cura del dettaglio, epicità ed entertainment allo stato puro: i punti principali di una delle “discipline” più amate d’America, insomma, ci sono tutte.

Hulk Hogan e The People Champ (The Rock) siglano una delle alleanze più fruttuose della WWE.

Hulk Hogan e The People Champ (The Rock) siglano una delle alleanze più fruttuose della WWE.

L’altro lato della medaglia fa affiorare un gameplay pericolosamente sulla soglia dell’anacronismo, un sistema di combattimento per nulla tattico e a tratti superficiale, secondo a nessuno in quanto a coreografia ma, per gli amanti della lotta videoludica, di poca sostanza. La situazione si risolleva sul lato contenutistico e tecnologico, dove sono evidenti le migliorie al comparto animazioni (nettamente più fluide e meno staccate dal contesto rispetto alle precedenti declinazioni) e la maggior ricerca del dettaglio nella modellazione dei personaggi (basta guardare le mosse caratteristiche di ogni wrestler o le entrate/uscite in scena, tamarrissime e trasbordanti effetti speciali). L’utilizzo della licenza WWE, sotto questo punto di vista, è ottimale.

WWE 2K14 è dunque quel genere di titolo che gli amanti del franchise o del wrestling non dovrebbero lasciarsi scappare per nessuna ragione: una dichiarazione d’amore di Yuke’s al proprio pubblico storico, che digerirà senza il minimo problema la mole di contenuti, molti dei quali dati già per noti senza alcuna introduzione, e tornerà bambino rivivendo quella Royal Rumble o quell’Hell in a Cell che anni or sono osservava immobile e ammutolito. Foste invece dei neofiti alle prime armi con la “nobile arte” del wrestling beh, posto sappiate chiudere un occhio sui difetti elencati poco fa, difficilmente trovereste miglior capitolo per iniziare; sappiate però che prima di mettere le mani sul titolo vi ritroverete parecchie volte stesi sulla pancia.

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Bello, simpatico, intelligente e super esperto di videogiochi, ha sviluppato un'incredibile capacità nello scrivere cazzate.. Gioca ai giochini elettronici dall'86 e ci scrive a riguardo dal 2006 o giù di lì.. Ma non fateglielo notare, che poi si monta la testa..

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