Lucca Comics & Games: 5 motivi per andare (e 5 per restare a casa)

Lucca Comics & Games: 5 motivi per andare (e 5 per restare a casa)

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Sono almeno 5 anni che mi dico “Quest’anno andrò al Lucca Comics!“. Ma tra il dire il fare c’è in mezzo il lavoro, l’università e quel personaggio al livello 80 da mantenere in un qualsivoglia GdR, tutti fattori che mi hanno sempre impedito di raggiungere la provincia toscana più nerd d’Italia. Dopo la Games Week dello scorso anno, ho deciso, democraticamente, di saltarla, in favore del tanto agognato evento lucchese, decisamente meno videoludico e più “fumettoso”, ma totalmente differente dalla manifestazione meneghina. La fiera consumer, il ritrovo dei nerds e la promozione di una forma di cultura moderna ed alternativa s’incontrano, in un crocevia di emozioni (positive o negative che siano), costumi e km da macinare.

Piuttosto che ammorbarvi con un lungo e tedioso report, ho ben pensato di proporvi un totale di 10 punti (alcuni seri, altri decisamente meno), 5 a favore e 5 a sfavore, per darvi un motivo in più (o uno in meno) per andare finalmente a quella fiera di cui tutti parlano.

Buona lettura!

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 I 5 buoni motivi per andare:

  • Il setting – Nel corso della mia breve “carriera” da blogger, ho avuto il piacere e l’onore di assistere ad eventi (squisitamente “videoludici”) come la GamesCom di Colonia e l’E3 di Los Angeles, tripudi di luci e colori ambientati in due città così splendide, eppur così distanti tra loro. In entrambe le occasioni, però, per gustare le loro meraviglie o i loro tipici landscapes bisognava necessariamente uscire dai centri convegni che fungevano da effettivo palco delle manifestazioni. Nel caso di Lucca, è la città stessa ad essere il palco, con le sue mura ricche di storia e i suoi vasti spazi verdi, vere boccate d’ossigeno sia a piedi che in fila per trovare un dannato parcheggio. Ok, per via del periodo nel quale viene collocato temporalmente l’evento, dei padiglioni sono necessari per ospitare i numerosi stand/negozi presenti (anche se, stranamente, si son rivelati utili solo il Sabato), ma il succo della fiera toscana sta nel viaggio, non nella meta: passeggiare tra la zona comics e quella games circondati da alberi secolari, raggiungere il palco facendosi strada tra un Batman e un Goku, o semplicemente prendere un buon caffè, magari mentre qualcuno sta facendo bungee-jumping vestito da Ezio Auditore, o mentre un Iron Man ti sposta involontariamente di un metro con una spallata, rimane il vero trademark dell’evento. E solo lì potete fotografare  Hellboy con una chiesa sullo sfondo![hr]
  • I cosplayer – Di eventi dedicati ai fumetti e all’animazione, Italia inclusa, ce ne sono ormai a bizzeffe, nei quali il grigio del cemento e dei prefabbricati viene scrostato dagli sgargianti colori dei costumi più disparati. C’è chi, dati gli scarsi mezzi, punta tutto sulla fantasia e l’originalità, e chi è pronto ad investire un patrimonio per replicare nelle sembianze il suo eroe di fumetti/manga/videogames. Se in più di un’occasione mi è scappata una risata ai limiti del compassionevole, data la scarsa cura riposta, in questo mio primo approccio con quella che rimane comunque una delle principali fiere del settore, è ben ricordarlo, devo ammettere di essere rimasto davvero sorpreso. Oltre ad essere numerosissimi, la qualità di cosplayer, come già ribadito nella prima galleria pubblicata a riguardo, era davvero molto elevata. Certo, le immancabili e comodissime sneaker erano ai piedi di maghi ancestrali, uomini d’onore e coraggiosi guerrieri: per questo motivo, il premio per la tenacia e la fedeltà va inevitabilmente alle numerose donzelle sui trampoli, anche ove non necessario.[hr]
  • Il palco sul quale si esibivano tutti gli artisti invitati.

    Il palco sul quale si esibivano tutti gli artisti invitati.

    Gli ospiti – Anche quest’anno, il team organizzativo ha tirato fuori dal cappello un vasto numero di ospiti illustrissimi. Tra fumetti, musica, giochi di ruolo e quant’altro, c’è stata una vera invasione di personaggi validissimi, dai fumettisti più amati a cantanti apprezzatissimi come Giorgio Vanni, uno dei pochi individui in grado di far saltare e scapocciare anche gli ultraquarantenni che pogavano sotto il palco, tutti senza voce dopo aver cantato a squarciagola grazie alle colonne sonore dei cartoni animati più apprezzati. Spazio anche a sessioni di autografi con code chilometriche (e avreste dovuto vedere la faccia del buon Giovanni “Dix@n”, riuscito per il rotto della cuffia a strappare una firma a Leo Ortolani, il papà di Rat-man), foto e perché no, anche una chiacchierata con il proprio mito, magari per trarre quanta più ispirazione e fiducia possibile per ritagliarsi un proprio spazio all’interno di questo complesso e colorato mondo. Peccato che il mondo videoludico sia stato un po’ messo in disparte, con soli due ospiti davvero di peso, Andrzej Sapkowski (dalla cui penna è nato Geralt di Rivia e le sue leggendarie avventure) e il visionario game designer Yoot Saito, che con le sue strambissime simulazioni è riuscito a rapire milioni di giocatori nipponici (e non).[hr]

  • Gli eventiIn coppia con il punto precedente, anche gli eventi hanno brillato. Dalla semplice possibilità di testare i titoli del momento (e qualche novità futura, come la PS4), all’avere un assaggio delle produzioni in uscita (sia film che anime), erano davvero molte le cose da vedere e da fare in quel di Lucca. Tanti concerti (da Daniele Silvestri al “nerd metal”), mostre sparse per la città, tornei (con Personal Gamer), aree Retrogaming, utili seminari per tutti coloro che fossero interessati ad intraprendere una carriera nel mondo del fumetto o del manga, conferenze, sfilate, esibizioni e quant’altro, tutto a tema comics & games (intesi come videogiochi, ma soprattutto giochi di ruolo cartacei e non). Non mancavano poi le attività dal sapore medievale, con tornei di spada, negozi di armi o appassionati in costume che si dedicavano a balli e canti di gruppo. Insomma, non ho mai desiderato così tanto il dono dell’ubiquità.[hr]
  • L’entusiasmo – E’ forse proprio questo il vero valore aggiunto della fiera, divenuta ormai una delle più importanti del continente. Entusiasmo sia da parte di chi ha messo in moto tutto ciò, ma anche di ognuno dei 200.000 partecipanti, dal giornalista/blogger intento a scattar foto, al cosplayer pronto anche a soffocare, pur di mostrare il frutto delle sue notti insonni passate a cucire ed assemblare, fino alle intere famiglie di passati e futuri appassionati, con genitori intenti a trasmettere i propri valori ai loro figli in una maniera decisamente meno pizzosa del solito. E sempre tornando ai cosplayer, il loro sorriso dopo avergli chiesto una foto, magari persino dopo un pianto per via della pioggia battente del Sabato o per la mancanza d’aria sotto la maschera o il costume ingrombrante…quella è la mia definizione di “entusiasmo”.
Tranquilli, nessun ecomostro in arrivo...la gru è per il Salto della Fede!

Tranquilli, nessun ecomostro in arrivo…la gru è per il Salto della Fede!

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I 5 buoni motivi per NON andare:

  • Il mal di piedi – Come detto, la stessa Lucca è teatro dell’intera manifestazione. E se le splendide passeggiate all’ombra delle fronde nutriranno il vostro spirito, stessa cosa non si può dire dei vostri piedi. La distribuzione dei capannoni è, per motivi “logistici”, davvero massacrante, con tanto di 10/15 minuti necessari per raggiungere una determinata sezione, che sia lungo le mura o nel centro della città. Avrei gradito di più una disposizione meno sfiancante, ma è pur vero che una sosta in qualche caratteristico bar o negozio, è valsa qualsiasi doloretto. Dodici ore di sali e scendi moltiplicate per quattro giorni=Scarpe comode![hr]
  • Ramen...RAMEN EVERYWHERE

    Ramen…RAMEN EVERYWHERE

    Il fetore di brodo perenne – Ancora una volta (ne ho avuto conferma da chi ha avuto modo di assistere alla fiera negli anni scorsi), è un ramen shop ad essere lo sponsor ufficiale dell’intera manifestazione. Non sono solo le felpe dello staff o qualche striscione, a ricordarcelo, ma anche una perenne puzza di brodo che si respirava un po’ ovunque in città. Motivo? Coppette di ramen vendute come e più del pane, file mostruose per un solo barattolo e distribuzione capillare tramite numerosi stand. Ogni angolo nascondeva gruppi di cosplayer e non intenti a sgranocchiare sbiaditi spaghetti, dall’odore non proprio invitante, ma, viste le espressioni, estremamente saporiti. O forse era la sudditanza psicologica dovuta a tutti quegli eroi di anime e manga intenti a divorarli in pochi secondi? Di sicuro la tentazione di provarli era fortissima, ma tutti i succitati motivi han spinto il manipolo di eroi marchiato GameSoul a ripiegare sulla banalissima e occidentalissima combo “Hot Dog & Patatine” (senza salse..e tra poco capirete il perché).[hr]

  • Gli stand del cibo – Tutto il giorno a giocare, fotografare e camminare…ma l’ora di pranzo giunge per tutti, un po’ come il Tristo Mietitore: peccato che ordinare qualcosa da mangiare ricordi un’asta, oppure una bancarella di Porta Portese, oppure un incrocio tra le due, col tutto gestito da un unno. Non tutti gli stand erano uguali, sia chiaro, ma nel nostro caso, abbiamo trovato quelli più irrazionalmente organizzati in assoluto: con circa dieci casse presenti e duecento clienti da servire (in contemporanea), quale miglior idea se non quella di far accalcare tutti come disperati, fargli fare lo scontrino, e urlare in maniera totalmente casuale il contenuto del vassoio appena preparato, sperando che chi è stato espluso nelle retrovie riesca a sentire che ci sono quattro hamburger ad aspettarlo? Chiedere anche le salse sembrava un vero oltraggio al pudore, in quella bolgia infernale che sembrava un cerchio dantesco, quello dei nerd affamati.[hr]
  • Dopo la definizione di "entusiasmo", ecco la prova fotografica di "calca".

    Dopo la definizione di “entusiasmo”, ecco la prova fotografica di “calca”.

    La calca Finalmente ho capito come ci si sente durante un pellegrinaggio alla Mecca. Camminare perennemente spalla a spalla con sconosciuti, sulle mura, nei tendoni o anche per andare in bagno, non è proprio piacevole. Il record di ingressi che viene stracciato ogni anno è assolutamente un qualcosa di cui fregiarsi, ma al contempo, se non si prendono provvedimenti a riguardo, si rischia di strappare più biglietti, ma anche di perdere future presenze. Tra un “mai più” di qualche madre disperata trascinata a forza dal figlio, e qualche spada di plastica infilata in occhi, nasi e orecchie, la permanenza in quel del Lucca Comics & Games è stata tanto piacevole quanto stressante, in ben più di un’occasione. Vi basti pensare che solo per entrare nell’enorme padiglione dedicato ai Games serviva anche più di mezz’ora di attesa, la stessa vissuta da chi invece voleva uscire, ma si ritrovava inevitabilmente nel mezzo della folla oceanica diretta verso l’ingresso. Per non parlare del folle gesto di volersi fermare per assistere ad un qualche evento, scattare una foto o allacciarsi una scarpa: pura utopia, in quel fiume di gente che dovrebbe, forse, essere meglio smistato.[hr]

  • La viabilitàNon provate ad andare a Lucca con la macchina. O col treno. O in bici. A piedi, o state a casa. Iperboli a parte, davvero, munitevi di buona musica, pantofole e scaldavivande, perché le attese non si limiteranno ad accogliervi unicamente all’interno della manifestazione, ma anche al di fuori. File chilometriche a partire dall’autostrada, strutture “autoctone” (case o negozi) popolate, evidentemente, da individui che sputano, letteralmente, nel piatto dove mangiano, sempre pronti ad escogitare ogni modo plausibile e legale per tenere lontani quei “maledetti” che gli danno lavoro e soldi, rei soltanto di cercare un posteggio, anche a km di distanza, dove poter lasciare la propria auto, accolti invece da cartelli e striscioni che ci ricordano che quel parcheggio è tale tutto l’anno, tranne che nei giorni di fiera. Quelli a pagamento, in compenso, tra ticket e “l’abusivo” di turno, ormai un tòpos di eventi, concerti, battesimi e feste, sono tutti ben in vista, e solo la scaltrezza e la guida di un semi-autoctono (il buon – e pisanissimo – Paolo “Fargo”) ci ha permesso di trovare un posto gratuito e tranquillo a pochi minuti di distanza. E se poi volete tornare a casa…preparate a scoprire scorci di Lucca che mai e poi mai avreste avuto modo di ammirare. Data la mole di veicoli, c’era un vero e proprio sistema di turni per muoversi, tra chi finiva in autostrada e chi doveva attraversare le più occulte stradine secondarie della città, tra una sosta e l’altra in fila, ovviamente. Per quanto riguarda i treni, fortunatamente non ho avuto modo di fare alcun “feet on”, ma una volta raggiunta la nostra stanza, sapevo che da qualche parte, c’era un cosplayer di Naruto in attesa del suo interregionale.[hr]

Scherzi a parte,  per fortuna i “pro” valgono decisamente di più dei “contro”. Questi fattori negativi sembrano infatti dovuti ad una sorta di “Sindrome di Peter Pan” che non permette al Comune di comprendere che il Lucca Comics & Games è ormai cresciuto, viene visto con rispetto e con invidia da mezzo mondo, e macina record di incassi, ma è il momento di ripensare ben più di una cosa al livello organizzativo. La città è piccola, e il ritrovarsi più del triplo dei suoi abitanti per solo un weekend all’anno non può, né deve stravolgere la sua natura di “antico borgo moderno” suggestivo e prezioso, ma al contempo non può essere una scusa dietro la quale trincerarsi.

Prendere spunto da simili eventi esteri (e relativa organizzazione) potrebbe essere un buon inizio…e date più spazio ai videogames!

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Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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