Tearaway – Hands On

Tearaway – Hands On

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Sono davvero poche le cose che riescono a far tornare bambino un ultra-ventenne: i Lego, i cartoni animati, le figurine, oppure quei pupazzotti che ora ci piace chiamare “Action Figure“, ma che ci ricordano inevitabilmente i pomeriggi passati a invadere pianeti, a sventare minacce termo-nucleari o a salvare la donzella di turno, il tutto all’interno della nostra camera con i nostri giocattoli preferiti. Poi c’è Media Molecule, una new-entry nella vita di numerosissimi giocatori, ma in grado, non di meno rispetto ai succitati elementi, di suscitare tanta nostalgia quanta magia con una semplicità disarmante.

La loro opera prima, LittleBigPlanet, ha letteralmente rapito un intero pianeta, trasformando un baffuto idraulico in un tenerissimo pupazzo di pezza, e concedendogli la possibilità di modificare il proprio mondo, rendendolo più piacevole e fantasioso attraverso la creatività di chi ha in mano il joystick. Dopo una seconda iterazione, il peculiarissimo team si appresta a lanciare il suo terzo titolo, cambiando piattaforma (ma restando sempre sotto l’ala protettiva di Sony), materiali coinvolti (la pezza è stata sostituita dalla carta) e genere, svestendo gli stretti panni 2D, riducendo la personalizzazione totale dei suoi precedenti gioielli e creando un fantastico mondo 3D nel quale dar sfogo alle potenzialità tattili di PSVita.

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012In occasione del Lucca Comics & Games abbiamo potuto provare brevemente l’incipit del titolo, il quale ci vedrà nei panni di un giovane messaggero Iota (o Atoi, nel caso volessimo interpretare la controparte femminile), intento a salvare il mondo e a consegnare un importantissimo messaggio…al giocatore stesso. La premessa è molto semplice, ma l’estro di Media Molecule, unito all’atmosfera sognante che si respira in ogni angolo “cartaceo” del gioco, non ci risparmierà né lacrime, né sorrisi, ne siamo certi. Il primo impatto è stato davvero sorprendente, tanto dal punto di vista grafico, che da quello puramente legato al gameplay.

Tutto il concept artistico del gioco ruota infatti intorno all’arte del papercraft, volgarmente, il cugino occidentale (meno suggestivo e più coerente) dell’origami, con fili d’erba, fiori, montagne e quant’altro vi capiti sott’occhio che sembrano realizzati più da un bambino che da un nerboruto designer alto un metro e novanta, e animazioni tanto goffe quanto buffe in grado di sciogliere il più duro dei cuori. Gli stessi “crudelissimi” nemici, nonostante il loro tentativo di metterci i bastoni tra le ruote, riusciranno a incuterci di tutto fuorché l’ambitissimo terrore!

La natura “cartacea” dell’ambiente, inoltre, ben si sposa con quella tattile dell’handheld di Sony, per la quale Tearaway è sviluppato in esclusiva (con la speranza di rivelarsi la killer application tanto attesa): il mondo 3D esplorabile dal piccolo Iota è infatti alla mercé delle dita del giocatore, che, almeno dalla breve prova effettuata, avrà numerose occasioni per interagire con esso, dallo scartare un fiore tirandone le due estremità, al retro-touchpad, al quale è affidata inoltre una meccanica di gioco molto importante come quella del salto, anche se indirettamente: pur essendo un platform, non avremo alcun tasto per saltare, ma per muoverci tra una piattaforma e l’altra dovremo affidarci proprio alla superficie tattile presente dietro PSVita, toccandola in prossimità di specifiche zone circolari simili a tamburi, grazie ai quali potremo far rimbalzare il simpaticissimo messaggero.

tearaway-landscape-43164189354047451247819060923540Non mancherà poi la possibilità di fotografare in-game, né tanto meno di inserire la nostra faccia nel gioco stesso (in alcune sezioni specifiche), con potenzialità tutte da scoprire (per le quali vi invitiamo ad attendere la recensione completa), ma è il modo in cui tutte queste features sono state integrate in maniera organica nel titolo a sorprendere, seppur è ancora troppo presto per scovarne eventuali forzature. Non mancheranno inoltre sequenze peculiari durante le quali potremo far ruotare il mondo stesso tramite l’accelerometro, per risolvere puzzle ambientali o semplicemente per proseguire nell’avventura, con sezioni nelle quali tempismo e riflessi saranno fondamentali (come il saltare ritmicamente da un “tamburo” all’altro), così come frangenti nei quali vi verrà richiesto di spazzar via ciò che si nasconde dietro un prato o un lago, mostrandovi semplicemente ciò che giace dietro l’obiettivo della fotocamera. Simpaticissima inoltre la possibilità di “ritagliare” oggetti da donare agli strambi NPC che incontreremo, come la pelle di un buffo alce, o la corona da far indossare a uno schizzatissimo scoiattolo!

Atipiche inoltre le meccaniche degli scontri: almeno nel corso della nostra prova, Iota non era in grado di attaccare in maniera diretta gli avversari (sorta di giocattoli meccanici), né di eliminarli con il classico salto. Le uniche armi a disposizione erano l’astuzia…e delle mele. Nel primo caso, era infatti possibile far scontrare due nemici (oppure farli atterrare rovinosamente schivandoli all’ultimo), mentre in alcuni frangenti era possibile ottenere delle mele rosse, da scaraventare contro i gruppi di mostriciattoli, le quali però vengono sfruttate anche nel corso dell’esplorazione, in particolare per attivare ponti e fiori in grado di farci raggiungere punti altrimenti inaccessibili, prendendo bene la mira e inserendole in appositi punti. Da manuale inoltre la colonna sonora, apprezzata brevemente (per via del caos presente) tramite cuffie ma, almeno nei 2/3 brani assaporati, anch’essa buffa e sognante come ogni singolo pixel di Tearaway (o qualsiasi produzione Media Molecule).

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Sin dal primo annuncio sono rimasto folgorato da questo gioiello, un po’ per il talento intrinseco di Media Molecule, un po’ per le potenzialità che PSVita ha da offrire, quanto meno in mano a team validi e creativi. La paura di trovarsi davanti a un titolo piatto, facilotto e “classico”  è stata “torn away” da un incipit a base di grafica deliziosa e atipica, controlli semplici, intuitivi e perfetti per PSVita e un grado di difficoltà non difficile, ma decisamente stimolante, a base di mini-puzzle ambientali e nemici da sconfiggere in maniera intelligente. Di poco convincente ho trovato unicamente la meccanica del salto, non sempre efficiente (costringendomi a rimanere bloccato in più di un’occasione), ma da qui a reputarla un fallimento, bisognerà necessariamente attendere la versione completa, la quale ci dirà quanto sarà variegato il mondo di Tearaway, anche se i pochi minuti di test mi hanno trasmesso l’idea che è un mondo che voglio assolutamente esplorare, strappare e scartare a mio piacimento.

Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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