La fase alpha di DayZ si allontana indefinitamente…

La fase alpha di DayZ si allontana indefinitamente…

DayZ Banner

Gli zombie sembrano essere la grande forza del momento. Le orde marcescenti si trascinano con inquietante frequenza dalla televisione al grande schermo, e dai libri ai videogiochi. Ovviamente non è una prerogativa di questi ultimi anni (si pensi a Romero e al primo Resident Evil, giusto per fare due esempi), ma l’interesse -che spesso è ciclico- è oggi più vivo che mai.

Per questo DayZ, la mod su Pc della simulazione di guerra Arma II, è diventata talmente popolare da richiedere una quasi inevitabile pubblicazione di un gioco autonomo, che potesse avere le sue caratteristiche peculiari, senza dover dipendere sistematicamente dalle librerie e dalle meccaniche del pur notevole ma ormai datato titolo di Bohemia Interactive.
L’uomo dietro alla mod e al nuovo progetto, Dan Hall, in occasione della GamesCom ha tuttavia gettato acqua sul fuoco, spegnendo quegli entusiasmi che impazientemente speravano di vedere giungere il nuovo DayZ alla fase alpha in tempi brevi.

Dopo aver saltato molte tappe intermedie nel corso dello sviluppo, l’anno scorso Hall ha deciso di fare piazza pulita di molte cose che non andavano e di ricominciare con il progetto da uno stadio quasi basilare. Un vero e proprio reboot. Intercettato dai microfoni di Polygon.com a Colonia ha ammesso i suoi errori e ha fatto il punto generale sulla situazione (traduzione mia, ndFargo):

“Una delle cose peggiori che potessi fare è stato annunciare delle date di uscita. Al momento, neanche tra di noi abbiamo idea di quando DayZ sarà pronto.”

In un momento di sconforto, Hall ha preso un volo per l’India e si è attrezzato per scalare il Monte Everest, un viaggio preventivato da tempo, ma che avrebbe dovuto sancire la gloriosa riuscita di un progetto, non la sua disfatta. Ironia della vita.
Quasi sul punto di mollare tutto, tra la montagna e la delusione, è riuscito a ritrovare il senso originario del proprio progetto:

“Ricordo distintamente di essere tornato al campo base dopo due mesi passati sulla roccia e di aver guardato al mio laptop. Sembrava enorme. Mi dette da riflettere: un momento fa ero una specie di soldato che lavorava su un progetto come fosse un hobby e adesso eccomi qui, dodici mesi più tardi, mani e piedi dentro lo sviluppo di un grande gioco reduce dalla scalata del Monte Everest!  Era incredibile, e mi fece capire quello che per me era veramente importante. Allora è stato a quel punto che ho deciso che avrei fatto di tutto per portare a termine il gioco dei miei sogni, anche se solamente mille persone avessero voluto giocarlo”.

Grazie anche alla disponibilità mostrata da Bohemia Interactive, che comunque dovrebbe rimanere il publisher del gioco, c’è da sperare che questo piccolo sogno ingigantito possa davvero diventare realtà. E il tempo che servirà… servirà.

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Fonte

Chi, come me, è nato intorno alla metà degli anni '80, può considerarsi a buon diritto figlio elettivo della generazione del videogioco. Perso irrimediabilmente tra sogno e nostalgia, mi aggrappo ostinato a un qualsiasi strumento di iniezione ludica -endorfina purissima a circuito chiuso- come una creatura che morde per il suo latte. Apprezzo e ammiro ogni proposta di intrattenimento intelligente, ma sono irrimediabilmente stregato dal genio di Nintendo.

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