The Wonderful 101 – La Recensione

The Wonderful 101 – La Recensione

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The Wonderful 101 è la nuova proprietà intellettuale firmata Platinum Games, equipe recentemente illuminata dal bagliore dell’universo demoniaco di Bayonetta e già nucleo di quelli che furono i Clover Studio, ovvero una costola Capcom che alle console casalinghe della scorsa generazione ha regalato le esperienze uniche di Viewtiful Joe e Okami.

L’ultima idea bizzarra del game designer Hideki Kamiya è soprattutto una concisa e vibrante opera di sintesi creativa e un amorevole omaggio alla cultura “catodica” del proprio Paese: un’insaziabile abbuffata pop in cui ondate di giochi si accalcano ordinatamente per convergere in uno solo, e in cui le più folli pellicole Tokusatsu si confondono in un insolito abbraccio tra il sotto-genere televisivo Super Sentai e quello cinematografico Kaiju, tipico dei disaster movie giapponesi. In poche parole, è come se una scolaresca di Power Rangers imbizzarriti battagliasse con decine di mecha-Godzilla per la sopravvivenza dell’intera umanità, potendo far conto solo sulla propria organizzazione, su Captain Olimar, Voltron e Amaterasu. Scagliati a velocità supersonica attraverso le nebulose interstellari.

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Lo ameranno: Coloro che apprezzano i beat ’em up intelligenti, gli schiavi degli arcade e chiunque cerchi una boccata d’aria fresca.
Lo odieranno: Quelli a cui i giochi d’azione frenetici provocano il mal di testa, e mal sopportano l’insistenza di un certo umorismo giapponese.
È simile a: Una particolare mescolanza tra Pikmin, Okami e Bayonetta.

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  • The Wonderful 101 in EvidenzaTitolo: The Wonderful 101
  • Piattaforma: Wii U
  • Sviluppatore: Platinum Games
  • Publisher: Nintendo
  • Giocatori: 1  (Single Player)/ 1-5 (Multiplayer Locale Offline)
  • Online: Assente
  • Lingua : Inglese, Giapponese (Parlato)/ Italiano (Testi)

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Menace

“Bambini, pensate a mettervi in salvo!”. Saranno proprio tutti disposti a farsi da parte?

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“Nemici della Terra tremate perché…”

E così l’invasione aliena ha avuto inizio. Astronavi gigantesche costellano i cieli di tutta la Terra e i Geathjerk, mostruose creature Kaiju-rettiliane butterate di circuiti elettrici, le cavalcano come fossero pirati robotici provenienti dalle insondabili profondità galattiche. Solo un sottile scudo di raffinata tecnologia impedisce alla crosta terrestre di soccombere definitivamente sotto i colpi delle armate nemiche: è Margarita, la precaria guaina che imbozzola e protegge la Terra, ancora flebilmente alimentata da sei reattori sperimentali, posizionati in altrettante zone nevralgiche del pianeta, la cui sistematica distruzione è, come pare ovvio, il primo obbiettivo strategico dell’armata nemica.

Reattori

Le armate oscure hanno individuato il punto debole della Terra: i reattori.

Le nostre speranze sono da qui in poi affidate a un gruppo di impavidi combattenti, 100 uomini provenienti da 100 città diverse del mondo che insieme costituiscono i Centinels, un’organizzazione internazionale allestita dalle Nazioni Unite con l’intento specifico di difendere il pianeta nell’ora più critica. Nel loro disperato tentativo di anticipare le mosse dei Geathjerk e impedire l’annientamento dei sei reattori, faranno la conoscenza di vari personaggi: da un bambino ribelle di nome Luka fino al principe dislessico Vorkken e il suo tirapiedi Chugi, tutti in un modo o in un altro intrecciati saldamente con le motivazioni dei colonizzatori e con le sorti ultime della Terra, e ognuno di loro un tassello imprescindibile per dipanare quello che alla fine risulterà essere più di un semplice sfondo statico per permettere all’attenzione di focalizzarsi solo sull’azione, ma un tessuto narrativo con il suo degno scopo, raccontato con una leggerezza che tuttavia non mancherà di coinvolgere e regalare piacevoli sorprese.

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And The Oscar goes to... A robot and a punch in the groin

And The Oscar goes to… “A robot and a punch in the groin”!

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Imporre l’ordine al caos

I 100 sono tutti meravigliosi, è vero, ma alcuni come spesso accade “sono più meravigliosi degli altri”. La nostra armata di omuncoli gommosi conta infatti sette membri speciali, tra cui soltanto i due istrioni Wonder-Red e Wonder-Blue sono per noi disponibili da subito, mentre i rimanenti cinque si uniranno agli altri solo successivamente, col procedere delle missioni. Contrassegnato da un colore distintivo, ogni agente d’élite porterà al gruppo aperto non solo la sua peculiare personalità, ma anche la sua arma d’elezione, che di lì a poco diventerà un’estensione massificata riprodotta dall’unione di ogni singolo Centinel attraverso una tecnica dal nome autoesplicativo di Unimorph. È in questo modo che si fa avanti quella che è la vera e propria peculiarità di questo titolo, ovvero il sistema di controllo.

Un comodo Supermercato dal quale potremo rifornirci alla fine di ogni livello.

Un comodo Supermercato, dal quale potremo rifornirci alla fine di ogni livello.

L’idea di fondo è semplice e intuitiva: per far sì che ogni arma sia l’arma di tutti, tutti devono trasformarsi nell’arma. Questo obbiettivo può essere raggiunto prendendo in prestito la meccanica di disegno incontrata in Okami, che a sua volta evocava suggestivamente l’esecuzione dell’arte calligrafica zen Shodo. Ogni arma, ogni uni-trasformazione, è associata a un simbolo simil-geometrico che deve essere tracciato ogniqualvolta si voglia portare il nostro gruppo ad assumere le sembianze dell’oggetto voluto: un cerchio per il Pugno, una linea retta per la Spada, e così via. Grazie al Gamepad Wii U per disegnare è possibile utilizzare sia la levetta analogica destra, sia il proprio dito direttamente sul touch screen: soluzione estremamente interessante, ma che purtroppo manca di sensibilità, rendendone l’utilizzo nelle fasi più concitate più un ingombro che altro. Attenzione però, la dinamica di trasformazione avviene sempre in tempo reale, e tanto più grande sarà il nostro disegno, tanti più membri andranno a formare l’oggetto-arma, aumentandone proporzionalmente le dimensioni. Un’arma più grande infliggerà sicuramente più danni, ma allo stesso tempo sarà più instabile, meno maneggevole e soprattutto consumerà più batterie: un parametro visibile sotto la classica barra della vitalità che in sostanza sostituisce per funzione e applicazione il mana o energia di attivazione.

Le battaglie quindi non potranno mai essere risolte secondo una logica del tutto e subito, ma avranno bisogno di essere velocemente ponderate in modo da trovare la strategia migliore, considerando che a nostra disposizione avremo, oltre alle funzioni Unimorph, sia un attacco basilare senza costo energetico, eseguibile con il tasto X del pad, che una serie di abilità passive, acquistabili separatamente ed estremamente potenti; tutti elementi in perfetta sintonia che rendono il gioco bilanciato ed appagante, e cha al contempo contribuiscono ad aggiungere spessore e profondità all’intera meccanica di combattimento.

Fase di Rail Shooting contro un Boss di fine livello

Una delle numerose fasi di inseguimento “a binari” contro un Boss di fine livello.

Solo occasionalmente, e di norma in coincidenza di boss fight, si incorre in alcune fasi di gioco in pieno stile rail shooter, che possono essere in prima persona à la Star Fox oppure in visuale fissa isometrica a scorrimento come per esempio accade in Ikaruga. Tuttavia questi diversivi, oltre ai quali devo ricordare anche la presenza di quick-time-events e qualche leggero tocco platform, per quanto abbiano il pregio di arricchire la proposta di gameplay, sono leggermente sottotono e finiscono per essere facilmente dimenticati: non avendo lo stesso spessore delle opere pensate appositamente per le stesse meccaniche, le richiamano soltanto lontanamente.

Come però un piatto è reso tanto più gustoso dalla varietà di elementi che lo compongono, e dalla testura o dal contrasto degli stessi, così in The Wonderful 101 si è costantemente trainati da Pikmin a un mini-gioco, da Okami a Bayonetta, e da un mini-gioco nuovamente a Pikmin: una cascata di eventi che si susseguono a un ritmo che a volte può apparire davvero indemoniato e che non alza mai il piede dall’acceleratore, continuando così a pungolare la perizia e la bravura del giocatore che sarà sollecitato ad esercitare sistematicamente un’attenzione fuori dal comune, in modo che ogni singolo minuto passato sul gioco diventi significativo e interessante.

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Nel viaggio andremo in e in

Il nostro viaggio ci porterà fino alle profondità magmatiche del sottosuolo Africano. Ma non sarà certo il posto più remoto che raggiungeremo…

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Solo con i migliori amici

Per portare a termine la campagna single player a difficoltà Normale sono necessarie circa 20 ore di concentrato d’azione; numero destinato a salire se prestiamo attenzione a quanto ha dichiarato Kamiya in una recente intervista, ovvero che The Wonderful 101 dà il meglio di sé quando giocato per la seconda volta. Viste le polemiche che hanno accompagnato la presunta longevità (o meglio, brevità) del titolo, si potrebbe facilmente pensare a una trovata promozionale; ma le cose non stanno così.

Tra i collezionabili

Tra i collezionabili possiamo annoverare i 100 stessi: alcuni di loro saranno nascosti e dovranno essere scovati.

Non solo perché completando tutte le missioni in modalità Normale si può sbloccare la ben più ardua modalità Difficile, ma piuttosto perché, ironicamente, si giunge a padroneggiare al meglio il sistema di combattimento solo verso la fine del gioco, e in un certo senso solo a quel punto diventa possibile assaporarne le sfumature di grandiosità e coinvolgimento; un’ebbrezza che spingerà la nostra motivazione a ricominciare subito tutto da capo, magari per migliorare i punteggi oppure battere il proprio record di tempo precedentemente stabilito. Ogni missione infatti è suddivisa in tre sotto-livelli, e al termine di ognuno di essi riceviamo un premio basato su tre parametri di valutazione: Tempo impiegato a terminare il livello, Qualità delle combo prodotte, Danno subito. Una media dei voti ricevuti nei tre sotto-livelli determinerà il voto complessivo della missione, con una scala di valutazione a premi che si estende per sei livelli dal Trofeo di Platino, fino al Trofeo di Consolazione.

In più, come succedeva per esempio in Super Smash Bros. Brawl, e in piena sintonia con la tradizione Nintendo, ci sono tonnellate di collezionabili da recuperare: 100 tappi di bottiglia, che in tutto e per tutto simulano i trofei o achievement che troviamo su altre console, e poi documenti illustrati, statuette tridimensionali e addirittura livelli segreti; ma la lista prosegue e si allunga, andando ben oltre la mia capacità di richiamare alla memoria tutti i bonus che possono essere sbloccati.

Quando poi non avremo più voglia più di giocare e rigiocare i veri segmenti della modalità Storia, potremo sempre dedicarci all’unica modalità alternativa, denominata Wonderful Missions, che sostanzialmente è un’arena strutturata a livelli ordinati per difficoltà crescente, interamente dedicata al Co-Op in locale. Aperta a un numero massimo di cinque giocatori in contemporanea, è una palestra di sensi e sensibilità, un allenamento che potrebbe essere riassunto come una versione rissosa di un time attack, e anche un modo -l’unico a dire il vero- per condividere la piacevolezza di questo titolo con qualche amico curioso. Si può ragionevolmente criticare la mancanza di una sezione online corposa e funzionale, ma a mio parere il multiplayer “da divano” si sposa perfettamente con il carattere amichevole e inviperito del gioco, che male si coniugherebbe con lobby e code d’attesa, come anche con l’entrata e l’uscita dall’azione di giocatori anonimi privi della minima possibilità di interagire o comunicare con noi.

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Co-Op

Un tipico sobborgo cittadino. Cinque caotici mazziatori. Una tipica sessione in Co-Op.

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Wonder-Rainbow

The Wonderful 101 è confuso di velocità simultanea; attraente per i colori pastello che popolano le schermate di ricordi di infanzia, della luce dei pomeriggi a cartoni animati, sa regalare momenti di inattaccabile pulizia grafica, muovendo sullo schermo centinaia di caricature con un’eleganza che può anche passare inosservata, travolta com’è dalla frenesia dell’azione in corso. Un piacere per gli occhi che non si lascia mai sorpassare da sensazioni di incompiutezza o di approssimazione.

Non c’è un singolo frame in cui il gioco non si appropri con piena potenzialità del mezzo espressivo, che è quello di una stilizzazione perfettamente riuscita spesa tutta a mischiare toon graphic e vezzosità super deformed, ma anche quello di una musica e una rumoristica che soffiano vita dentro alle anguste tutine di ogni singolo Wonder-One.
In ogni quadro, in ogni livello, si è sospinti da un’orchestrazione perfettamente calzante, che accompagna le fasi più concitate e sottolinea i momenti più divertenti. E’ un’eco che sa andare ben oltre il semplice refrain didascalico riuscendo a creare un’atmosfera unica e lasciando al contempo impressi nella nostra memoria melodica simpatici motivetti orecchiabili.

Un ultimo cenno dedicato alla lingua di gioco. Vista la natura fortemente nipponica del titolo, il consiglio che mi sento di darvi è di optare per il parlato in giapponese (a discapito di uno sguaiato inglese americanizzato) e successivamente scegliere il testo sottotitolato come meglio si crede; è bene infatti ricordare che l’operazione di localizzazione in italiano è stata compiuta egregiamente: la traduzione offerta è di alto livello, priva di qualsiasi incertezza grammaticale e puntualmente fedele nel rendere e riproporre i giochi di parole come sono presenti nel testo originale giapponese.

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Parco giochi

Certi livelli a volte sembreranno degli enormi Parchi Divertimento dove si festeggia a suon di botte.

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Medaglia di Platinum – In conclusione…

Ci sono prodotti mediatici che rompono i confini del genere per farsi opere grandiose e intere; ci sono poi opere che eludendo il genere si condannano a una vita marginale, vissuta oltre gli schemi. Il problema per chi si avvicina a The Wonderful 101 per la prima volta rischia di essere proprio questo: il suo essere eccessivo, eccedente, al-di-fuori, lo fa talvolta sciabordare in precaria stabilità tra momenti di assoluto splendore e sporadiche calme piatte dove per un po’ si naviga a vista, senza l’ausilio di un punto di riferimento. Così il titolo Platinum cerca di rifuggire ogni qualsivoglia classificazione, tanto che è difficile dire se questa risulti in fondo essere più la sua grande debolezza o il suo distintivo punto di forza.

Ben fatto, Platinum Games!

Ben fatto, Platinum Games.

Non bisogna però lasciare che le categorizzazioni soffochino troppo il godimento e la fruibilità di un’opera eccentrica e naïf eretta sfarzosamente su colpi di scena, deliziose gag fanciullesche, ma soprattutto su un gameplay insieme accessibile e complesso, rifinito con una perfezione quasi maniacale.
The Wonderful 101, pur con qualche trascurabile mancanza, è un piccolo grande gioiello intagliato da mani esperte; un prodotto ispirato e originale che saprà mettervi alla prova senza calcare la mano e vi regalerà ore di intrattenimento di ricercata qualità. Se possedete una console Wii U, non dovreste assolutamente lasciarvelo scappare: questi 100 meravigliosi supereroi hanno un cuore grande quanto piccoli sono i loro corpi, e meritano davvero il vostro appassionato supporto.

Chi, come me, è nato intorno alla metà degli anni '80, può considerarsi a buon diritto figlio elettivo della generazione del videogioco. Perso irrimediabilmente tra sogno e nostalgia, mi aggrappo ostinato a un qualsiasi strumento di iniezione ludica -endorfina purissima a circuito chiuso- come una creatura che morde per il suo latte. Apprezzo e ammiro ogni proposta di intrattenimento intelligente, ma sono irrimediabilmente stregato dal genio di Nintendo.

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