Popcorn Time: La Madre

Popcorn Time: La Madre

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Problemi familiari…

Il nome di Guillermo del Toro, negli anni, è divenuto sinonimo di atmosfere e storie dal tocco gotico e fiabesco. Basta tornare al 2006, quando nelle sale debuttò l’ottimo “Il Labirinto del Fauno”, per trovare raccolti in un’unica pellicola tutti i tratti distintivi della poetica dark, introversa, fantasy ed horror “old style” che contraddistingue l’opera del regista messicano.

Nel caso di “La Madre” (Mama) del Toro è produttore. Dietro la macchina da presa si accomoda invece Andres Muschietti, il quale rispolvera il proprio – omonimo – cortometraggio datato 2008 e gli dona mole ed importanza di un film vero e proprio.
Quello dell’’horror iberico è un “sotto”genere prolifico e tutt’altro che in estinzione (un paio di titoli, “The Orphanage” e “The Baby’s Room”), caratterizzato da storie intriganti ed intricate spesso a sfondo soprannaturale: la corrispondenza vivi-morti è un elemento che torna praticamente in ogni produzione della corrente. E’ cinema riflessivo più che aggressivo (come invece non accade per l’horror canonico made in USA), metaforico e decisamente suggestivo.

mmm “La Madre” incarna alla perfezione queste caratteristiche, e chiarisco immediatamente che tra le ultime produzioni del genere (eccezion fatta per il positivissimo “Sinister”) spicca di qualche – abbondante – spanna. Tralasciando lo svolgimento e la trama in sé, abbastanza regolari e – forse – persino prevedibili, questo film seduce con un’atmosfera sottile e deliziosamente fantasiosa, belle immagini (magistrale la sequenza del sogno “in prima persona”) ed una recitazione assolutamente all’altezza, con l’ ottima performance del duo Jessica Chastain (“Zero Dark Thirty”) – Nikolaj Coster-Waldau (che si sdoppia nel ruolo di padre, prima, e zio, poi).

L’impressione che si ha lasciando la sala è di aver ascoltato una vecchia storia di fantasmi, nulla di ridondante o “epico”, ma di certo positivo. I fan dello slasher, del torture-porn alla “Hostel” o semplicemente dell’horror fracassone e commerciale rimarranno delusi, perché il film di Muschietti è tutto fuorchè horror, in realtà.
E’ una parabola dark sul ricordo, sul rimorso e – immancabilmente –  sull’amore…ma inteso nell’accezione più totale ed importante del termine.
Consigliato: qualche riserva sullo svolgimento ed alcune scelte azzardate c’è…ma poca cosa.

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A noi ricorda…

sh Silent Hill: gli elementi caratteristici del film di Muschietti sono atmosfera, terrore psicologico e soundtrack adatta ad incorniciare il tutto: il primo titolo che balza alla mente cercando tratti simili è sicuramente Silent Hill, soprattutto per quanto riguarda i primi quattro capitoli della pluripremiata saga survival-horror made in Konami. Indimenticabili, tra l’altro,le straordinarie melodie composte da Akira Yamaoka.

 

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