Hitman: Absolution – La Recensione

Hitman: Absolution – La Recensione

Prima delle profezie Maya, di italo-medio-orientali maestri nell’utilizzo delle lame o di fuggitivi dai poteri sovrannaturali, c’era lui, l’UrKiller, l’assassino senza capelli né pietà, armato di silenziose pistole e di una cravatta rossa, intrisa del sangue delle ignare e numerose vittime incontrate sulla sua strada. Un numero da far impallidire lo stesso Tristo Mietitore, di nuovo in vacanza, perché con l’Agente 47 nei paraggi non c’è concorrenza che tenga. IO Interactive ci riaffida guanti e garrota, dopo anni di attesa da parte di chi rimase affascinato da quel mix di cervelli spappolati, tecniche sopraffine e Ave Marie di Schubert…

Lo ameranno: gli amanti del genere stealth e dell’adrenalina
Lo odieranno: i fondamentalisti della serie
E’ simile a: Metal Gear Solid, Dishonored.

Titolo: Hitman: Absolution
Piattaforma: Xbox 360 / PS3 / PC
Sviluppatore: IO Interactive
Publisher: Square-Enix
Giocatori: 1
Online: Modalità Contracts
Lingua :  Italiano (Versione provata: Inglese)

Agente 47 non teme nulla, neanche il doversi sporcare le mani…in ogni senso.

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It’s a dirty job but someone’s gotta do it

I legami con il precedente capitolo, Blood Money, vengono da subito inseriti e al contempo recisi con precisione chirurgica. Diana Burnwood, il vecchio contatto di Agente 47, ha sferrato un colpo basso all’Agenzia, un’associazione internazionale di abilissimi killer le cui prede non hanno mai avuto modo di sponsorizzarne la bravura e la freddezza, andando a sabotare dall’interno l’intero apparato organizzativo della stessa tramite un letale attacco informatico, così letale da gambizzare persino un’entità così potente. Il freddo protagonista viene quindi incaricato di vendicare i suoi datori di lavoro: l’affinità che lo lega a quella donna, ormai un fantasma, non ferma il nostro eroe dal portare a termine il contratto, uno come tanti. La misteriosa figura della giovane Victoria, però, mescola le carte in tavola e stravolge nuovamente la vita di 47: l’ultimo desiderio di Diana è che lui protegga questa preziosa ragazza, mentre quello dell’Agenzia e di Blake Dexter, un riccone del South Dakota, è di impossessarsene quanto prima.

La trama si dipana quindi tra Chicago e l’apparentemente noiosa cittadina di Hope, tra i loschi individui che l’Hitman si trova ad affrontare, tra amici e nemici, di vecchi e di nuovi, con un tono decisamente maturo e pieno di stereotipi negativi ai limiti del grottesco, in grado di impreziosire ulteriormente gli intelligenti intrecci ai quali ormai IO ci ha abituati nelle sue produzioni. Ogni personaggio principale è sapientemente caratterizzato, tanto a livello estetico quanto caratteriale, con intonazioni ed accenti atmosferici ed in grado di delineare sin da subito la sua cattiveria o la sua bontà, i suoi limiti mentali o la sua avidità, ma non per questo gli NPC vogliono essere da meno: l’originalità estetica viene a mancare, con “comparse” un po’ tutte uguali tra loro, ma in compenso ognuno di essi sembra essere dotato di vita propria, con dialoghi e chiamate al telefono a tratti inutili, spesso però legati allo svolgere della missione in corso, o gesti “quotidiani”. Tanti colpi di scena ed un sapore quasi cinematografico, con personaggi assurdi e carismatici, coronano quindi un titolo che non vuol essere solo uno “sparatutto dai connotati stealth”, ma qualcosa in più. Brividi ed adrenalina come se piovessero.

Le Saints sono solo alcuni dei folli personaggi presenti.

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Something wicked this way comes

Quello che cerca un amante di titoli del genere è la costante sensazione di essere scoperti: l’essere un topo in una grande trappola fatta di tubi, mattoni ed erba, della quale però si ha la chiave, o la si può ottenere sfoggiando tecnica, sangue freddo e della silenziosa ma brutale violenza. L’obiettivo di IO Interactive era quello di darci in pasto un gioco libero, in grado di offrire molteplici opportunità di approccio e risoluzione, ma la missione è a mio parere compiuta solo al 75% ed è presto detto il perché. Iniziamo parlando di cosa dovremo/vorremmo/potremo fare in Hitman: nei panni di un killer letale, avremo carta bianca (da lordare con copioso sangue nemico…cit.) sul come completare le missioni che ci vengono affibbiate, missioni che richiederanno quasi sempre l’eliminazione di uno o più obiettivi sensibili, con piacevoli variazioni sul tema.

Come in altri titoli appartenenti allo stesso filone, saranno presenti due principali “scuole di pensiero”: lo stile Rambo, che ci porterà ad uccidere le orde di nemici assoldate per massacrarci, ed uno ben più ragionato, profondo ed appagante, che a sua volta porta ad altre diramazioni tutte da scoprire ed esplorare, uno stile più affine ad un ninja che a Terminator. Nulla vi vieterà di giocarlo come un TPS, in quanto avremo tante armi a disposizione, dalle pistole silenziate ai fucili da cecchino, senza disdegnare armi melee come mazze da baseball o tubi di metallo, ma salvo trials & error disperati e reload furiosi che vi spingeranno a compiere vere e proprie carneficine, tra headshot e scudi umani, il bello viene proprio quando si opta per il silenzio al posto del rumore, per il leggero scricchiolare delle ossa del collo al posto del boato dei tamburi delle pistole, per pulitissimo strofinio di un cadavere trascinato alle macchie di sangue irremovibili: un po’ perché quel brivido lungo la schiena riesce ormai a provocarlo solo un titolo stealth ben orchestrato e non il solito sparatutto, un po’ perché le meccaniche di shooting (ma non solo), in questo caso risultano un po’ legnose ed antiquate, lasciandosi unicamente apprezzare impugnando uno sniper rifle o in una delle nuove feature presenti (presa di peso da altri brand e che farà storcere il naso ai puristi del genere e della serie), ovvero il Tiro Rapido, grazie al quale sarà possibile “taggare” più di un bersaglio e far partire una sequenza di rapidi e precisi colpi (utile nel caso in cui ci sia più di un nemico e non si voglia lasciar traccia del proprio passaggio).

L’approccio silenzioso risulta, come detto, decisamente più appagante, oltre a mostrarsi come il vero fulcro del titolo (e come era lecito aspettarsi da una serie del genere), donando libertà di movimento al giocatore pur “braccandolo” per via della struttura delle lunghe missioni, divise in sotto-capitoli completabili in 15 secondi così come in 20 o più minuti, in base sia al livello di difficoltà selezionato ma anche alle scelte compiute durante lo svolgimento. Le varie location a disposizione spazieranno da enormi giardini a stretti vicoli, passando per locali a luci rosse, fogne e biblioteche in malora, ma anche spicchi di quartiere in cui è possibile ammirare la viva cittadinanza in varie faccende affaccendata, dal meccanico impegnato a riparare un auto, al buzzurro di turno impegnato a scegliere un’arma da nascondere in casa, fino al cuoco o al venditore di cibi impegnati a cucinare pietanze, il tutto mentre l’Agente 47 è in cerca della preda da eliminare.

A seconda delle varie situazioni presenti, ci troveremo spesso con varie strade da seguire, alcune suggerite in maniera naturale dallo svolgersi degli eventi, altre proposte dall’Istinto: tramite la pressione del tasto RB/R1, il sesto senso del protagonista ci offrirà preziosi indizi, illuminando i bersagli o le possibili minacce (con annesso il loro percorso, potendo così prevedere i loro movimenti), indicandoci molteplici opzioni a disposizione per proseguire, oggetti con cui interagire e l’obiettivo da raggiungere (presente anche sulla mini-mappa introdotta in questo Absolution), oltre a garantirci copertura in fase di mimetizzazione nel caso in cui qualcuno stia per scoprirci; durante le missioni infatti, potremo indossare i vestiti delle nostre vittime (sia quelli di nemici come gli agenti di polizia, ma anche di innocenti camerieri o elettricisti), ma questo non ci assicurerà l’anonimato completo: nei panni di un cuoco riusciremo a fregare le guardie all’ingresso di una struttura o la polizia, ma i nostri “colleghi” capiranno che c’è qualcosa che non va in noi, dando l’allarme (capiremo che ci stanno per scoprire grazie a delle frecce gialle sempre più grandi e tendenti al rosso). Una volta scovati, la nostra copertura salterà e dovremo subito cambiarci d’abito, oppure nasconderci in armadi o cassonetti (nei quali è possibile occultare i cadaveri, per evitare che i nemici li scovino), attendendo che le acque si calmino, ma nel caso in cui qualcuno vi stia puntando un arma a pochi cm di distanza, la “Falsa Resa” vi permetterà di adescare l’ignaro pistolero, accoppandolo con mosse di Krav Maga azionate da brevi quick time events (che se mal eseguiti possono anche portare al Game Over).

Un bravo assassino, però, lascia il mondo attorno a sé “puro”, e come un Dio astuto, non lascia tracce della sua presenza: ecco perché potremo persino evitare di uccidere (o strangolare) qualsiasi individuo ci si pari davanti, proteggendoci dietro muri ed angoli (tramite la pressione del tasto B/O) e muovendoci di soppiatto tra una copertura e l’altra, magari distraendo chi è nei paraggi lanciando qualsiasi oggetto ci capiti sotto mano (bottiglie, coltelli ed altro ancora); inoltre, indipendentemente dall’approccio scelto, il nostro eroe sbloccherà di missione in missione nuove abilità, in grado di renderlo davvero l’arma definitiva.

Infine, è l’interazione con il verosimile mondo circostante a rendere ancor più entusiasmante la scelta di approcci più subdoli rispetto al mero “spara spara”: staccare la corrente e far così muovere quella coriacea guardia dalla sua postazione, spargere della benzina da una pompa e sparare sulla miscela azionando un bel falò, sparare random e far impazzire le mega-folle che spesso troveremo, approfittando della confusione per fuggire (come in un altro noto titolo, potremo sfruttare gruppi di persone per non farci scoprire), tutte azioni che sarà possibile svolgere nei livelli confezionati ad arte dal team, che riesce ad offrirci un titolo assolutamente libero: quel 25% mancante di cui parlavo in precedenza, però, si riferisce ad una sorta di condizione da “entità onnipotente” degli sviluppatori, i quali in alcuni frangenti sembrano volerci indirizzare in maniera troppo marcata verso una certa soluzione, smorzando così quell’entusiasmo generato dalla presa di coscienza del proprio estro omicida. Nulla in grado però di appiattire l’ottimo gameplay, in grado anch’esso di emozionare ed offrire un’atmosfera morbosamente deliziosa.

The not-so-strong arm of the Law.

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Fuoco e fiamme, fuoco e fiamme!

I primi video gameplay mostrati, tratti chiaramente dalla versione Pc, ci mostravano un dettaglio grafico incredibile e folle di NPC entro le quali immergersi: la versione Xbox 360 non riesce forse a mantenere quella stessa pulizia, ma in compenso il poderoso engine Glacier 2 spreme ai limiti del possibile la console targata Microsoft, offrendo fluidità e frame-rate costante anche nelle situazioni più affollate. Che ci siano 1 o 100 personaggi su schermo, nessuna incertezza coglierà in fallo il motore di gioco, il quale si farà notare anche per la splendida gestione di ombre e luci (solo qualche fascio luminoso che riesce ad oltrepassare i muri ne mina l’effettiva bontà) e per la quasi totale assenza di aliasing, ma anche per la fisica realistica, con reazioni convincenti di tende e vetri rotti, discreta nelle dinamiche balistiche, oscena invece in presenza di fiamme, davvero mal fatte.

I volti realizzati in maniera approssimativa di gran parte degli NPC e le legnose animazioni sanno però quasi di “vecchio“, svelando delle sbavature che intaccano l’apparato puramente tecnico, il quale fa comunque di tutto per supportare l’esibizione su una console ormai esausta. Ottima la direzione artistica intrapresa dal team, che alterna atmosfere da bar texano (con tanto di risse e bagni puzzolenti) a strade bagnate e fogne ricolme di lerciume sapientemente rappresentate grazie alle pur buone texture del titolo, così come la cura per i singoli dettagli, dal sudore alle cicatrici, passando per ferite e pozze di sangue, così come i difetti fisici dei personaggi. Superlative le musiche d’accompagnamento e le voci (almeno quelle inglesi), davvero dinamiche nel seguire gli eventi stravolti dalle nostre azioni, con un raffinatissimo stile orchestrale estremamente atmosferico e una ricercatezza di slang e doppi sensi in grado di enfatizzare la già di per sé matura trama.

In attesa di un treno chiamato….Omicidio.

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Uno, nessuno e centomila contratti

Come se non bastasse, Hitman: Absolution è anche lungo e rigiocabilissimo, a causa di vari fattori: è lungo perché, come detto, le missioni saranno divise in vari sotto-capitoli, alcuni brevi, alcuni in grado di portar via molto tempo, e solo settando la difficoltà su Facile riuscirete a sbrigarvela in poco tempo. Passando a Normale, o, peggio ancora, ad uno dei 3 livelli da “professionista”, vi ritroverete a morire volutamente un gran numero di volte pur di riprovare e sperimentare tutti i possibili percorsi offerti dal team, i molteplici approcci, ma anche per l’abilità dell’IA. Se non tutto convince sul comportamento dei nemici (ucciderli mentre sono al telefono non farà allarmare nessuno, oppure molti percorsi ripetuti dai personaggi chiave come per dire “hey, vieni ad uccidermi, sono qui!”), a Difficile o ad Esperto vi faranno davvero sudare molte camice, sopratutto nel caso in cui decidiate di darvi alle uccisioni silenziose e alla discrezione. I 5 livelli di difficoltà offriranno delle esperienze differenti tra loro, per tutti i gusti, aumentando l’aggressività e l’intelligenza dei nemici, così come il numero di handicap per Agente 47 (in particolare riguardanti l’uso/abuso dell’Istinto, preziosissimo nel corso del gioco), rasentando la follia a “Purista”: niente hud, niente aiuti, a malapena comprenderete qual’è il vostro target. Nessuna “freccia” su schermo vi farà capire che qualcuno sta per scoprirvi, solo dei bravi flash daranno il via alla caccia all’uomo che sta per piombarvi addosso.

Oltre alle numerose e lunghe missioni, da rigiocare in tutte le salse, elementi come le sfide, e sopratutto, la modalità online Contracts, continueranno a tenervi incollati potenzialmente all’infinito. Nell’unico multiplayer mode, decisamente atipico, avremo la possibilità di rigiocare tutte le missioni della trama principale, ma alle nostre regole. I “contratti” del nome sono gli stessi che proporremo alla community online (singole sfide o veri e propri “tornei”): dovremo scegliere uno dei “capitoli” a disposizione, selezionare casualmente da uno a tre obiettivi (tra personaggi chiave e potenziali minacce, come agenti o venditori ambulanti), il vestito da indossare, l’arma da utilizzare e la via d’uscita per concludere il lavoro, “eseguendo” noi stessi il tutto e lasciandolo in pasto agli altri giocatori online, guadagnando soldi con i quali sbloccare costumi, armi e potenziamenti extra ed ovviamente confrontando i propri punteggi in classifiche mondiali (punteggi che, se connessi alla rete, troveremo anche nella campagna in singolo). Saranno davvero tanti gli elementi da acquistare, spingendovi a rigiocare gli oltre 50.000 contratti già creati (su Xbox Live) ed in continuo aumento per guadagnare più denaro possibile.

Per quanto buona possa essere la modalità “Contratti”, un vero e proprio editor di missioni sarebbe stato davvero un gran valore aggiunto…

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In Conclusione…

Assassini paranormali e non, fate largo: la silenziosa e letale mano di Dio è pronta a riprendersi lo scettro di Re degli strangolamenti a suon di brutali uccisioni e machiavelliche strategie, contornate da un mondo verosimile tanto accogliente quanto ingiusto. In Hitman: Absolution (quasi) tutto funziona: la trama, impreziosita da lunghe cut-scene, vi rapirà, il gameplay è stato pesantemente rinnovato (ma i puristi vecchia scuola storceranno il naso per alcune novità forse un po’ troppo avveniristiche), il possente engine di gioco spreme l’Xbox 360 fino all’inverosimile (pur non convincendo pienamente) e longevità e rigiocabilità si assestano su livelli sopra la media, grazie anche alla buonissima modalità Contracts che risparmia al team l’inserimento di una qualsiasi forzatissima componente online, componente che avrebbe indebolito/appiattito l’intero titolo. L’ottimo bilanciamento dei vari livelli di difficoltà a disposizione offrirà sfide davvero per tutti i gusti, tanto al neofita quanto all’assassino più smaliziato, mentre l’IA vi sorprenderà in più di un’occasione. Solo una sensazione di “pilotato” che si respira in alcuni frangenti e qualche difetto puramente tecnico (come le legnose animazioni o i volti degli NPC per nulla convincenti) intaccano un must-have per gli amanti del genere stealth, in attesa del ritorno di 47 da ormai troppo tempo. Anche i die-hard fan, che certamente avranno di che storcere il naso per alcune delle nuove features presenti, dovrebbero dargli ben più di una possibilità.

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Secondo Parere by Giovanni “Dix@n” Tomaselli

Sei anni, sei lunghissimi anni, è quanto abbiamo dovuto attendere per vedere nuovamente in azione l’Agente 47.

Il tempo passato da Blood Money non è stato generoso con lui; certo, ha sempre un fisico statuario ma le rughe si attestano numerose sul suo viso e lo stesso 47 è cambiato: che il glaciale killer geneticamente modificato abbia maturato una coscienza? Quasi…

Con il protagonista è cambiato anche il mondo di gioco e la tipologia della narrazione: si è passati infatti dai maxi-intrighi intra/inter-governativi ad atmosfere più pulp ed hard-boiled, ricche di personaggi caricaturali e grotteschi all’inverosimile, portatori di carisma e personalità, che tanto filo daranno da torcere al nostro fido dispensatore di morte.

Hitman: Absolution innova rimanendo però fedele alle sue radici! L’ultimo capitolo delle avventure di 47 può essere considerato, a tutti gli effetti, la naturale evoluzione (nella misura da uno a mille ndDix@n) di Hitman: Blood Money!Grazie infatti al Glacier Engine 2, motore proprietario (in grado di muovere qualcosa come 1.200 personaggi su schermo in modo del tutto indipendente l’uno dall’altro) cui gli I/O interactive hanno lavorato alacremente negli ultimi sei anni, il mondo di gioco prende vita sembrando, scusate la ripetizione, vivo e pulsante, un entità a se stante nel marasma di eventi che lo coinvolgeranno come personaggio co-protagonista, trasportandoci, in men che non si dica nel pieno dell’azione.

Una molteplicità di approcci tattici agli obiettivi che, volta dopo volta dovremo affrontare, un mondo di gioco immenso (quasi smisurato NdDix@n) e pieno di personaggi con cui interagire, oltre a cinque livelli di difficoltà che metteranno alla prova persino il più solerte dei killer, ci regalano una esperienza di gioco unica nel suo genere innestata in uno dei migliori giochi di questa generazione di console.Siamo dunque di fronte allo stealth game definitivo? O ad un mini-sanbox in salsa stealth?

Sfortunatamente NO!

Hitman: Absolution ci fornisce infatti una immensa “libertà di azione guidata”: la trama non si discosta di un micron dal pattern settato dagli sviluppatori e, pur lasciandoci la piena possibilità di decidere della morte della nostra vittima (e di eventuali scagnozzi alle sue difese NdDix@n), si ha sempre la sensazione che tutto sia teleguidato e che il nostro intervento sia come quello di un mastro burattinaio atto a tirare le fila di fantocci che racconteranno sempre la medesima storia.

Detto ciò non posso però non riconoscere quanto questo sistema di gioco, limitato forse anche a causa della poca potenza di calcolo delle attuali macchine da gioco considerando tutte le variabili inserite in corso d’opera dal Glacier Engine 2, possa essere la base per una futura, ulteriore, evoluzione che ci consegnerà un gioco ancor migliore di questo, ahinoi, quasi perfetto capitolo.

A completare il tutto giunge una inedita modalità multiplayer che vi lascerà piena libertà (parola chiave di questo Hitman: Absolution) nella scelta di plot, bersagli e modalità di uccisione degli stessi!

Per tirare le fila del discorso: Absolution è un acquisto obbligato per tutti i patiti di stealth games, per tutti gli aficionados della serie e, in generale, per chiunque abbia voglia di cimentarsi con un gioco DAVVERO hardcore, soprattutto scegliendo gli ultimi due livelli di difficoltà.

Absolution è un gioiellino che tanto abbiamo atteso e che altrettanto ci ha ripagato, certo, non perfetto ma… non per questo da buttare! Mettete la vostra vita in mano all’Agente 47: è uno specialista del settore!

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Un altro killer letale, accompagnato da quella che probabilmente è una delle migliori versioni di Ave Maria schubertiana mai proposte (NdK).

Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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