LittleBigPlanet PSVita – La Recensione

LittleBigPlanet PSVita – La Recensione

Se al giorno d’oggi tutto sembra già scritto, già detto, e la creatività sembra davvero merce rara, sin dalla prima apparizione dell’uomo su questo Grande eppure Piccolo Pianeta chiamato Terra, l’esigenza, il bisogno, spinsero i nostri precursori a fare il possibile per sopravvivere. Scoprirono il fuoco, la ruota, qualcuno si dilettava con i fuochi d’artificio, altri adoravano colorare vesti e strumenti con un primitivo colorante rosso porpora. Ma nessuno di loro aveva mai toccato una PSVita con all’interno la cartuccia di LittleBigPlanet.

Leonardo Da Vinci? N00b. Nikola Tesla? Pivello!

A noi bastano un dito, il fido Sack Boy e tantissime ore da polverizzare: l’unico limite è il…no, neanche il cielo.

Dopo aver giocato, creato e condiviso su PlayStation 3 e PSP, ora è il turno della neonata di casa Sony: la bistrattata PSVita che affanna a scalare le classifiche di vendita, azzoppata da una line-up che tarda ad impinguarsi, ma per la quale ogni singolo boccone riesce a tramutarsi in oro colato. Se Gravity Rush non vi ha ancora convinto a procedere all’acquisto, sarà difficile resistere all’overdose di fantasia e creatività di LittleBigPlanet che, nonostante qualche lieve incertezza puramente tecnica, riuscirà ancora una volta a sprigionare l’estro infantile ormai sepolto e sopito in ognuno di noi.

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Lo ameranno: chi adora sperimentare, o chi cerca un gioco semplice ma divertente
Lo odieranno: chi teme l’avanguardia
E’ simile a: Super Mario in preda a visioni mistiche

Titolo: LittleBigPlanet PSVita
Piattaforma: PSVita
Sviluppatore: Tarsier Studiso / Double Eleven / XDev
Publisher: Sony Computer Entertainment
Giocatori: 1
Online: Community/ Co-op fino a 4 giocatori
Lingua: Italiano
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L’ombra del Burattinaio si allarga minacciosa…si nutrirà della personalità di ogni singola creatura sul suo cammino, se non lo fermeremo!

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This is the Immagisfera, baby!

Un bambino che ascolta una fiaba sta in realtà vivendo un incubo: sentire di mondi meravigliosi, di eroi con spade incantate e principesse biondo crinite senza poter vivere il tutto in prima persona. Come se non bastasse, la stessa storia narrata è imposta, insindacabile. In LittleBigPlanet, al contrario di numerosi titoli “story-driven”, la componente single player può essere considerata come una sorta di vasto tutorial, la cui maggiore utilità è quella di offrirci tutti i possibili strumenti da utilizzare in fase creativa come adesivi ed oggetti, oltre a permetterci di prendere confidenza con i semplicissimi (ma efficaci) comandi. Nonostante tutto risulta comunque divertente e piacevole, ma il fulcro del titolo, come saprà chi ha già avuto modo di giocare gli episodi su home-console, non risiede propriamente nella narrazione.

Il Colonnello Flounder si rivelerà una sorta di Virgilio dantesco

Il Burattinaio ha trasformato tutti gli abitanti del pianeta in “Oscuri”, creature prive di anima assoggettati al suo volere. Il piccolo Sack Boy dovrà passare di mondo in mondo, accompagnato da buffissimi personaggi come il Colonello Flounder, l‘Incredibile Otis nella Valle Ottovolante o il burbero Sean Brawn nella tecnologica Jackpot City, per abbattere pezzo a pezzo il regno di terrore instaurato. Ogni mondo è caratterizzato da un particolare elemento tematico, riproposto nei vari livelli presenti (dai 7 a 9 per ogni “città”), spaziando dalla lugubre atmosfera della Casa Spettrale alla già citata Jackpot City, “orwelliana” fino al midollo con le sue telecamere e la costante paranoia, passando per la circense Carnevalia, ma troveremo anche dei sub-livelli basati su mini-giochi dal forte sapore “retrò”: oltre agli stage principali, nei quali si svilupperà la (breve) storia, scovando delle chiavi speciali, sbloccheremo dei veri e propri tributi al retro-gaming, da Puzzle Bobble all’hockey da tavolo e al Jenga, tutti ricreati con il potente editor di gioco. Ci sarà persino una vera e propria “Sala Giochi”, che conterrà a sua volta mini-games più “profondi” e complessi, ottenuti completando i singoli mondi presenti.

La storia non sarà lunga, ma numerosi saranno i momenti in cui un “Geniale!” vi uscirà dalla bocca, per descrivere le folli trovate di gameplay partorite dagli sviluppatori!

Il carisma del piccolo Sack Boy non viene intaccato dal suo “mutismo”! Vi basti sapere che, tramite la croce direzionale, potremo persino fargli cambiare espressione…

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Tocca l’arte e mettila da parte

Nato da una joint-venture tra il team Tarsier, Double Eleven e Xdev (tutti legati, in un modo o nell’altro, a Sony) coadiuvati dai folli Media Molecule (i creatori dell’originale), LittleBigPlanet è…un simulatore di sogni. Per chi non lo sapesse, la base di partenza è quella di un classicissimo e semplicissimo platform: nei panni di un buffissimo pupazzo di pezza, il succitato Sack Boy, dovremo districarci in colorati livelli bidimensionali, nei quali troveremo sfere celesti da afferrare (con tanto di moltiplicatori ogni 5 acciuffate) non senza degli ottimi riflessi. Vi ricorda qualcosa? Ebbene, il fattore “C” è ciò che lo distingue da qualsiasi altro titolo presente sul mercato, un elemento che ha rapito un elevato numero di giocatori che continuano a divertirsi anche sui primissimi capitoli apparsi su PlayStation 3. Il fattore “C” è la “creatività”: oltre alle sfere, troveremo…di tutto! Adesivi dalle forme più disparate, parti di costumi e oggetti di qualsiasi tipo: floppy disk, nasi da clown, capelli alla Johnny Cash, bocche, dita…qualsiasi cosa, inclusi elementi “reali” che potremo fotografare ed inserire nel gioco! Ogni elemento trovato potrà essere utilizzato a nostro totale piacimento, permettendoci di personalizzare tanto il piccolo protagonista quanto i migliaia di livelli a disposizione, oltre ad aiutarci nell’impresa di creare noi stessi un nostro personalissimo “mondo”.

Personalizzazione OVUNQUE, anche e soprattutto sul piccolo Sack Boy, cavia inconsapevole della nostra follia!

Riguardo il gameplay duro e puro, non basterà semplicemente “saltellare” di qua e di là: avremo tantissimi mini-puzzle da risolvere, piattaforme su cui atterrare in cui ci salverà solo il tempismo, adesivi da posizionare su sagome vuote per accedere a ricchi e segretissimi bottini, e come se non bastasse, ci saranno degli accessori speciali a rendere ancor più profondo il già di per sé geniale gameplay. Il rampino ci permetterà di superare baratri lanciandolo al momento giusto, i “Guanti acchiappatori” ci permetteranno di afferrare cubi specifici da utilizzare in varie occasioni, mentre una sorta di spara-bolle ci permetterà di contrastare boss e i pochi nemici che incontreremo (decisamente meno che in passato) come in uno shoot’em up vecchia scuola.

Ovviamente le features di PSVita sono state perfettamente integrate nel level design, con blocchi e strutture specifiche da muovere necessariamente sia con il touch frontale che con quello posteriore, mentre in più di un’occasione ci ritroveremo a dover sfruttare l’accelerometro (che andrà ad influenzare anche l’inclinazione della buffa testa di Sack Boy!), ma la natura tattile dell‘handheld Sony, unita al fulcro del gioco (ovvero la modalità creativa) splende di luce propria donando il frutto di un’unione perfetta: con gli elementi scovati nella modalità storia potremo sia decorare ogni singolo livello che sbizzarrirci totalmente nella sezione “Livelli Personali”, dove daremo davvero il meglio di noi.

Uno dei numerosissimi mini-games giocabili e creabili…(simil-)Puzzle Bobble!

Un completissimo Tutorial, oltre a “regalarci” materiali dopo ogni lezione, ci permetterà di sviscerare ogni singola particella del ricco e potente editor di livelli, un mezzo davvero in grado di sprigionare la fantasia di ogni giocatore. Non è obbligatorio seguirlo, ma hey, avrete il coraggio di rinunciare a tutto quel ben di Sack Boy?!

Una volta presa confidenza, si comincia. Partendo da una vuota ed infinita cornice, potremo scatenarci artisticamente in ogni modo possibile, partendo dall’ossatura del nostro livello fino a meccaniche più complesse come leve per aprire porte, semplici strutture in stile platform, trappole e zone segrete. I mini-giochi già presenti mostrano proprio come sia possibile persino spaziare tra varie tipologie di gameplay, in quanto potremo davvero regolare ogni minimo dettaglio del livello: limite di tempo, di giocatori, tipo di comando, forza di gravità, cooperativa, nebbia, telecamera….il tutto governabile tramite il comodo e preciso touchscreen, che renderà ancor più semplice la concretizzazione del vostro subconscio da game developer. Il vostro ego verrà invece deliziato alla possibilità di caricare i livelli creati e darli in pasto alla vasta community, di cui parleremo nel prossimo paragrafo.

Insomma, sia che si cerchi un platform divertente che un gioco profondo e fuori dal comune, LittleBigPlanet riesce a deliziare anche grazie al suo intuitivo quanto geniale gameplay.

Dagli scanner delle impronte digitali, a ruote da girare e cubotti da posizionare strategicamente, lo schermo tattile (sia fronte che retro) di PSVita verrà messo a dura prova

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Pezza, amore e fantasia

La potenza concentrata di PSVita e il particolare stile grafico (non troppo tecnico ma semplicemente splendido) non fanno assolutamente sentire la mancanza della sorella maggiore, offrendo un comparto tecnico fluido, brillante e più colorato che mai, tra centinaia di adesivi da diffondere come la scarlattina lungo i livelli sapientemente concepiti. Le uniche debolezze relative alle avventure del piccolo Sack Boy riguardano dei lievi problemi di collisione, che risulterà in qualche sporadico ed antiestetico “incastro” con l’ambientazione, caricamenti faticosi (tallone d’Achille della serie) e un net-code anch’esso non sempre performante al 100%: in varie partite giocate in cooperativa, solo agendo da host sono riuscito a giocare decentemente, con l’altro giocatore afflitto da problemi di lag (ma nessun crash improvviso riscontrato, in compenso), mentre giocando la storia, se sarete connessi al PSN i caricamenti si allungheranno ulteriormente nel tentativo di cercare qualcuno a cui aggregarsi. Nulla di tutto ciò è comunque in grado di rovinare la splendida esperienza offerta da questo gioiellino che anche dal punto di vista audio offre dei brani d’accompagnamento simpatici e buffi come l’intera atmosfera che si respira, coadiuvati dal doppiaggio in italiano/sack-boyese divertente ed ispirato.

Il level design è come sempre ispiratissimo

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Da grande voglio fare il developer

La mia “Luna”…ennesimo elemento da stravolgere!

Eccoci al vero punto di forza dell’intero titolo: la rigiocabilità e le interazioni online. Come detto, la storia non sarà lunghissima, con una trentina circa di livelli (mini-game inclusi) utili ad acquisire una dimestichezza di base con i controlli e tante decalcomanie ed oggetti da applicare davvero ovunque, la cui longevità può essere “diluita” con sezioni di gameplay cooperativo (in alcune sezioni vi servirà un compagno per scoprire ogni zona del livello) che vi spingerà ad immergervi nuovamente nell’intera componente “single player”. L‘editor di gioco e l’incredibile community però, estendono la rigiocabilità di LittleBigPlanet ad un valore potenzialmente infinito: al momento sono più di 1400 i livelli giocabili (inclusi quelli creati in occasione dei precedenti capitoli), un numero mostruoso in grado di portar via qualche mese di gioco solo per giocarli tutti singolarmente, ma la continua possibilità di sfornare nuovi mondi, processo velocizzato e reso ancor più divertente dalle features tattili di PSVita, lascia davvero pregustare un’ondata di creatività in grado di ammaliarvi per un bel po’ di tempo, tra piccoli ed originali capolavori e veri e propri tributi (da Mega Man ad un folle che ha riprodotto gran parte della trama e dei combattimenti di Final Fantasy VII!).

Sul pianeta “Comunità” ci sarà una sorta di social network che vi permetterà di valutare e recensire ogni singolo livello, sfidarvi con altri partecipanti (su chi riesce a totalizzare il punteggio più alto), scovare gli stage più giocati ed apprezzati, ma anche acquistare costumi ed elementi extra dal PSN. Sul sito ufficiale del gioco è stata inoltre introdotta la possibilità di avere una pagina specifica dedicata ad ogni nostra creazione, aumentando la già elevata visibilità offerta dall’enorme community presente: insomma, una piccola vetrina aperta ad un mondo vastissimo per uno sviluppatore in erba con pochi mezzi ma tanto da dire! (A proposito, vi ricordiamo del concorso indetto da Tarsier!)

Eccovi lo screenshot di una sessione “creativa” del sottoscritto…cosa ci fanno una pila alcalina, un gomitolo, un pupazzo vestito da Screaming Mantis (MGS 4), delle palline da golf e una foto scattata all’action figure della Collector’s Edition di Max Payne 3 con una testa di dinosauro sovrapposta? Ditemelo voi, io non lo so proprio…

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In Conclusione…

Volete un piccolo grande pianeta nelle vostre mani? Desiderate ardentemente il poter dar sfogo alla vostra creatività ovunque, sul bus, in fila, sul treno, con gesti in semplici ma in grado di prendere vita? Se avete amato i capitoli su home-console, resterete sbalorditi dal lavoro di Tarsier e co sulla versione ancor più portatile e sapientemente adattata ai controlli di PSVita, mentre se avete acquistato l’handheld Sony ma siete in attesa di un “titolone”, LittleBigPlanet non può non figurare nella vostra collezione. Un platform divertentissimo che semplice “platform” non è, con la sua incredibile dose di personalità e personalizzazione, le trovate geniali della modalità Storia e le infinite possibilità offerte dal potente editor, motore della vasta community. I tributi al retrogaming sono una chicca, così come l’illimitata longevità e rigiocabilità del titolo, dotato di una grafica semplice ma coloratissima in grado di rapire e perché no, convincervi definitivamente a lasciarvi rapire da PSVita. I lievi difetti tecnici non intaccano l’ennesimo originalissimo titolo pensato per la console portatile di Sony!

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Secondo parere di Marco “Daimon” Russo

Dopo un episodio su PSP, bello, che personalmente ho apprezzato moltissimo, ma non eccezionale, per la mancanza di molte delle caratteristiche che hanno fatto di Little Big Planet un classico dei sistemi Sony, e dei sackboy un’icona indissolubile dal suo marchio, i “saccottini” tornano alla dimensione portatile. Tarsier Studios e XDev , che si sono occupati di questa iterazione, sono riusciti a portare su PS Vita un prodotto completo in ogni sua parte, che non sfigura in alcun modo rispetto la sua controparte per Ps3, anzi amplia l’esperienza. Le meccaniche, nuove e vecchie, dopo aver raggiunto la dimensione ottimale, con il doppio stick e il sensore di movimento, la espandono, con il touch anteriore e posteriore.

I nuovi gadget come il Razzo Assurdo, un missile radiocomandabile tramite il touch, e il Combinaguai Triangolare, un folle mezzo triangolare che corre incollato alle pareti, (ambedue usati nella modalità storia, purtroppo, decisamente troppo poco) e gli ambienti in parte sensibili ai tocchi, anteriori e posteriori, danno una marcia ulteriore al già completo e complesso mondo di Little Big Planet.

Graficamente impeccabile, la modalità storia, che rappresenta, come al solito una veloce “run” nelle meccaniche del gioco, presenta, come tradizione, una piacevole e bizzarra narrazione, in ambienti molto diversi tematicamente e meccanicamente.
Un editor completissimo, e ancora più user friendly, grazie al touch, e la compatibilità con i livelli dei precedenti capitoli, (peccato solo per la mancanza dell’editor cooperativo) e la presenza del multiplayer online, sono le ciliegine sulla torta di un gioco praticamente perfetto.

Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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