Spec Ops: The Line – La Recensione

Spec Ops: The Line – La Recensione

La serie di Spec Ops nasce nel lontano 1998, sviluppata dal team Zombie Studios (famoso per titoli come Saw, Saw II e America’s Army) e pubblicato esclusivamente per i sistemi Windows.  Hanno visto la luce ben sette capitoli prima del nuovissimo Spec Ops: The Line, pubblicato da 2K Games nel 2012 e fa capolino sulle attuali generazioni di console Xbox 360 e Playstation 3, per non dimenticarci del caro buon vecchio PC.

Abbiamo già visto un gioco di guerra ambientato nel paradiso arabo e desertico di Dubai? Noi, che vi stiamo scrivendo questa recensione, al momento non ne abbiamo memoria ma potete correggerci! Ci sembra che la serie abbia trovato un degno erede moderno, con ottimi punti forti e qualche debolezza qua e là anche trascurabile. Si sa che, nel bel mezzo del deserto, le munizioni sono davvero limitate… quindi non sprecatele!

Lo ameranno: chi vuole farsi una vacanza a colpi di fucile d’assalto in un bel posto caldo

Lo odieranno: gli amanti degli “sparo-a-tutto-senza-preoccupazioni”, i “corridori di mappe”

E’ simile a: Army of Two, Army of Two: the 40th Day

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Titolo:  Spec Ops: The Line

Piattaforma: Xbox 360 / PS3 / PC

Sviluppatore: Yager Development

Publisher: 2K Games

Giocatori: 1

Online / Contenuti : SI / NO

Lingua : Italiano/Italiano

Una visione generale dell’ambientazione e la visuale di gioco

 


Ho la sabbia fino al collo.

E non è proprio un modo di dire.

Sei mesi prima dell’inizio del gioco vero e proprio, una terribile tempesta di sabbia inizia ad attraversare l’Emirato di Dubai. I politici e l’elite del luogo minimizzano l’accaduto, ma in gran segreto evacuano dal centro lasciandosi dietro scie di vittime, rifugiati e meno benestanti. Il colonnello John Konrad, comandante del Battaglione 33 “The Damned” dell’esercito degli Stati Uniti, viene colpito con il suo battaglione proprio in quella terra e abbandonato con tutto il gruppo dalla sua nazione. Si scatena quindi una sorta di guerra civile e Konrad e compagni cercano di mantenere l’ordine, finchè l’Emirato fu dichiarato “terra di nessuno”.

L’ultimo messaggio radiofonico del colonnello recita: “Questo è il colonnello John Konrad, Esercito degli Stati Uniti. Tentativo di evacuazione di Dubai conclusa dopo un fallimento completo. Numero di morti: troppi.”.

E qui entrate in gioco voi: il capitano Delta Operator Martin Walker, fiancheggiato dal gunner Adams e dal tiratore sergente Lugo. Quello che troverete davanti ai vostri occhi sarà uno scenario disastrato, gli enormi palazzi sfarzosi di Dubai ridotti a mucchi di macerie, cadaveri in molti angoli o ammassati in fosse comuni a cielo aperto, trincee e filo spinato fissati dai guerriglieri. Pochissimo dello splendido e lussuoso paesaggio si salva, il resto è solo un grande, grandissimo cumulo di sabbia.

Quel triangolo rosso indica i bersagli che faremo colpire ai nostri compagni.

Essenzialmente, si tratta di uno sparatutto in terza persona con elementi strategici, dove i comandi base non si differenzieranno molto da quelli di un altro FPS o TPS, quindi i classici grilletti per mirare / sparare, un tasto per il lancio delle bombe a mano, ricarica, corsa e interazione. E’ indispensabile o quantomeno consigliato l’uso dei molti ripari disponibili nelle mappe, poiché i nemici sono piuttosto svegli e non ci metteranno molto a individuarvi e farvi diventare degli scolapasta.

Un ottimo elemento di aiuto è la possibilità di dare ordini ai propri compagni, che concentreranno il fuoco su un determinato bersaglio da voi scelto (con la versione Xbox 360, tenendo premuto RB comparirà un triangolo rosso che lascerà un marchio sul soggetto desiderato e, rilasciando il tasto, i compagni eseguiranno l’ordine) oppure lanceranno delle granate accecanti verso i nemici. Molte di queste azioni compariranno a schermo quando necessario.

Nel corso del gioco vi troverete davanti ad alcune scelte morali che andranno ad incidere sul finale, in tutto quattro disponibili. Uccidere o non uccidere? Eseguire gli ordini o insubordinare? Salvare i civili o lasciarli al loro destino, o peggio determinare noi stessi il loro destino con una pallottola in fronte? Questi brevi e sporadici bivi aiutano una trama già interessante di suo, ma a nostro parere si potevano inserire più elementi per non rendere alcune parti piuttosto anonime.

Scelte difficili: eseguire l’ordine o disobbedire?

La situazione attuale di Dubai le fa girare tantissimo ai superstiti abbandonati, anzi diciamo pure che vorticano in maniera pazzesca. Sapete cosa. Per questo, consci che l’esercito americano o chi di per sè non potrà fare molto per aiutarli (o forse ci sono altre ragioni…), si sono organizzati in gruppi d’assalto verso i nostri tre protagonisti.

Inverosimile, come del resto nella maggior parte dei videogiochi di guerra, vedere tre personaggi piuttosto anonimi sbaragliare interi plotoni di arabi molto molto arrabbiati. Il fatto su cui vogliamo discutere non è il gruppetto sparuto di americani contro migliaia di guerriglieri, ma piuttosto l’ IA di questi ultimi. Notiamo con piacere che molti di questi siano abbastanza intelligenti da abbassarsi subito quando si spara in loro direzione, cambiare spesso postazione, avvicinarsi cautamente senza esporsi troppo al nemico, ovvero noi.

Che sia un errore di programmazione o una scelta apposita, molti npc se ne stanno fermi in mezzo al nulla e continuano a sparare, o prendono lunghe “pause di riflessione”; altri avanzano come niente verso la nostra minaccia ma, forse per potere della nostra abilità a spostarci senza farci notare, non si accorgono minimamente di trovarsi… davanti a noi.

Abbiamo quindi da una parte una grossa fetta di nemici svegli che sa il fatto suo e dall’altra delle reclute junior che non hanno ancora capito di doversi riparare quando volano proiettili. Quello che ci fa allibire più di tutto è quando, nel momento in cui un nemico sta puntando a un nostro compagno e veniamo individuati, in uno scatto deciso senza nemmeno un’animazione di intramezzo finiamo noi sotto il fuoco nemico… aò?!

Altri glitch simili si possono riscontrare nei nostri stessi compagni, quando roteano sul posto in cerca di un nemico o aspettano che sia il protagonista a proseguire, ma gli ci vuole comunque un attimo per riprendersi dal girotondo. Altri errori minori vedono armi tremolanti incastrate nei muri e impossibili da prendere, nemici che muoiono in maniera piuttosto ridicola o vengono misteriosamente risucchiati in parte nei pavimenti. Svariati ritardi nel caricamento di alcune textures. Volendo essere buoni, tutto ciò potrebbe anche essere trascurabile.

Un nemico non vuole tirare le cuoia? Esecution!

 


Vibrano i colori, le carni un po’ meno. La voce c’è ma…

Come da titolo, nella schermata principale sarà possibile settare la grafica in tre modalità: Default per un settaggio equilibrato tra luci e ombre; Vintage che di vintage ha poco niente se non una forte propensione ad aumentare l’ombra con una sorta di “patina” bluastra e l’ombreggiatura dei bordi dello schermo; Vibrante, che apprezziamo su tutti e tre i settaggi, che aumenta in maniera consistente ma efficace i contrasti e risalta i particolari. Soprattutto quest’ultima rende molto l’idea di un’ambientazione dal caldo torrido e secco, rispetto alle altre.

All’inizio del gioco saremo fiondati all’azione, a bordo di un elicottero munito di mitragliatrice che ci permetterà di abbattere altri veicoli nemici. Dopo questa breve prefazione, passeremo al primo capitolo della storia, dove il protagonista ed i suoi due compagni saranno catapultati alla periferia di Dubai, in una terra desertica e distrutta.

Possiamo notare la buona riuscita di effetti come la polvere sollevata da terra e alcuni elementi instabili spazzati dal vento (quali cespugli, cartelloni rotti e cadaveri impiccati). In alcune parti del gioco, è possibile puntare verso l’orizzonte e ammirare un “effetto di ingrandimento” che avvicina di poco gli splendidi fondali in CG, come se l’atmosfera calda stesse creando uno scherzo ottico ai personaggi. Non ce ne intendiamo di creazione di videogiochi, ma ci sembra (ci sembra!) di notare che i fondali siano immagini statiche create da mani esperte e non di veri e propri palazzi ricostruiti in 3D; questo però non distrugge la bellezza estetica della composizione, grazie all’aggiunta di polveroni in movimento che creano una distanza visiva tra il giocatore e i fondali.

Sembra tutto molto bello, ma è con l’avanzare del gioco che iniziano le note dolenti dal punto di vista grafico. In alcuni passaggi potrete visionare da vicino i visi dei protagonisti e quelli dei nemici, soprattutto nelle cutscenes. 2K, cosa ci combini? Cosa sono queste texture poco curate, con quelle che definiremmo “chiazze” invece di polvere e sporco sulla pelle? Questi occhi inespressivi saranno sicuramente il risultato di un duro addestramento militare e di molte guerre passate, ma non hanno un briciolo di coinvolgimento!

E, a parte il lato umano, anche la sabbia ha qualcosa che non va. I personaggi lasciano impronte del loro passaggio, ma le tracce a volte sembrano passettini di un leggerissimo topolino, altre volte solchi di elefante, altre volte… nemmeno ci sono! Possiamo capire che su di una pendenza l’effetto possa variare rispetto a un tracciato piano, possiamo capire che i passi non siano sempre eseguiti con la stessa forza. Allora ci appelliamo alla differenza tra camminata, corsetta e corsa al riparo: nessuna differenza sostanziale tra questi tre modi di avanzare? Pare di no.

Per fortuna almeno le armi, i relitti di veicoli e gli interni degli sfarzosi palazzi di Dubai sono più che curati, anzi, Ürber curati. Ottimi giochi di luce sulle vetrate multicolors e gradevolissime particelle nell’aria negli edifici chiusi, anche la poca acqua che si può trovare negli acquari dei ricconi ha un aspetto decisamente invitante (con quel caldo, un tuffetto… NdR). Ma non vi aspettavate che non fossimo pignole anche su questo, vero? Alcune vetrate si spaccano e fanno penetrare tonnellate di sabbia all’interno, altre si incrinano e basta, altre ancora… niente. I proiettili sembrano non scalfire minimamente determinate strutture, nemmeno piccoli fori. Ci sembra che il tutto sia stato curato alla perfezione ma i producers abbiano tralasciato determinati effetti importanti per rendere il tutto ancor più realistico.

Parte dei meravigliosi fondali che potremo ammirare ingame

Infine possiamo sentire della porpora nell’aria… o meglio Deep Purple.

Jimi Hendrix, Bjork, The Black Angels, Ian Lewis e… bè, potrete trovare la soundtrack completa al sito dedicato: http://www.2kgames.com/specopstheline/musiccredits/

Ma pur avendo settato l’audio Musica a livello massimo, di riconoscibile e memorabile una larga parte degli utenti ricorda perfettamente quel Hush dei Deep Purple nel secondo capitolo e una versione distorta di Dies irae, Libera me di Giuseppe Verdi. Molte delle altre canzoni non sono facilmente riconoscibili nel sottofondo, sovrastate da ben altri ottimi effetti sonori.

Riguardo questi ultimi, dobbiamo ammettere che tra spari, vetrate infrante e sabbia che ci travolge, i ragazzi addetti al comparto del suono hanno fatto un ottimo lavoro. C’è però da dire che non siamo pienamente soddisfatti delle voci: il doppiaggio, interamente in italiano, appare piuttosto privo di pathos e si ha l’idea che i personaggi si stiano allenando al tiro al bersaglio in un praticello fiorito, piuttosto che su un vero campo di battaglia.

Il doppiaggio inglese da invece l’impressione che qui si faccia sul serio, con un Martin che da ordini e annuncia la caduta dei nemici con molta grinta e durezza e i compagni che confermano la buona riuscita delle eliminazioni con forte senso del dovere. In tutto questo, però, non deludono l’amplificazione delle voci negli spazi chiusi e rimbombanti e la riduzione durante le tempeste di sabbia.

In sostanza, il comparto sonoro rimane piuttosto anonimo in alcune parti di gioco e quasi grandioso in ben altre, tra armi e oggetti infranti. Ci aspettavamo forse un pelo di più da un gioco targato 2K che ha fatto, a parere nostro, ottimi lavori con titoli come Bioshock e Bioshock 2.

*prot* Questo effetto sonoro non era incluso nel contratto!

 


Cauta giocata di massa

Non vi basta il singleplayer? Abbiamo anche il multiplayer!

Avrete la possibilità di prendere parte alla guerriglia accaduta prima dei fatti di gioco, scegliendo di divenire membro del 33esimo Battaglione Damned o degli Exiles, usando le stesse identiche tattiche della campagna base e difendendo le vostre basi dagli attacchi nemici o giocando un classico deathmatch.

I primi passi in questa modalità saranno scegliere il tipo di gioco e la classe del personaggio (si spazia dal classico gunner, al cecchino e al medico più altre classi intermedie). Ogni classe avrà a disposizione un determinato set di armi base, che saranno personalizzabili e sbloccabili con l’avanzare dei livelli.

Una features interessante introdotta nel multigiocatore è la possibilità di usare determinati effetti per potenziare i compagni entro un certo raggio di azione, come aumentare la difesa per breve tempo o semplicemente fornire munizioni. Nonostante sia stato inserito questo extra, non abbiamo percepito questi suddetti potenziamenti, o forse i players con cui abbiamo giocato non conoscevano ancora il modo in cui usarli. Anche noi abbiamo provato a fornire determinati benefici ma non ci è sembrato fosse cambiato molto, come è anche vero che non abbiamo incontrato medici online… solitamente, in una guerriglia, ci vorrebbe come minimo un curatore per squadra, ma sembra che la parte più divertente sia determinata dal copertura-sparo-copertura-sparo proprio come nella campagna. Se avete avuto modo di provare questi potenziamenti e sono stati efficaci, i vostri suggerimenti e impressioni saranno ben accetti!

Le mappe paiono molto spaziose, infinitamente spaziose e piene di stanze e punti di copertura. E’ possibile sparare ad alcuni muri deboli per far crollare una vagonata di sabbia sui nostri nemici, elemento che è stato ampliato rispetto al singleplayer dove i muri frantumabili erano in numero limitato.

Sicuramente Spec Ops The Line non verrà ricordato per il suo multiplayer (pur essendo mediamente divertente). Soprattutto per le lunghe ed estenuanti attese del matchmaking, che richiede 100 secondi netti per equilibrare le squadre, più altri interminabili istanti di caricamento della classifica, della ricerca partita e uscita dalla partita. I server non ci sono sembrati così tanto pieni da rallentare questi aspetti, per fortuna finora non abbiamo trovato problemi di quella terribile malattia del multiplayer che si chiama LAG…

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Cosa resterà di tutta questa sabbia?

Con le sue circa 8 ore di singleplayer, Spec Ops The Line vi divertirà abbastanza da volerlo riprovare nelle difficoltà maggiori. Le cutscenes non sono invasive e diventano un tutt’uno con la parte realmente giocata, i capitoli si susseguono senza alcuno stacco netto e sembrerà un enorme, unico capitolo. Inoltre sono numerosi gli obiettivi / trofei sbloccabili su console che richiedono almeno un replay!

Come già detto in precedenza, la trama ha del già sentito ma è l’ambientazione a renderla ancor più interessante ed intensa al di là di alcuni errori grafici possibilmente trascurabili. Siate accorti e non correte in mezzo alla mappa sicuri di voi: anche alla modalità più facile si rischia di morire una decina di volte (noi abbiamo provato quella normale e, non abituate al genere tattico, pensavamo bastassero pochi ripari e qualche corsetta… ci sbagliavamo). Se siete amanti delle sparatorie senza pensieri, avrete pane per i vostri denti.

Se da soli non vi basta, avrete a disposizione un mediocre seppur valido multiplayer in cui destreggiarvi e sbloccare classi, armi e ovviamente livelli superiori. A nostro parere, però, il singleplayer risulta molto più accattivante, ma non si dice mai di no a qualche piccolo massacro ben studiato con i propri amici!

Alla continua ricerca di spazio per le nostre collector e obiettivi da sbloccare...

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