The Last Story – La Recensione

The Last Story – La Recensione

Prima ancora dell’immensa libertà (o dispersività, diciamolo pure) che molti associano a Skyrim o le grandi produzioni ruolistiche recenti, l’intento dei giochi di ruolo era quello di raccontare delle storie. Spesso troppo lunghe, complicate e talmente ingombranti addirittura da sovrastare l’elemento giocoso stesso (dei vari Final Fantasy cosa ricordate con più piacere? le battaglie casuali tutte uguali o una storia ricca e articolata?), rendendo di fatto il genere più vicino a un libro che non a un gioco come siamo soliti intenderlo. Con l’aumentare e delle tecnologie e delle possibilità, tuttavia, questo elemento è andato lentamente scemando, con i giocatori sempre più al centro delle vicende (avatar personalizzabili, scelte multiple all’interno della trama, miriadi di subquest ecc) e trame sempre meno importanti e messe spesso in secondo piano. Lungi da noi decretare se tale scelta sia giusta o sbagliata, The Last Story tenta di sovvertire completamente tutte queste conquiste e riportare il gioco di ruolo alle origini.

Lo ameranno: Coloro fossero alla ricerca di una storia da farsi raccontare

Lo odieranno: I detrattori accaniti del Wii

È simile a:  Final Fantasy, Xenoblade Chronicles

Titolo: The Last Story

Piattaforma: Wii

Sviluppatore: Mistwalker

Publisher: Nintendo

Giocatori: 1 Offline, 2-6 Online

Lingua: Italiano (sottotitoli)/ Inglese (parlato)

L’ultima storia di una principessa, un mercenario e di un regno che stava morendo

Zael è un ragazzo i cui genitori sono rimasti uccisi durante una guerra che sembra non conoscere tempo. Cresciuto per strada con l’amico, orfano anch’esso, Dagran, i due decidono di tirare su un gruppo di mercenari per cercare di sopravvivere in questo crudele mondo dal futuro incerto, con la promessa un giorno di diventare cavalieri e poter condurre così una vita finalmente stabile. Ovviamente, come spesso succede nelle storie più belle, un sogno non rimane a lungo tale, soprattutto se il fato ci mette del suo. Così, un ingaggio da parte di un nobile locale, un grande potere dato in dono da un’entità sconosciuta e l’immancabile l’incontro con una giovane principessa in difficoltà, cambieranno totalmente la vita di Zael e dei suoi amici, dando il via a un avventura dai toni piuttosto classici che, in un susseguirsi di eventi abbastanza prevedibili, porterà all’immancabile lieto fine tanto caro ai giapponesi, ma che in fondo piace un po’ anche a tutti noi. Certo, per essere “L’ultima Storia” le premesse non è che siano poi così epocali come ci si aspetterebbe, anzi persino lo svolgimento non risulta neppure lontanamente paragonabile ai picchi di eccellenza a cui ci ha abituati il genere (non ultimo il sopracitato Xenoblade). Tuttavia, pur nella sua semplicità, The Last Story riesce nell’intento di intrattenere il giocatore, grazie a un cast di eroi comunque ben riuscito (anche se non eccessivamente sviluppato),all’imponente presenza di un narratore esterno onnisciente, a una ritmata suddivisione in capitoli e soprattutto grazie una bella storia d’amore, di guerra e di amicizia. Basta, niente di più niente di meno. Rimanerne scottati, così come rapiti, è questione di pochi attimi ed analizzarne la storia in modo critico e distaccato equivarrebbe fargli un torto. Così come per il cinema d’autore, non tutto è stato realizzato per poter assecondare un maggior numero possibile di fruitori, quanto piuttosto per far contenti quei pochi che sapranno già cosa aspettarsi.

Lowell, Mirania, Zael, Yurick e Syrenne. Ogni personaggio risulta molto ben caratterizzato tanto ch non sarà difficile trovare il proprio preferito tra il gruppo. Peccato solo alcuni non vengano esplorati bene come meriterebbero.

 

Ogni combattimento ti plasmerà e ti insegnerà qualcosa di utile che ti servirà un domani

Se sotto il profilo narrativo The Last Story è costretto a pagare più di un pegno alla tradizione alla quale si ispira, l’ultima fatica di Sakaguchi recupera in estro grazie a un sistema di gioco profondo, dinamico e questa volta si, rivoluzionario. Analizzando bene quello che deve essere stato l’elemento fondamentale durante l’intero sviluppo del titolo, si scopre un Battle System in grado attingere a piene mani dai classici e contemporaneamente in grado di rielaborarne gli elementi fondamentali in chiave più moderna e intrigante. Dopo le innumerevoli critiche mosse alla staticità di Lost Odyssey, Sakaguchi e Mistwalker hanno optato per un abbandono totale del sistema ormai vetusto dei turni e dei combattimento casuali. In The Last Story ogni incontro è dettato da esigenze del level design e di trama, ma soprattutto ognuno sarà differente dal precedente per ambientazione, nemici o disposizione degli stessi. Prima di iniziare ogni battaglia, infatti, è possibile osservare la mappa di gioco per appurare quantità, tipologia e livello delle armate avversarie, il tutto atto a favorire diversi approcci al combattimento. Vero protagonista del gioco è Zael, unico personaggio su cui avremo il controllo diretto durante l’intera avventura (salvo pochissime eccezioni), il quale sarà libero di muoversi come meglio sul campo di battaglia, pararsi, schivare, ripararsi sfruttando coperture dinamiche e persino sparare grazie all’ausilio della balestra. L’attacco può avvenire in due modi a seconda delle preferenze del giocatore: automatico o manuale. Anche se l’opzione default (automatica) è più che soddisfacente, quei giocatori che fossero alla ricerca di qualcosa di più “action” farebbero meglio a settare l’attacco su manuale, per un’esperienza più appagante. Qualunque sia la scelta, il tono generale dell’avventura appare comunque piuttosto abbordabile e quasi mai proibitivo (cinque vitte a personaggio, anzi, sono fin troppe) ma padroneggiare al meglio ogni abilità di Zael e dei propri compagni risulterà fondamentale per la buona riuscita degli scontri, soprattutto conto i coriacei Boss. Salvo sparuti casi, infatti, il team del giocatore è sempre composto da un numero variabile di membri (fino anche a sei!), ed ecco quindi che difendere i maghi e sfruttare al meglio ogni elemento ambientale diventa di vitale importanza. Per fare ciò risulta importante imparare a utilizzare l’abilità “concentrazione” di Zael, in grado di attirare a se l’attenzione di tutti i nemici. Non una semplice mossa suicida, quanto più effetto “aggro” temporaneo utile per attirare un bestione troppo cresciuto su un ponte e buttarlo giù con un esplosione ben piazzata o aspettare che il guaritore di turno carichi il suo incantesimo curativo. Sotto questo punto di vista, la maestria dei level designer nel saper proporre di volta in volta situazioni sempre diverse è davvero notevole. Ciò che The Last Story ha da offrire in termini ludici è un ritmo invidiabile, inarrivabile per la maggior parte delle produzioni precedenti, andando a snellire gran parte di quel senso di frustrazione generato dall’ennesimo incontro casuale risolvibile con il classico schema “attacco-attacco-fuoco-cura-migliora attacco-attacco-attacco”. Ogni abilità è indispensabile, ogni scontro minore ha il suo perché e ogni boss rappresenta una sfida a cui è possibile venire a capo senza aver passato ore e ore a livellare.

Girare per la città ha comunque il suo perché, ma non sarebbe stato male poter visitare anche altre aree oltre quelle limitrofe alla città di Lazulis.

Fuori dalla battaglia, come da tradizione, è invece possibile dedicarsi al proprio equipaggiamento (migliorabile con appositi materiali presso i fabbri di Lazulis), attività secondarie come alcune subquest in grado di approfondire ulteriormente la storia e i comprimari e magari dedicarsi agli scontri nell’arena. Nonostante non brilli per quantità di cose da fare e durata dell’avventura principale, fintanto che si combatte, The Last Story è comunque in grado di tenere sempre vivo l’interesse. L’unico vero rammarico sotto il profilo ludico è rappresentato da un level deisgn generalmente piatto e fin troppo legato a dei binari invisibili, scelta che di fatto limita pesantemente le aree esplorabili e il tempo da dedicare alle attività collaterali, rendendo l’avventura finibile tranquillamente in una ventina d’ore o poco più. 20 ore soltanto per una produzione del genere? Già, ma comunque 20 ore spese al meglio senza mai un momento morto piuttosto che 80 diluite da 40 di combattimenti inutili.

Attirare un nemico dietro un angolo con una freccia e prenderlo di sorpresa con un assalto è delle soddisfazioni maggiori che è possibile prendersi durante lo scontro. L'exp ottenuta da un nemico isolato dal gruppo sarà pure maggiore!

 

Quando la grafica non è tutto

Zangurak, il terribile Leader dei Gurak. non vi ricorda un certo signore del male affrontato da un altro eroe in verde?

Contrariamente a quanto vi diranno in molti, non staremo qui a fare una sterile polemica sul mancato supporto del Wii all’alta definizione, sul perché una tale produzione sia stata sviluppata su una console “minore” e quant’altro. The Last Story, pur coi suoi limiti, riesce a spremere a dovere l’ormai obsoleto hardware Nintendo, mettendo su schermo una più che buona resa grafica generale e forse una delle migliori viste sin’ora su Wii. Lo scotto da pagare sono purtroppo dei cali di frame rate vistosissimi e neanche tanto sporadici e persino nelle sezioni apparentemente più calme. Sicuramente fastidioso, ma un compromesso comunque accettabile per poter godere della bellezza di alcuni scorci e architetture. Ciò che non si discute, invece, è il lato prettamente artistico della produzione, un lavoro certosino in grado di attingere tanto da elementi tipicamente fantasy quanto da altri più ricercati e medievaleggianti. Gran parte del merito va ovviamente all’ottima caratterizzazione delle espressioni facciali e l’estetica dei personaggi e alle svariate armi e armature che impugneranno (i personaggi cambieranno costantemente aspetto a seconda dell’equipaggiamento), senza ovviamente dimenticare il borgo e il castello che fanno da sfondo all’avventura, veri e propri protagonisti delle vicende quanto gli eroi stessi. Decisamente più convincente, invece, la colonna sonora, come da tradizione Mistwalker a opera del famosissimo Nobuo Uematsu. I brani di sottofondo, che non potranno che rimandare immancabilmente ai vecchi Final Fantasy, sono tutti caratterizzati in maniera impeccabile in grado di sottolineare con delicatezza i momenti più squisitamente sentimentali e incalzare l’azione durante le battaglie più concitate.

Ovviamente non potevano mancare delle scene realizzate in CG. Lo stacco è palese, senza per questo banalizzare la grafica In Game. Calista poi è bellissima ugualmente!

 

L’urlo di Zael terrorizza anche l’occidente

E siamo a due di tre. Dopo l’immenso Xenoblade Chronicles e in attesa dell’imminente Pandora’s Tower, la ribalta dell’Oriente passa soprattutto per la bistrattata console Nintendo. Atteso da molti come un vero e proprio messia dei giochi di ruolo alla giapponese, The Last Story ha attraversato uno sviluppo lungo e complicato, rischiando persino di non uscire al di fuori dalla patria. Ci è voluto più di un anno affinché anche noi potessimo ascoltare l’ultima storia ideata da Sakaguchi, capace ancora oggi di dire la sua all’interno di un genere dato per spacciato da molti. Certo, ci sono stati sicuramente alcuni compromessi con cui venire a patti ma nonostante tutto, seppur lontano dalla classica definizione di “capolavoro”, The Last Story si fa portavoce di un chiaro avvertimento: I JRPG hanno ancora molto da dire!

Videogiocatore incallito, divoratore di film, seguace della via del Social: praticamente una vita passata a giocare, leggere e scrivere. A volte anche contemporaneamente.

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