BlazBlue Continuum Shift II – La Recensione

BlazBlue Continuum Shift II – La Recensione

Con il ritorno in grande stile di classici come Street Fighter, Mortal Kombat e King of Fighters, si può tranquillamente affermare che l’attuale generazione videoludica rappresenti uno dei picchi più alti dei picchiaduro 2d dagli anni ’90 a oggi. Se parte del merito è senz’altro imputabile a colossi come i sopracitati, non si può negare il contributo di un altro importante peso massimo del genere che si è cimentato nel consolidare questa popolarità sempre più crescente, pur non potendo contare su numeri a due ciffre a seguito del titolo di gioco. Stiamo ovviamente parlando di quel Blazblue figlio di Arc System, la quale, abbandonato la celebre saga Guilty Gear, ha deciso di reinventarsi e rimettersi in gioco con uno dei picchiaduro più tecnici e innovativi mai apparsi nel panorama videoludico. Dopo due iterazioni principali sulle console domestiche HD, oggi siamo pronti a esaminare la prima apparizione ufficiale su una console Nintendo: il 3DS

Lo ameranno: tutti gli appassionati di Juggle, Reversal e Cancel assortiti

Lo odieranno: chi esige il massimo dalle peculiarità del proprio 3DS

È simile a: Guilty Gear

Titolo: BlazBlue Continuum shift II

Piattaforma: 3DS

Sviluppatore: Arc system Works

Publisher: Arc system Works

Giocatori:  2

Lingua : Inglese

The Wheel of Fate is turning…

Piuttosto che puntare su un nuovo episodio o uno spin off, i ragazzi di Arc System si sono prodigati per trasporre il più fedelmente possibile il secondo capitolo di BlazBlue, bilanciando il gioco all’ultima versione disponibile, includendo tutti i contenuti scaricabili fin’ora disponibili e aggiungendo qualche modalità creata ad hoc per l’occasione. Rimane dunque  invariato il sistema di combattimento basato sui quattro tasti frontali, tre per i colpi standard (rapido, medio, pesante) e uno per il “drive”, l’attacco speciale diverso a seconda del proprio lottatore. Proprio nei vari personaggi e nella loro diversificazione risiede uno dei maggiori punti di forza dell’intera produzione. Unici per aspetto, stile e abilità, ogni lottatore è in grado di variare completamente l’approccio allo scontro e adattarsi perfettamente a ogni genere di giocatore, dal “rushdown” più avventato al “camper” più ragionato. Variando dai classici colpi in grado di assorbire vita o congelare (rispettivamente Ragna e Jin) fino a lottatori più esotici come la prosperosa Litchi in grado di variare il proprio parco mosse a seconda che abbia o meno il suo fido bastone al fianco o Rachel in grado di manipolare a piacimento il vento, il roster di BlazBlue risulta veramente completo e accattivante, oltre che ottimamente equilibrato. In esclusiva per questa edizione portatile, inoltre, la presenza dei tre personaggi bonus (Platinum, Makoto e Valkenhayn) direttamente su cartuccia, per un totale di 18 combattenti unici in grado di soddisfare anche il palato più esigente.

Inalterate anche le meccaniche di base e l’impostazione degli incontri basati sull’azzeramnto della vita dell’avversario entro il tempo limite, così come appare piuttosto canonico l’utilizzo di una seconda barra adibita agli attacchi speciali più spettacolari (Distorsion e Astral) in grado spesso e volentieri di ribaltare le sorti di un incontro già scritto. Ciò che invece risulta meno classico e più ricercato, è lo studio delle varie mosse e del concatenamento delle suddette tra di loro, gioia e gaudio per ogni amante dello studio dei frame e delle animazioni in un picchiaduro. BlazeBlue, infatti, a differenza della concorrenza, si concretizza in un continuo volteggio di combo e juggle in aria, permettendo ai Pro Players di sbizzarrirsi in letali danze dalle quali spesso risulta impossibile uscire se non sacrificando un prezioso “Burst” (dei due a disposizione in totale). Ciò che ne consegue è un gioco estremamente tecnico e in grado di spronante tutti quei giocatori alla ricerca di una sfida sempre nuova, tanto da rivelarsi spesso brutale e scoraggiante per i nuovi adepti.

Effetti speciali come questo si sprecano quando scende in campo Rachel Alucard

 

…Rebel one, Action!

Assodata la qualità intrinseca della matrice a cui si rifà, bisogna comunque osservare come, nonostante non sia certamente il primo di questo genere di giochi, BlazBlue viva un rapporto di amore e odio con la natura portatile della console su cui è ospite. Se da una parte l’idea di poter portare lo scontro con se in ogni luogo (per di più con una qualità generale che non ha nulla da invidiare alla controparte domestica) risulta vincente quanto stimolante, bisogna tuttavia fare i conti con alcuni problemi di natura tecnica che affliggono questa particolare versione, imputabili in parte alla piattaforma su cui gira e altri alla pigrizia del team di sviluppo. La prima, manco farla a posta risiede nella “strategica” posizione della croce digitale, che seppur discretamente reattiva e precisa, risulta posizionata in una maniera non proprio consona alle lunghe combo spacca-dita di cui è infarcito il gioco. Nulla a cui non si possa fare l’abitudine, ma rimane comunque un problema non da poco vista la precisione chirurgica richiesta del gioco. Il secondo, e ben più grave, limite di questa conversione risiede nell’inspiegabile assenza di una qualsivoglia modalità online. Quanto si è detto in apertura riguardo alla seconda giovinezza del genere è infatti da imputarsi sicuramente alla possibilità di poter sfidare il mondo e apprendere dagli avversari più temibili tutte le varie strategie di gioco. In questa versione portatile di BlazBlue, tale componente risulta totalmente assente, relegando la componente multyplayer alla sola opzione in locale e per di più ognuno con la propria scheda di gioco.

Per ovviare a questa infelice scelta, gli sviluppatori hanno inserito (tra alti e bassi) per l’occasione tutta una serie di nuove modalità dedicate al gioco solitario. Quasi a voler trasformare un gioco basato sulla competizione in una sorta di passatempo per il giocatore singolo, avremo a disposizione, oltre all’inossidabile Arcade, l’improbabile Storia condita per l’occasione con due capitoli extra, i classici Training e Mission Mode per imparare a conoscere i nostri combattenti e le nuovissime modalità Abyss e Legion 1.5. Queste ultime due, vere e proprie novità di questa iterazione portatile, altro non sono se non simpatiche varianti sul tema del classico scontro, ora immerso in un contesto in salsa GDR (Abyss) ora condito con elementi strategici (Legion). Inspiegabilmente è presente anche una modalità denominata Versus che, a dispetto del nome, altro non prevede se non incontri a caso contro la CPU, quasi a voler scimmiottare una sorta di modalità online. Sebbene la componetene Online risulti un grave discriminante, una volta accettato il tacito patto di avere a che fare nella maggior parte dei casi con freddi manichini dall’intelligenza precalcolata , di cose da fare ce ne saranno parecchie. Anche se non tutta l’offerta risulta perfettamente integrata con la filosofia portatile (l’Abyss su tutte), tra sbloccabili di varia natura e partite mordi e fuggi alla fermata dell’autobus, BlazBlue Continuum Shift II riesce a sapersi fare apprezzare ugualmente, ideale estensione della controparte casalinga quando la console non è disponibile.

Per gli appassionati di GDR la modalità Abyss si presenta veramente ricca di contenuti

 

Un picchiaduro 2D in 3D

Quanto detto sinora sul mancato sfruttamento di alcune caratteristiche fondamentali della console può essere applicato tranquillamente anche al comparto tecnico. L’impareggiabile stile e la superba caratterizzazione generale dei personaggi viene qui trasposta in maniera impeccabile, con sprite riadattati e sapientemente disegnati. Peccato solo che non si possa dire lo stesso degli splendidi sfondi delle versioni precedenti. Con il 3D al massimo, infatti, i vari livelli di parallasse di cui è composto ogni sfondo tende a creare un generale effetto di confusione che spesso e volentieri risulta confusionario e fuorviante, distogliendo l’attenzione dall’azione principale con conseguenti errori pagabili a caro prezzo. Sebbene non si possa parlare di implementazione “tanto per” come in alcuni giochi (spettacolari alcune Astral Finish), l’effetto 3D in BlazBlue rimane un simpatico orpello a cui ricorrere nei match più rilassati e magari nel Training, ma per evitare di sforzare la vista e rimanere sempre concentrati sull’azione la visualizzazione 2D rimane la più consigliata. Stranamente inutilizzato invece l’uso del secondo schermo. Laddove i diretti concorrenti hanno ricorso allo schermo tattile per eseguire in scioltezza le combinazioni più complesse, BlazBlue si limita a fornire una semplice lista non interattiva delle varie mosse. Una scelta insolita, ma in linea con la natura profonda e improntata più alla tecnica della serie.

Impeccabile invece l’accompagnamento sonoro, rimasto immutato rispetto alle versioni casalinghe, in grado di proporre tutta una sequela di ottimi brani Hard Rock e J-Pop capaci di rincarare la dose di adrenalina degli scontri. Persino il parlato è uscito indenne alla compressione su cartuccia, presentando tutte le voci (sia in inglese che giapponese) che hanno decrtato la fama e il successo dell’intero cast. L’unica perplessità riguarda il mancato adattamento in lingua nostrana del titolo, interamente sottotitolato nelle passate edizioni e ora completamente i lingua inglese. Nulla di così grave trattandosi di un gioco dove la maggior parte del tempo la si passa a menare le mani, ma potrebbe risultare un ostacolo per tutti coloro decidessero di avventurarsi all’interno della granitica trama.

lo avreste mai detto che tra Litchi e Arakune ci fosse del tenero?

 

Distorsion Finish

Concludendo, BlazBlue Continuum Shift II si riconferma come un titolo solido anche in questa versione portatile, i cui unici difetti sono riscontrabili principalmente in una conversione un po’ frettolosa e nel difficile connubio del genere con le console portatili. Se alla croce digitale e al 3D si può fare velocemente l’abitudine, a incidere in maniera preponderante sull’acquisto o meno del titolo è la lacunosa modalità multi giocatore, veramente troppo limitata, compensata solo in parte da un buon numero di modalità secondarie. Detto ciò, l’acquisto risulta maggiormente consigliato a chi ha già avuto modo di farsi i denti sulle versioni casalinghe e desiderasse portarsi l’allenamento sempre appresso. Per tutti gli altri invece, i succinti costumi di Dead or Alive o i colorati kimono di Street Fighter rimangono forse una palestra d’allenamento dall’offerta più fruibile e completa.

Videogiocatore incallito, divoratore di film, seguace della via del Social: praticamente una vita passata a giocare, leggere e scrivere. A volte anche contemporaneamente.

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