Uncharted 3, L’inganno di Drake – La Recensione

Uncharted 3, L’inganno di Drake – La Recensione

Torna Nathan Drake, il giovane ironico tombarolo dei Naugthy Dog. Uncharted, La serie d’azione che già dal suo primo episodio si pose come riferimento, non solo per l’ammiraglia di Sony, ma per tutto il panorama del genere, arriva al suo terzo episodio. In questa nuova avventura ritroviamo tutti gli ingredienti che han reso grande Uncharted, e tutti i personaggi della serie. Il cast al completo diretto da uno script magistrale.
Ma quali sono i punti forti di questa ultima fatica dei naughty dog? E quali le ombre?
Vediamo, dunque, se è tutto oro quel che luccica.

Titolo: Uncharted 3: L’inganno di Drake
Piattaforma: Playstation 3
Sviluppatore: Naughty Dog
Pubblicazione: Sony Computer Entertainment
Giocatori: 1
Online: 2 -10
Lingua: Italiano (Testi e Parlato)

 

Sabbia,tanta sabbia, il tema centrale di questo episodio.

 

Sic parvis magna.

L’incipit non potrebbe essere più classico.
Una stanza fumosa,  sovrastante un pub londinese, chiaramente malfamato, un personaggio impettito dal sorriso maligno seduto davanti ad una valigetta di denaro, che sta offrendo, molto denaro; dall’altra due uomini,   uno brizzolato, un solido cinquantenne, in piedi,  dall’aspetto giovanile,  dal volto placido ma solcato da un sorriso sornione, da saggia faina, l’altro, seduto al suo  fianco, più giovane,  dagli  occhi furbi e svelti.

Con uno scambio, classico topos, ma sempre pieno di aspettativa e carico di  atmosfera, inizia la terza avventura di Nathan Drake. Di carne al fuoco, anche in questo capitolo ce ne è a bizzeffe. Tutto ruota, rispettando una continuità, anzi quasi una certa simmetria con i precedenti capitoli, attorno alle vicende del famoso antenato di Nathan, Sir Francis Drake.E ,nuovamente, l’obiettivo è la ricerca di un’antica e  mitica città, dopo l’El Dorado e Shambhala. Ma stavolta c’è di più. Scopriamo qualcosa sul passato di Drake e veniamo a conoscenza delle origini della sua amicizia con Sullivan, tramite un’interessante flashback, che funge fra l’altro da tutorial, molto più piacevole del noiosetto museo dello scorso episodio.E ,alla fine di tutto, Nate perderà qualcosa di molto importante, ma ne ritroverà un’altra di maggior valore.

Il lungo viaggio di Drake che, come tradizione ,ci porterà nei luoghi più disparati del mondo, da una vittoriana Londra sommersa, ai mercati affollati dello Yemen, passando per i  boschi della Francia, ora  più di prima non  si presenta come una mera serie di obiettivi da superare, ma si pone quasi alla stregua di un viaggio formativo, per Nate. Ma chiaramente è d’obbligo non fare alcuna anticipazione, sulla trama.

Il taglio cinematografico, in questo terzo capitolo della serie, è giunto a vette incredibilmente alte, e si apprezza subito, dalle primissime sequenze. Questo stile, non ci abbandonerà mai, durante tutta l’esperienza, anzi aumenterà d’intensità, man mano che la trama verrà dipanandosi.Uncharted 3 è una fusione armoniosa e a tratti perfetta della migliore cinematografia di genere, quella avventurosa, d’azione, alla Indiana Jones, per capirci, ma non solo. Il regista supportato da un team oramai collaudato e abilissimo, che mette al servizio un motore grafico raffinatissimo,  muove la camera virtuale con la perizia dei direttori più smaliziati. Saccheggiando dalle migliori produzioni d’azione moderne, (d’altronde è quasi certa la trasposizione su grande schermo,è  forse non casuale  la somiglianza del comprimario aggiuntosi alla combriccola di Nate con l’attore Jason Statham?).

Uncharted 3 ci rende partecipi dell’azione senza alcun tipo di stacco ne sbavatura, giocato e cut scene sono fuse ad un livello praticamente definitivo, e anche lo stesso giocato diventa motivo per riflessioni narrative peculiari, solo raramente forse un pò pretestuose, e soluzioni registiche di classe.La camera virtuale ci regala piani sequenza, non solo limitati alle classiche visuali d’insieme che precedono la scalata, e dunque funzionali più al gameplay, ma anche per mostrarci la solitudine del deserto, la dispersione confusionale di un mercato orientale, mentre si restringe e diventa sincopata durante le scazzottate in luoghi angusti, o la fuga fra vicoli ora divenuti un fitto e stretto labirinto. Rapidi controcampo , scene al rallentatore, il tutto viene usato per rendere i momenti di giocato effettivo sempre fortemente cinematografici. Senza contare le vere e proprie montagne russe, a cui Nate e’ sottoposto, di cui abbiamo solo avuto un assaggio dal precedente episodio. Verso i tre quarti del gioco fino alle ultime battute dell’esperienza, i Naugthy Dog pare levino del tutto il freno a mano, ma senza mai dimenticare la trama, senza scadere nello scontato e in uno script di bassa qualità. Le battute e i dialoghi sempre appropriati e mai forzati, anche nei momenti più improbabili.

Una trasposizione cinematografica? Forse e’ superflua!

Spara,picchia, salta, copriti, granata!

Lo schema del giocato di questo capitolo non ha subito, nella sostanza, stravolgimenti, ma fondamentalmente qualche rimaneggiamento, poche aggiunte, e molte massimizzazioni. D’altronde la formula è ottima, il gioco è sostanzialmente intervallato da sezioni  di sparatorie, di arrampicate e di enigmi. Con in più l’approccio stealth, che abbiamo visto introdurre dallo scorso capitolo. L’impegno richiesto a difficoltà normale, è ragguardevole, le sparatorie mi sono sembrare decisamente più estenuanti dei capitoli precedenti, per la loro durata, sopratutto. L’IA degli avversari è buona, sono quasi sempre ossi duri. Non sono però scomparsi i casi in cui gli avversari si dimostrino marionette con cui fare del semplice tiro a segno, ma in generale tenteranno sempre di guadagnare copertura e sopratutto di avanzare accerchiandoci. Gli scenari spesso e volentieri ci troveranno immersi in mezzo al fuoco incrociato, e sopraelevato, più che nel passato sarà dura avere la meglio. Scegliere la giusta arma, scambiandola al volo con quelle degli avversari a terra , utilizzo sensato ed oculato delle granate, nostre e quelle avversarie, che potremmo rilanciare, cosa che spesso si rileverà una manna dal cielo, le possibilità del gameplay andranno sfruttate all’osso per prevalere.

L’approccio stealth, non è stato particolarmente sviluppato, e risulta difficilissimo metterlo in atto, complice pure una visione del nemico fenomenale,  che non solo noterà facilmente Drake, ma anche dei corpi dei nemici silenziosamente eliminati. In generale l’approccio stealth sarà solo un vantaggio, che potremmo accumulare prima di far naufragare tutto in una selvaggia sparatoria. Ho trovato anche una certa incertezza di Drake nell’uso e nell’utilizzo delle coperture, fattore che poteva essere migliorato.

Potenziato e molto migliorato è invece il combattimento a mani nude, che testiamo subito all’inizio del gioco. Ora il combattimento a mani nude è contestualizzato all’ambiente; se, ad esempio, lanceremo l’avversario su un bancone del bar e successivamente lo colpiremo, Nate afferrerà invece una bottiglia  spaccandola in testa al malcapitato. Chiavi inglesi, martelli, persino sportelli di frigoriferi serviranno a tale scopo, questo unito alle splendide animazioni sempre perfettamente adatte alla situazione, dona un’ulteriore immersività all’esperienza. Troviamo poi anche dei miniboss, sotto forma di energumeni da mettere al tappeto a mani nude, anche questi un’ottima variante alle estenuanti sparatorie. Tutto ciò alternato dalle classiche arrampicate, tradizionalmente infarcite di eventi scriptati poco o nulla letali,scarsamente impegnative e più che altro estetiche, gli enigmi, molto vari e meccanicamente sempre stupendi da vedere, più che da risolvere forse,  che ci danno l’occasione per sfogliare il tradizionale e immancabile diario di Drake.

Un esempio degli splendidi effetti particellari e di luce di Uncharted 3.

Sun-shaft!!

C’era da aspettarselo i Naughty Dog dopo aver spremuto persino i chip audio della ps3 per infondere più potenza possibile a Uncharted 2, sono riusciti addirittura a far meglio.
La quantità di roba messa in scena, dal motore proprietario è ,non solo quantitativamente incredibile, ma perfettamente rappresentata, naturalissima e stupendamente animata. L’espressività fisica e facciale dei personaggi, che in ogni occasione si adatteranno al luogo e alle condizioni, con movimenti ed espressioni è impressionante. Certo la tipica scelta della saturazione dei colori, una firma oramai degli sviluppatori, può risultare in certi frangenti addirittura fastidiosa, ma è una questione sostanzialmente di gusti. Il tearing non è invasivo, il frame rate non si schioda praticamente mai dai 30fps fissi, neppure quando su schermo dovesse accadere il finimondo. Menzione particolare va data all’illuminazione, un tripudio di luce che balena in tempo reale, fra le fessure di finestre e tetti scoperchiati. Meravigliosi gli effetti particellari, il fumo e l’ acqua, quest’ultima semplicemente eccezionale. Questi due elementi, tra l’altro, influiscono anche sul gameplay introducendo variazioni estremamente interessanti; in un caso, infatti, combatteremo nel fumo, in altri l’acqua invaderà la nave in cui avviene la sparatoria, ed unendosi all’ottima fisica del motore dei Naughty Dog, porterà scompiglio sul campo facendo scivolare le coperture a destra e a manca.
La scelta artistica è sempre di alto livello, e le texture non si fanno mai prendere in fallo, né per qualità né per quantità.
Il lato audio si comporta egregiamente riguardo alle musiche, anche se non spicca nessun brano particolarmente epico da farsi strada nel mucchio, il doppiaggio in italiano  è invece ottimo come sempre.
Insomma un comparto tecnico potenziato, al servizio del gioco, oltre che della narrazione e delle scenografie.

Potremo personalizzare a fondo i personaggi della saga, nel multiplayer competitivo.

Sparando in compagnia.

Per un gioco votato sostanzialmente al single player l’online potrebbe, oggi come oggi, apparire come semplice pratica da sbrigare, non è per fortuna questo il caso.
La modalità online, che ha fatto la sua apparizione nello scorso episodio, è stata potenziata ed ampliata.

Troviamo sia una modalità cooperativa, che ci farà affrontare alcuni scenari del gioco nei panni dei protagonisti, fino a 3 giocatori online e due in locale. Molto piacevole da giocare, anche se il nucleo del gioco  online è indubbiamente il multiplayer competitivo. Questo presenta le modalità classiche del deathmatch, tutti contro tutti o a squadre, con l’aggiunta della modalità Saccheggio, molto divertente, dove si deve derubare la squadra avversaria di un idolo. I personaggi che potremmo utilizzare sono molto vari, presi di peso dai vari episodi della saga, alleati e nemici, molto personalizzabili. Ovviamente ci è data anche la possibilità di personalizzare da zero un nostro eroe.
Purtroppo c’è da dire che molti potenziamenti e oggetti d’equipaggiamento,  saranno da acquistare con denaro vero, altro sarà invece acquistabile con denaro virtuale, guadagnato in game. Non pare comunque che ciò pregiudichi il bilanciamento della sfida online.
E’ presente un sistema di perk, oramai d’obbligo nell’online competitivo, e anche un sistema di premi molto vario, che darà una certa soddisfazione anche ai novelli che racimolano poche kill  (come “passeggiata domenicale” se si sta un tempo definito in gioco senza essere uccisi). Gradita e piacevole l’introduzione della modalità split screen, non solo nella coop, ma anche nel multiplayer competitivo,molto ben fatta e con uno split screen razionale; sacrificando parte della visuale, infatti, invece di dividere in due fettone lo schermo posiziona i riquadri ai due vertici. Avremo quindi una diagonale minore delle due finestre, ma molta meno confusione visiva. Da notare, inoltre, che l’ospite potrà giocare non solo come anonimo ospite, ma con la sua login, ed il suo account. Carina anche l’idea dell’Uncharted TV, un canale YouTube, che Naughty Dog promette saempre aggiornato, che tiene compagnia in lobby fra una partita e un’altra. Non manca poi la connessione a Facebook. Insomma, molta roba!

Il frame rate e la resa grafica nell’online si mantengono ottimi, solo nella modalità split screen c’è un comprensibile calo della qualità, e gli fps dimostrano qualche incertezza.

E dunque…

Uncharted 3, nella sua quasi perfezione, ha solo bisogno di essere amato. Tutta la serie di elementi positivi,  gli aspetti che fanno grande l’intera trilogia, che arrivano al loro massimo splendore con questo terzo capitolo, sono però incuneati in un sistema che alcuni potrebbero trovare fuori dalle loro corde. Questo è veramente l’unico motivo che potrebbe tenere lontano qualche videogiocatore da Nate e la sua combriccola. Una generica ripetitività e schematismo che,  chi non ama giochi votati all’azione pura  fatta però sostanzialmente di corridoi, potrebbe non apprezzare. Sforzandomi posso trovare in questa unica tipologia di giocatore, chi potrebbe non apprezzare fino al midollo questo ultimo episodio, per tutti gli altri, per tutti gli amanti dell’avventura, del gioco d’azione puro e semplice, la scelta è semplicemente obbligata.

Secondo parere

    Giovanni “Dix@n” Tomaselli

La saga di Uncharted ha segnato, ad ogni sua incarnazione, un netto stacco con quanto visto in precedenza: Uncharted 1 ci ha fatto comprendere il concetto di Next-Gen, Uncharted 2 ci ha fatto gridare al miracolo e, per non mancare all’appello, L’inganno di Drake si spinge ben oltre i limiti precedentemente settati, in questa generazione, da qualsiasi altro gioco.
Uncharted 3 fonda le ragioni del suo successo sull’esperienza maturata nel corso degli anni da Naughty Dog con il monolite Sony, da loro scelto come piattaforma di riferimento per le loro produzioni: il pur semplice concetto di “Superiorità Hardware” della Playstation 3 viene ampiamente illustrato e dimostrato in ogni secondo di questo titolo. Una produzione che nulla ha da invidiare a quelle Hollywoodiane, sia per qualità registica che per acccuratezza della trama, che per livello realizzativo: se il confine tra realtà e creazione videoludica è così labile, gran parte del merito va proprio ai Naughty Dog! Ci troviamo davanti ad un engine proprietario letteralmente inchiodato a 30Fps, in grado di gestire quantità abnormi di dati in puro REAL TIME, per giunta con il supporto per il 3D, unito ad un comparto action che si setta come nuovo standard di riferimento per il settore, il tutto innestato in un motore fisico che definire verosimile è riduttivo: beh…signori e signori…questo è Uncharted 3…vi prego di alzarvi e tributare una standing ovation ai Naughty Dog.
Uncharted 3 risulta essere non una killer application ma LA KILLER APPLICATION per Playstation 3: questo gioco rappresenta un sensazionale spot per la console di casa Sony, un richiamo di sirene cui nessuno dovrebbe resistere…cosa attendete ad accompagnare Nate nel suo ultimo viaggio?

Lotta strenuamente contro i BSOD

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